Il Bangladesh sceglie la via della sostenibilità contro i cambiamenti climatici

Praxis
Copertina a cura di @side_book

Il Bangladesh è uno dei Paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici al mondo. Un’enorme pianura alluvionale attraversata da più di 700 fiumi e con una costa di 750 km, il Bangladesh è completamente circondato dall’acqua. Ogni anno viene inondato tra il 30 e il 50% del suo territorio, mettendo a rischio la popolazione, tra le più povere del mondo, che vive soprattutto lungo le coste e lavora nel settore agricolo o della pesca. Secondo i dati forniti dall’Internal Displacement Monitoring Centre (IDMC), nel 2020 il Bangladesh è stato il Paese con il numero più alto di sfollati in fuga a causa di disastri naturali. 

Imparare dagli altri

Nel settembre del 2020, dalle pagine del quotidiano inglese The Guardian, il Primo ministro del Bangladesh Sheikh Hasina mandava un messaggio a tutti i leader del mondo, in particolare quelli dei Paesi occidentali e maggiormente industrializzati. Inizia così il suo appello: “Lo scorso mese un terzo del mio Paese è finito sott’acqua (…). Più di 1,5 milioni di bangladesi sono sfollati; decine di migliaia di ettari di riso sono andati persi. Milioni di compatrioti quest’anno avranno bisogno di aiuti alimentari”. Hasina continua invocando la comunità internazionale affinché impari dal Bangladesh e dai Paesi più esposti ai rischi del surriscaldamento globale. Perché quello che il Primo ministro del Bangladesh cerca di fare non è chiedere aiuto: il suo Paese si è sempre distinto per l’attenzione posta alle politiche di adattamento e resilienza ai cambiamenti climatici. Piuttosto, la leader del partito-Lega Awami invia un monito agli Stati “più fortunati” che non vedono ancora le conseguenze dell’innalzamento dei mari o dello scioglimento dei ghiacciai nelle loro città ad agire in tempo, a unirsi come comunità globale nella lotta per il clima. 

Dalle sue parole si evince l’importanza che il governo pone nella pianificazione e nella costruzione di infrastrutture capaci di resistere alla forza dell’acqua, ma anche di saperla sfruttare. Finora nel Paese sono nate molte iniziative per promuovere consapevolezza e azione contro il surriscaldamento globale e le sue conseguenze. Per esempio, i principali esperti di cambiamenti climatici hanno dato vita a Gobeshona, piattaforma nazionale di scambio di informazioni di natura scientifica molto importante per i suoi fini divulgativi e di sensibilizzazione. Grazie a essa, molti cittadini possono informarsi sui modi più efficaci per poter affrontare la crisi climatica e fare qualcosa per fermarne le conseguenze. Questo strumento ha contribuito a formare una coscienza comune a tutti gli abitanti, aiutata in questo senso dalle comunità locali, dal governo, dalle Ong e dalle organizzazioni internazionali. In tutto il Bangladesh ci sono progetti partecipativi per cercare di fermare l’esodo della popolazione verso le città a causa delle inondazioni e della distruzione dei campi coltivabili. Attraverso Gobeshona, molti contadini hanno imparato a selezionare delle varietà di riso resistenti all’alto livello di salinità del terreno, oppure a coltivare dei piccoli orti domestici “d’emergenza” in caso i campi vengano sommersi dalle inondazioni. 

Nonostante gli sforzi, il Paese si trova a fronteggiare molte sfide su diversi piani che rendono la missione di tutela della popolazione e dell’ambiente ancora più dura. Se pensiamo agli ultimi anni, oltre allo scoppio della pandemia da Covid-19, Dacca ha dovuto affrontare anche le conseguenze del terribile ciclone Amphan nel maggio 2020 e un numero elevato di inondazioni in più punti della costa. Qui l’innalzamento del livello del mare arriva fino a 8 millimetri contro la media di 3,2 del resto del mondo. 

The Sustainable Coastal and Marine Fisheries Project

È proprio osservando le conseguenze dei cambiamenti climatici sulla zona costiera che il governo del Bangladesh ha proposto un progetto di acquacoltura e gestione delle aree di pesca costiere chiamato Sustainable Coastal and Marine Fisheries Project (Progetto per una Pesca in Mare e Costiera Sostenibile), approvato dalla Banca Mondiale nel 2018. L’idea alla base di questo ambizioso progetto è di aumentare il contributo delle aree costiere all’economia del Paese, riducendo la povertà e favorendo la stabilizzazione dell’ambiente marino e costiero. Osservando le vulnerabilità causate dai cambiamenti climatici e dall’azione dell’uomo, così come dal sovraffollamento di alcune città, il progetto mira a trasformarle in punti di forza. 

Quella approvata al momento è solo la prima fase di un progetto più ampio, la cui conclusione è prevista per il 2023. Il suo fulcro è l’implementazione di attività di pesca sostenibile che il governo, attraverso il ministero della Pesca, si impegna a promuovere attraverso investimenti che abbiano ricadute positive in termini di impatto ambientale e creazione di posti di lavoro. Inoltre, nel progetto è chiaramente previsto il coinvolgimento delle comunità locali e dei piccoli imprenditori del settore della pesca, con il fine di tenere in vita realtà lavorative che altrimenti verrebbero spazzate via dalle grandi multinazionali. Nel piano sono previste anche azioni di controllo e monitoraggio per promuovere trasparenza e integrità, così come la parità di genere. La messa in sicurezza delle infrastrutture già esistenti è un altro elemento importante della fase uno. L’economia del Bangladesh fa affidamento sul settore della pesca e per questo motivo è importante che ci siano infrastrutture in linea con gli standard internazionali, per evitare ad esempio la diffusione di malattie e infezioni nelle grandi vasche di acquacoltura nei porti e nei mercati. Il controllo della qualità è importante anche per la tutela dei lavoratori e in generale della comunità.  

La portata rivoluzionaria del Sustainable Coastal and Marine Fisheries Project non sta solo nell’attenzione posta alla salvaguardia dell’ambiente costiero del Bangladesh. Sposando l’idea di sostenibilità a tre dimensioni (economica, ambientale e sociale) promossa dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, il progetto ha l’ambizione di fermare l’esodo di popolazione verso la capitale dello Stato, Dacca, ormai abitata da oltre 21 milioni di persone. Si stima che i rischi legati ai cambiamenti climatici spingano circa 2 mila persone ogni giorno a spostarsi in Bangladesh, ed è quindi fondamentale che il governo – supportato dalla comunità internazionale – lavori per sviluppare soluzioni sostenibili e inclusive. La crescita economica delle aree rurali, come quelle costiere, è fondamentale se si vuole evitare che il Bangladesh diventi uno Stato di soli rifugiati climatici nel prossimo futuro. 

 

Fonti e approfondimenti

Battiston Giuliano, Bangladesh, una lady di ferro esperta di cambiamenti climatici, Il Manifesto, 25/09/2020.

Hasina Sheikh, A third of my country was just underwater. The world must act on climate, The Guardian, 22/09/2020. 

Sustainable Coastal and Marine Fisheries Project, Ministry of Fisheries and Livestock, Bangladesh Department of Fisheries (DoF).

Sustainable Coastal and Marine Fisheries Project, The World Bank – projects and operations.

 

Editing a cura di Elena Noventa

Copertina a cura di Simone D’Ercole 

 

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