Il diritto all’aborto in America latina: a che punto siamo?

diritto all'aborto
@ProtoplasmaK - Flickr - CC BY-SA 2.0

Di Angelica Dal Pin

Per approfondire, consigliamo il documentario “Marea Verde”, che è possibile vedere a questo link gratuitamente, grazie all’archivio della Cineteca del Festival del Cinema Ibero-Latino Americano di Trieste.

 

Lo storico risultato raggiunto il 30 dicembre 2020, con l’approvazione della proposta di legge sul diritto all’aborto in Argentina, ha generato entusiasmo e speranza in tutta la regione centro e sudamericana. Nuove aperture sul tema appaiono ora decisamente più possibili anche in altri Stati dell’area.

Ma questa immensa conquista, benché preziosa, non deve illudere: la strada per il pieno ottenimento dei diritti riproduttivi in Centro e Sud America sarà ancora lunga e difficile. 

Lo conferma la riforma costituzionale approvata in Honduras giovedì 21 gennaio 2021, con la quale il Congresso nazionale è intervenuto per rafforzare la protezione accordata al diritto alla vita in chiave anti-aborto, che è totalmente criminalizzato nel Paese. Inoltre, questa stabilisce che eventuali leggi successive a favore dell’aborto siano dichiarate nulle e invalide, al fine di impedire l’ingresso nel Paese di riforme come quella argentina. Secondo le parole del vicepresidente del Parlamento Mario Pérez, queste aperture non possono essere tollerate in Honduras. 

La vicenda evidenzia le criticità che ancora si riscontrano, riconducibili principalmente a due categorie: problemi di riconoscimento e problemi di effettiva implementazione.

Problemi di riconoscimento

In Centro e Sud America esistono ancora Paesi nei quali vige la totale criminalizzazione dell’aborto: in El Salvador, Honduras, Nicaragua, Haiti, Repubblica Dominicana e Suriname non è possibile accedere alla procedura abortiva nemmeno nei casi di violenza, malformazioni fetali, pericolo per la salute o per la vita della madre.

Nelle Costituzioni di molti di questi Stati, infatti, il diritto alla vita riceve una protezione esplicita e la sua valenza è stata ulteriormente rafforzata dall’entrata in vigore della Convenzione americana sui diritti umani, il cui articolo 4 è dedicato alla protezione della vita umana “dal momento del concepimento”.

Tuttavia, la Corte Interamericana, con la storica sentenza del 2012 Artavia Murillo c. Costarica, ha interpretato tale espressione in maniera innovativa, legando il significato di “concepimento” non già al momento della fecondazione ma a quello dell’impianto (che si riscontra dopo circa una settimana dalla fecondazione), e negando quindi l’attribuzione dello status giuridico di persona all’embrione.

Questa posizione è stata poi confermata dalla Commissione Interamericana in risposta all’interrogazione che le è stata rivolta da un deputato di Cambiemos nel 2018, quando in Argentina si stava discutendo della proposta di legalizzazione dell’aborto.

Il caso Esperancita

“Esperancita” rappresenta uno dei più eclatanti casi di negazione dell’aborto terapeutico per problemi di riconoscimento dello stesso. I fatti, avvenuti nel 2012 a Santo Domingo, riguardavano una ragazza di sedici anni, incinta, alla quale venne negato l’aborto terapeutico nonostante i medici avessero rilevato un alto rischio di aborto spontaneo correlato alla sua condizione oncologica.

Il Comitato bioetico dell’ospedale negò l’autorizzazione a procedere con l’intervento sulla base dell’articolo 37 della Costituzione della Repubblica Dominicana, il quale protegge il diritto alla vita dal momento del concepimento. Il quadro clinico della ragazza degenerò così fino al decesso, avvenuto dopo più di un mese di ricovero e di sofferenza. 

Nonostante risalga al 2012, il caso è tornato sotto i riflettori nel giugno 2020, quando la Commissione Interamericana ha annunciato di voler ricevere ed esaminare il ricorso, a causa del silenzio della magistratura dominicana in merito. 

In casi come questo, infatti, non vengono negati solamente i diritti connessi alla vita e alla salute delle persone, ma anche una serie di diritti a essi correlati, come il diritto alla giustizia. Sebbene protetti da gran parte delle Convenzioni internazionali e da organizzazioni regionali come il Sistema Interamericano, essi vengono ancora sistematicamente violati dagli Stati che presentano deficit di democraticità o laicità.

Problemi di effettiva implementazione

Il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza è concesso solo a Cuba, in Uruguay, in Guyana, a Città del Messico e, ora, in Argentina.

La maggioranza degli Stati dell’America latina, invece, prevede il diritto all’aborto in caso di violenza sessuale o quando si renda necessario un aborto terapeutico, ossia in presenza di un serio rischio per la vita della madre o in caso di malformazioni fetali. Tuttavia, la cultura religiosa e conservatrice che permea il tessuto sociale sudamericano influenza il lavoro degli operatori giuridici e sanitari, spesso restii alla pratica. Secondo uno studio effettuato dall’organizzazione Mujer Y Salud en Uruguay, per esempio, le statistiche sull’obiezione di coscienza riportano un dato superiore al 50% a Montevideo e picchi del 100% nelle zone rurali del Paese, nonostante l’Uruguay sia considerato uno degli Stati più avanzati dell’America latina quanto alla tutela dei diritti riproduttivi.

Il caso di Espírito Santo

In questi contesti, l’obiezione di coscienza sfocia in una moltitudine di casi nei quali i diritti vengono negati a causa della negligenza o dell’opposizione dei sanitari, spesso anche in seguito a vicende drammatiche. Una delle più recenti riguarda il Brasile, dove il diritto all’aborto viene concesso solamente in caso di pericolo per la vita o la salute della madre, anencefalia del feto o violenza sessuale.

Nell’agosto 2020, infatti, nell’ospedale della capitale dello Stato di Espírito Santo, Vitória, fu ostacolato il diritto all’aborto a una minore di dieci anni, che era rimasta incinta dopo aver subito violenza da parte di un familiare. L’intervento, negato nonostante l’autorizzazione giudiziaria sulla base dello stadio avanzato della gravidanza e a causa dell’alta pressione mediatica sul caso, è stato poi eseguito a Recife, nello Stato brasiliano del Pernambuco, dopo un trasferimento organizzato con il supporto di assistenti sociali.

Casi come questo sono emblematici delle difficoltà di implementazione di diritti legalmente riconosciuti, ma difficilmente accettati da parte di una non trascurabile componente delle società sudamericane. In questo senso, le autorità dovrebbero intervenire in maniera decisa al fine di garantire i diritti previsti dalla legge. Spesso, però, questo non avviene: in seguito a questo caso a settembre 2020 è stata emanata un’ordinanza del ministero della Salute brasiliano, che rivede i protocolli di ricevimento delle richieste di procedura abortiva in seguito a violenza sessuale. In essa, si ribadisce l’obbligo per il personale sanitario di comunicare all’autorità di polizia le circostanze e le informazioni ricevute dalla paziente riguardo alla violenza subita, nonché le tracce biologiche del feto per un eventuale confronto di materiale genetico.

Secondo una nota dell’Anis, Istituto di bioetica, questa rinforzata procedura funge come un’intimidazione per le donne, disincentivandole a usufruire dei servizi accessibili nei presidi sanitari e inducendole a ricorrere ad altri strumenti, come gli aborti clandestini.

Il diritto all’aborto in America latina: una strada ancora lunga

Se da un lato si può affermare che lo storico risultato raggiunto lo scorso 30 dicembre abbia posto le basi per una inarrestabile corsa verso nuovi diritti in tutto il continente americano, non bisogna dimenticare che questo processo non sarà né breve né scontato.

Emblematiche in questo senso sono le affermazioni di rammarico, come quelle twittate dal presidente brasiliano Jair Bolsonaro, quanto all’esito parlamentare ottenuto in Argentina: “[…] Se dipenderà da me e dal mio governo, l’aborto non sarà mai approvato. Lotteremo sempre per proteggere la vita degli innocenti”.

Le continue resistenze all’inserimento legislativo di questi diritti rappresentano senz’altro il più grande ostacolo al loro ottenimento, ma non bisogna sottovalutare le reticenze ideologiche e culturali del tessuto sociale che ne determina poi l’efficace o inefficace applicazione. La forte componente religiosa che connota le società sudamericane conduce infatti a un uso distorto e diffuso dell’obiezione di coscienza e alla generale negazione di diritti previsti dalla legge da parte degli operatori giuridici e sanitari. Inoltre, lo stigma sociale legato alla disapprovazione di certi comportamenti, benché legali, contribuisce a rendere difficile e sofferta la decisione delle donne di accedere alle procedure di salute previste dalla legge. 

Dal momento che gli aborti clandestini continueranno a esistere, è quindi necessario che si giunga al più presto non solo al riconoscimento esplicito di tali diritti, ma anche alla loro accettazione sociale, al fine di raggiungere lo scopo al quale da sempre sono preposti: la tutela della vita e della salute, anche psicologica, delle donne.

 

 

Fonti e approfondimenti

Betrò Francesco, “Aborto, l’Argentina sia esempio di lotta per il mondo”, Lo Spiegone, 02/01/2021.

Pandolfi Serena, Salute e autodeterminazione: i corpi delle donne latinoamericane sotto attacco, Lo Spiegone, 27/11/2020.

Pandolfi Serena, Il Sistema interamericano di tutela dei diritti umani”, Lo Spiegone, 30/06/2019.

Women’s Link Worldwide, Guía para proteger los derechos sexuales y reproductivos de las mujeres ante el sistema interamericano”, womenslinkworldwide.org, 23/02/2018.

Organización de los Estados Americanos (OEA), Convención Americana sobre Derechos Humanos (Pacto de San José), 1969, San José, Costa Rica.

Corte Interamericana de derechos humanos, “Ficha Técnica: Artavia Murillo y otros (Fertilización in Vitro) Vs. Costa Rica, corteidh.or.cr, 2012.

Laicismo.org, “Aborto en Argentina: el embrión no es persona para la Comisión Interamericana de Derechos Humanos”, 11/06/2018.

Sistema de alertas regional, CIDH admite caso de Esperancita”, sistemadealertasregional.org, 26/10/2020.

Mujeres Y Salud en Uruguay, MYSU: Abuso de la objeción de conciencia supone una barrera de acceso a la interrupción voluntaria del embarazo, mysu.org.uy, 29/06/2017.

Jiménez Carla, Menina de 10 anos violentada faz aborto legal, sob alarde de conservadores à porta do hospital”, El País, 16/08/2020.

Governo Federal, Ministério da Saúde, “Ministério da Saúde publica nova portaria sobre interrupção da gravidez, gov.br, 24/09/2020.

Conectas direitos humanos, “Entrevista: como a portaria do Ministério da Saúde fere o direito ao aborto legal”, conectas.org, 08/09/2020.

Bbc, Aborto en Honduras: el Congreso blinda la prohibición absoluta del aborto para impedir su legalización, bbc.com, 21/01/2021.

 

 

Editing a cura di Giulia Lamponi

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