Il presidente della Repubblica Islamica dell’Iran: ruolo e responsabilità

Hassan Rouhani durante la conferenza stampa post-elettorale del 2017
Mahmoud Hosseini - Wikimedia - CC BY-SA 4.0

Il 18 giugno, i cittadini e le cittadine iraniane saranno chiamati a eleggere il loro nuovo presidente. Chi vincerà le elezioni andrà a sostituire l’attuale capo del governo, Hassan Rouhani, eletto nel 2017 per il secondo mandato consecutivo.

Per l’Iran non si prospettano anni semplici. Dal 2018, infatti, il Paese soffre a causa di una forte crisi economica, esacerbata dalle pesanti sanzioni statunitensi. La politica di “massima pressione” imposta dal governo Trump ha ostacolato qualunque forma di ripresa, mentre numerose problematiche interne e sfide regionali hanno quasi portato l’Iran al collasso. Nell’ultimo anno, la pandemia di Covid-19 ha dato il colpo di grazia a Teheran, che si ritrova ora a dover rimettere insieme i pezzi di un Paese frammentato. In questo quadro poco rassicurante, il presidente dell’Iran, in quanto seconda carica più importante della Repubblica Islamica, potrebbe giocare una funzione essenziale. 

Il titolo di presidente  

Sebbene l’Iran sia spesso considerato un Paese teocratico, in cui cioè governano unicamente le forze religiose, la struttura politica su cui si basa è in realtà complessa e multipolare. Si potrebbe definire come un sistema democratico incastonato in una matrice teocratica. Gli organi dello Stato direttamente eletti dai cittadini sono tre: il Parlamento (o majles), composto da duecentonovanta seggi, l’Assemblea degli Esperti (majles-e khobregān) e il presidente

La carica di presidente venne istituita nel 1979, a seguito della costituzione voluta da Ruhollah Khomeini, il fautore della rivoluzione che trasformò l’Iran in una Repubblica Islamica e prima Guida Suprema del Paese. All’epoca, la figura del presidente era marginale ed era affiancata da quella del primo ministro, che faceva parte del panorama politico iraniano già a partire dalla costituzione del 1906, elaborata in seguito alla Rivoluzione costituzionale persiana sotto la dinastia Qajar (1794-1925). Entrambe le cariche, così come il Parlamento, avevano ruoli assimilabili alle rispettive cariche delle democrazie occidentali. L’idea di introdurre la carica elettiva di presidente e di conservare quella di primo ministro, anche nel contesto fortemente teocratico voluto da Khomeini, puntava probabilmente a dare una parvenza di democraticità al Paese. Inoltre, due organi con poteri limitati e spesso fortemente rappresentativi non sembravano d’intralcio per la corretta implementazione dei piani della Guida Suprema. Tuttavia, una serie di crisi, che colpirono la giovane Repubblica Islamica nei suoi primi anni, sfociarono nel referendum costituzionale del 28 luglio 1989, che portò, fra numerosi cambiamenti, anche all’eliminazione della carica di primo ministro e all’accentramento dei suoi poteri nelle mani del presidente.

Come si diventa presidente dell’Iran?

Secondo quanto stabilito dagli articoli 113 e 114 della costituzione iraniana, il presidente è la seconda carica più importante del Paese dopo la Guida Suprema (rahbar) ed è eletto direttamente da tutti i cittadini maggiorenni per un mandato di quattro anni. La rielezione è consentita per due mandati consecutivi e per un terzo mandato non consecutivo.

Per concorrere alla carica, i candidati devono soddisfare una serie di qualifiche espresse nell’articolo 115 della costituzione. Il presidente può essere eletto solo tra illustri personalità religiose o politiche che abbiano i seguenti requisiti: “Essere di origini iraniane e in possesso della cittadinanza iraniana, essere competente e giudizioso, avere una buona reputazione, onestà e devozione, essere sincero e fedele agli elementi fondanti della Repubblica Islamica dell’Iran e alla fede ufficiale del Paese”. 

Le elezioni vengono vinte con una maggioranza assoluta e, nel caso in cui questa non venga raggiunta da nessuno dei candidati, il venerdì successivo alle elezioni è prevista la possibilità di un ballottaggio tra i due sfidanti con più voti. 

Sebbene questi prerequisiti siano facilmente accessibili, al giorno delle elezioni arrivano normalmente pochissimi candidati. La lista dei concorrenti viene infatti revisionata dall’Agenzia per il Monitoraggio delle Elezioni (EMA), sotto il controllo diretto del Consiglio dei Guardiani (shurā-ye negahbān), che gode del potere della “supervisione approvativa”. Il Consiglio è un organo di dodici membri, sei faqih (“esperti di diritto islamico”), direttamente selezionati dalla Guida Suprema, e sei giuristi civili eletti dal Parlamento da una lista redatta dal capo del sistema giudiziario iraniano, a sua volta designato dalla Guida Suprema. 

Per questo motivo, non stupisce come alle elezioni del 2013 di seicentottanta candidati solo otto vennero selezionati. Nel 2017, lo scarto fu ancora maggiore: su circa milleseicento candidature si sfidarono solo in sei. Questo schema si ripete a ogni elezione. Il Consiglio non annuncia pubblicamente le ragioni dell’esclusione, ma afferma di spiegarle privatamente ai singoli candidati. È anche interessante notare come la partecipazione delle donne non sia esclusa a priori, ma, all’atto pratico, in più di quarant’anni di presidenziali nessuna candidata è stata preselezionata dal Consiglio dei Guardiani.

Responsabilità e doveri

Una volta vinte le elezioni, il neo eletto presidente deve ricevere l’appoggio e la fiducia del Parlamento. Fatto ciò, potrà espletare il suo potere esecutivo (art. 60) nei quattro anni di mandato. Il presidente risponde direttamente alla Guida Suprema e al Parlamento, e di quest’ultimo deve approvare le decisioni o gli atti referendari.

Il presidente è inoltre incaricato della nomina dei propri ministri, che non possono cambiare fino a fine legislatura. Designa inoltre decine, se non centinaia, di funzionari, tra cui ambasciatori e governatori provinciali. Si tratta di figure amministrative e di rappresentanza che possono giocare un ruolo molto importante a livello di influenza politica e sociale. Il presidente nomina anche una parte dei membri del Consiglio per il Discernimento (majma’-e tashkhis), un’assemblea amministrativa a supporto della Guida Suprema. Presiede il Supremo Consiglio per la Sicurezza Nazionale (shorā-ye ‘āli-ye amniyat-e melli) e sovrintende numerosi uffici governativi e organizzazioni

Il presidente è quindi a capo della complessa macchina amministrativa del Paese e assicura l’applicazione delle leggi promulgate durante la legislatura. In base all’articolo 126 della costituzione, è anche il “diretto responsabile per il piano statale, il budget, e gli affari pubblici”. Egli si occupa contestualmente di questioni più rappresentative, quali la firma di trattati, accordi e convenzioni e il supporto alle politiche economiche, sociali ed educative del Paese. Inoltre, il presidente prende parte alle organizzazioni internazionali e contribuisce a far sentire la voce dell’Iran nei summit di tutto il mondo. 

Un vero potere? 

Il presidente è dunque la figura più nota e visibile del panorama politico iraniano, sia a livello nazionale che internazionale. Tuttavia, il suo potere è spesso giudicato fittizio, in quanto direttamente o indirettamente influenzato dalla Guida Suprema. Il leader religioso, infatti, controlla il Consiglio dei Guardiani, il sistema giudiziario e quello militare e ha pieni poteri sui media e sui mezzi di informazione. È inoltre estremamente influente sulla nomina di centinaia di funzionari governativi e ha l’ultima parola sulle decisioni di politica estera, sul nucleare e sulle scelte militari e di sicurezza nazionale. 

Tuttavia, date le sue responsabilità costituzionali, il presidente ha un margine di manovra non indifferente. È spesso coinvolto nelle decisioni della Guida Suprema e consultato in materia economica e di affari esteri. Non mancano anche incarichi ad-hoc, come nel caso della lunga trattativa per l’accordo sul nucleare (JCPOA), affidata a livello di rappresentanza all’attuale presidente Rouhani. Da non sottovalutare è anche il grande potere informale che il presidente potrebbe acquisire alla morte della Guida Suprema. Egli, infatti, insieme al ministro della Giustizia e al Capo del Consiglio dei Guardiani, ne assumerebbe le funzioni fino alla nomina di un nuovo leader. 

Il presidente rimane quindi la seconda carica più importante del Paese e il suo ruolo va sempre contestualizzato all’interno dei (dis)equilibri che caratterizzano i vari centri di potere iraniani. Sebbene non possa essere l’espressione di forze progressiste, nei quarantadue anni di Repubblica Islamica ci sono stati diversi episodi di tensione e non completo allineamento tra il presidente e la Guida Suprema, come nel caso del governo Khatami (1997-2005). Il suo ruolo non va quindi relegato alla semplice esecuzione delle scelte del leader della Repubblica Islamica.

Le sfide future

Con un Paese in piena crisi economica e duramente colpito dal Covid-19, la nomina del prossimo presidente iraniano non passerà inosservata. L’importanza regionale dell’Iran non è affatto irrisoria ed è anzi sempre presa in considerazione anche dalle strategie di altre potenze. Nel 2021, l’Iran sarà ancora al centro delle politiche statunitensi, degli interessi cinesi e di molti altri attori in Medio Oriente. La nuova figura che dirigerà il governo e rappresenterà il Paese per i prossimi quattro anni avrà un ruolo centrale nel grande scacchiere regionale. A livello interno, invece, uno scontro tra forze più moderate e conservatrici è sempre più probabile, e la paura che l’attuale Guida Suprema, Ali Khamenei, possa lasciare l’incarico a causa dell’età è un fattore non indifferente. Anche in questi termini, il futuro presidente dell’Iran giocherà un ruolo importante per le sorti del Paese.

 

 

Fonti e approfondimenti

Bruno J. Afridi, “Presidential Power in Iran, Council on Foreign Relations, 17/6/2009.

Constitution of the Islamic Republic, Encyclopædia Iranica.

Tatiana Boutourline, “Elezioni in Iran: Khamenei alla ricerca dello sposo perfetto“, ISPI, 13/6/2013.

Max Fisher, “How do Iran’s Supreme Leader and President Split Power?“, The Washington Post, 14/6/2013.

Iran: Government and Society, Encyclopædia Britannica.

Constitutional Executive Authority“, sito ufficiale della Presidenza della Repubblica Islamica dell’Iran.

Annalisa Perteghella, “L’Iran spera nella fine della ‘massima pressione’“, ISPI, 10/2/2021. 

Who Rules Iran: The Structure of Power in the Islamic Republic, The Washington Institute for Near East Policy, 1/1/2000.

 

 

Editing a cura di Niki Figus

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