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Antagonismo e dialogo al 38° parallelo: la decade progressista della “Sunshine Policy” (1997-2008)

Progetto Coree

Remix dalle immagini di Darwinek - OpenClipArt-Vectors - Pixabay - CC BY-SA 3.0 e Uwe Brodrecht - Flickr - CC BY SA 3.0

La Sunshine Policy (politica del sole) guidò le relazioni inter-coreane dal 1997 al 2008, durante la cosiddetta “decade progressista”. Fu un esempio di engagement costruttivo, basato su incentivi positivi come cooperazione economica, politica e umanitaria. Ideata da Kim Dae Jung – presidente della Corea del Sud (ROK) dal 1997 al 2002 – e proseguita dal suo successore Roh Moo Hyun (2003-2008), la Sunshine Policy era basata sull’idea che l’engagement con il regime di Pyongyang sarebbe stato più efficace delle sanzioni per portare la Corea del Nord (DPRK) fuori dall’isolamento. Tale approccio si ispirava alla favola del sole e del vento di Esopo, che insegna come il calore del sole sia più persuasivo della forza bruta del vento nel convincere una persona a togliersi un cappotto.

Di crisi in crisi

Kim Dae Jung divenne presidente della ROK nel 1997, durante la crisi finanziaria asiatica. Causata da una serie di speculazioni finanziarie, essa portò al deprezzamento della moneta e al fallimento del mercato azionario in Tailandia, Malesia, Indonesia, ROK e Singapore. La moneta sudcoreana (lo won) subì un deprezzamento rispetto al dollaro di oltre il 67% e cinque dei principali conglomerati industriali sudcoreani (i cosiddetti chaebol) – come Daewoo e KIA Motors – andarono in bancarotta. Seoul fu costretta a chiedere un prestito al Fondo Monetario Internazionale, della cifra record di USD 59 miliardi, che venne concesso in cambio di riforme strutturali del sistema industriale e finanziario completate nel 2000.

Una guerra sfiorata

Oltre al caos domestico, Kim Dae Jung  si trovò a gestire una situazione di stallo nelle relazioni al 38° parallelo cominciata  con la prima crisi nucleare tra la DPRK e gli Stati Uniti nel 1994. Dagli anni Ottanta Pyongyang aveva intrapreso un programma per dotarsi dell’arma atomica e nel 1994 fu chiaro che la DPRK stesse violando il Trattato di non proliferazione nucleare (NPT) a cui aveva aderito nel 1985. L’allora presidente degli Stati Uniti Clinton chiese al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite l’imposizione di sanzioni sulla DPRK che, in risposta, dichiarò che avrebbe considerato quel gesto come un atto di guerra.

Il conflitto venne evitato grazie all’intervento dell’ex presidente statunitense Jimmy Carter, che si recò a Pyongyang per negoziare con l’allora leader nordcoreano Kim Il-sung il cosiddetto Accordo quadro. In base all’accordo, Pyongyang avrebbe dismesso i propri reattori nucleari in cambio di forniture statunitensi di petrolio e di due reattori ad acqua leggera – che avrebbero permesso alla DPRK di continuare a usare l’energia nucleare per scopi civili.

Di padre in figlio

Pochi mesi dopo l’Accordo Quadro, la morte di Kim Il-sung mise in gioco la sopravvivenza stessa del regime di Pyongyang, portando alla prima transizione dinastica. Il passaggio di potere venne completato nel 1997 – dopo tre anni di lutto nazionale – quando il figlio Kim Chong-il assunse la carica di Segretario Generale del Partito nordcoreano dei lavoratori. Con Kim Chong-il, la tensione sulla penisola aumentò di nuovo. Nel 1998 fece testare il primo missile della DPRK – il Taepodong I – che sorvolò il Giappone per finire nell’oceano Pacifico, sollevando lo sdegno dei Paesi limitrofi e della comunità internazionale.

La Sunshine Policy

Nonostante la complessità della situazione, Kim Dae Jung decise di distanziarsi dall’approccio statunitense delle sanzioni e di adottare una politica proattiva nei confronti di Pyongyang. Era convinto che l’engagement e gli scambi economici, commerciali e diplomatici avrebbero incoraggiato la DPRK a uscire dall’isolamento. Le stesse idee guidarono anche la politica di pace e prosperità del Presidente Roh Moo Hyun, che può essere considerata un’estensione della Sunshine Policy.

Obiettivi e principi

L’obiettivo principale della Sunshine Policy era quello di costruire e mantenere un dialogo di medio-lungo periodo tra i due Paesi, ricercando attivamente la conciliazione e la cooperazione. A questo scopo, venne adottato il cosiddetto dualismo flessibile: a differenza dei suoi predecessori, Kim Dae Jung decise che  il piano politico sarebbe stato separato da quello economico. Una provocazione politica o militare non avrebbe quindi impattato sugli scambi commerciali e sulla cooperazione economica.

Allo stesso tempo, Seoul adottò il principio della tolleranza zero nei confronti delle provocazioni militari della DPRK, a cui avrebbe risposto seguendo il principio della reciprocità specifica: adottare una risposta commisurata all’aggressione subita. Entrambe le strategie si rivelarono efficaci. Infatti, durante il mandato di Kim Dae Jung vi furono soltanto due scontri navali al 38° parallelo. La ROK rispose affondando una nave nordcoreana, ma questi incidenti non danneggiarono la cooperazione economica.

Inoltre, la Sunshine Policy non aveva alcun obiettivo di “assimilazione” del regime nordcoreano. Il mantenimento del potere nelle mani della famiglia Kim è da sempre una condizione sine qua non per Pyongyang. Una riunificazione sul modello di quella tedesca – con la Germania Est confluita nella Germania Ovest – non sarebbe mai stata accettata.

Successi

Tra i successi della Sunshine Policy sotto Kim Dae Jung, rientrano le cosiddette misure del 30 aprile – volte a facilitare il commercio e gli scambi commerciali sulla penisola – e il progetto turistico del Monte Kumgang che, inaugurato nel 1998, permise a oltre duecentomila cittadini sudcoreani di visitare questo monte sacro situato in territorio nordcoreano.

La vittoria più grande di Kim Dae Jung fu senza dubbio l’incontro a Pyongyang con Kim Chong-il nel giugno del 2000, che valse al presidente sudcoreano il Premio Nobel per la pace. Si trattò del primo incontro tra leader dei due Paesi, avvenuto quasi cinquant’anni dopo la fine della guerra di Corea (1950-1953). I due leader rilasciarono la Dichiarazione del 15 giugno che, simile alle precedenti dichiarazioni del 1972 e del 1992, ribadiva l’indipendenza della penisola dalle interferenze esterne e l’importanza della cooperazione economica e degli scambi commerciali. Inoltre, il documento  confermava che la riunificazione della penisola non avrebbe comportato l’assimilazione del regime nordcoreano e proponeva la creazione di una forma di dialogo permanente al 38° parallelo.

Sotto Roh Moo Hyun, venne costruito il parco industriale congiunto del Kaesong, ovvero un complesso industriale finanziato da capitali sudcoreani ma realizzato in territorio nordcoreano, dove le imprese del Sud cominciarono a operare utilizzando manodopera del Nord. Nell’ottobre del 2007 anche Roh riuscì a incontrare il  leader nordcoreano Kim Chong-il a Pyongyang, segnando il secondo storico incontro tra i leader della penisola.

Inoltre, con la Sunshine Policy un maggior numero di Organizzazioni non-governative (ONG) sudcoreane riuscì a entrare nel territorio nordcoreano per fornire cibo e servizi essenziali alla popolazione e aumentò il volume degli aiuti umanitari erogati alla DPRK. Vennero poi consentite le riunificazioni per le famiglie separate dalla divisione al 38° parallelo. In questo modo, la Sunshine Policy diede la speranza che un riavvicinamento pacifico tra le due Coree fosse possibile.

Il fattore statunitense

Fin dalla Guerra Fredda, gli Stati Uniti hanno influenzato il dialogo inter-coreano. La ROK è uno degli alleati statunitensi principali nel Pacifico e l’appoggio di Washington è fondamentale per le politiche sudcoreane nei confronti di Pyongyang: i presidenti sudcoreani sono dunque condizionati dalla direzione politica della Casa Bianca.

Nonostante la crisi nucleare del 1994, il Presidente Clinton aveva supportato la Sunshine Policy e il riavvicinamento tra le due Coree. Verso la fine della sua presidenza, l’allora Segretario di Stato Madeleine Albright si recò a Pyongyang ed ebbe un incontro storico con Kim Chong-il.

Tuttavia, con l’elezione di George W. Bush la posizione statunitense cambiò radicalmente. Egli invocò da subito la sospensione della Sunshine Policy e, in seguito agli attentati dell’11 settembre, definì Iran, Iraq e DPRK “l’asse del male” nel suo Discorso sullo stato dell’unione dell’ottobre 2002. Nello stesso periodo, Washington scoprì che Pyongyang stava violando l’Accordo quadro e che aveva cominciato un programma di arricchimento dell’uranio. Questo portò alla seconda crisi nucleare tra i due Paesi, al termine della quale la DPRK riaprì il reattore di Yongbyon, cacciò dal Paese gli ispettori della IAEA, si ritirò dal TNP (2003) e abbandonò anche l’Accordo Quadro.

Le ombre della Sunshine Policy

Se da un lato possiamo dire che la Presidenza Bush compromise lo spirito della Sunshine Policy e i tentativi di riavvicinamento sulla penisola coreana, durante gli stessi anni cominciò a montare l’opposizione dei cittadini sudcoreani a questa forma di engagement con Pyongyang.

Nel febbraio 2003, scoppiò lo scandalo “Cash for Summit” (soldi in cambio dell’incontro), secondo cui la Hyundai Asan – braccio del colosso Hyundai e grande investitore in DPRK – sarebbe intervenuta con il trasferimento di circa mezzo milione di dollari a Pyongyang per assicurare lo svolgimento del summit del 2000. Kim Dae Jung confermò la veridicità dell’informazione e difese la legittimità del trasferimento di denaro, sostenendo che quei soldi fossero serviti per una buona causa. Tuttavia, la popolazione sudcoreana non fu dello stesso avviso, ritenendolo uno spreco di risorse, usate per foraggiare il programma nucleare del regime nordcoreano invece che per i bisogni della ROK nel momento della crisi finanziaria.

Sia Kim Dae Jung che Roh Moo Hyun furono maggiormente apprezzati a livello internazionale che a livello domestico per aver tentato la strada dell’engagement. Inoltre, nonostante i successi e i passi avanti simbolici, il dialogo inter-coreano non migliorò sensibilmente nemmeno durante la “decade progressista”. Pochi mesi dopo l’incontro tra il presidente Roh e Kim Chong-il, nel 2007 venne eletto alla Casa Blu il conservatore Lee Myung Bak che avrebbe di nuovo adottato un atteggiamento conflittuale nei confronti di Pyongyang.

 

Fonti e approfondimenti

Cha Victor D e David C. Kang, 2005, Nuclear North Korea: A Debate on Engagement Strategies, Cornell University Press.

Fiori, Antonio, “L’Asia orientale dal 1945 ai giorni nostri”, Il Mulino, 2010.

Fiori, Antonio, “«Nel nome del padre» le due successioni a confronto”, in Berkofsky Axel e Fiori Antonio, Enigma Corea del Nord: storia e segreti di una nuova potenza atomica, pag. 13-38, ISPI, 2017.

Fiori, Antonio e Frassineti Francesca, “Lo sviluppo del programma nucleare e missilistico e le sue implicazioni regionali”, in Berkofsky Axel e Fiori Antonio, Enigma Corea del Nord: storia e segreti di una nuova potenza atomica, pag. 121-143, ISPI, 2017.

Manyin Mark E. e Taylor Mi Ae, 2011, “Non-Governmental Organizations’ Activities in North Korea”, CSR Report for Congress.

Milani, Marco, “L’evoluzione storica delle relazioni inter-coreane, dal 1948 ai giorni nostri”, in Berkofsky Axel e Fiori Antonio, Enigma Corea del Nord: storia e segreti di una nuova potenza atomica, pag. 101-120, ISPI, 2017.

Gormley, Todd A., Johnson,Simon e Rhee Changyong, “Ending “Too Big To Fail”: Government Promises versus Investor Perceptions”, Asian Development Bank, 2012.

 

Editing a cura di Emanuele Monterotti

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