Stati Uniti sud-occidentali e Nord del Messico: storia di un’area in rapido sviluppo (prima parte)

Foto di Edoardo Cicchella

Conoscere la storia delle aree corrispondenti agli attuali Stati Uniti sud-occidentali e Nord del Messico è importante per comprendere le dinamiche relazionali attuali tra i due Paesi. Il forte sviluppo della regione negli ultimi vent’anni infatti, ha rilanciato una forte cooperazione tra le due aree, accrescendone il peso specifico a nord e a sud del confine. Ripercorrendo la storia fortemente intrecciata dei due territori è possibile capire come la regione abbia oggi un’influenza crescente sulla politica economica di Messico e Stati Uniti.

La colonizzazione del Nord America sud-occidentale

Agli inizi del 1600, gli europei che arrivarono nell’area corrispondente agli odierni Nord del Messico e degli Stati Uniti sud-occidentali, vi trovarono in maggioranza territori scarsamente popolati, ma non per questo privi di popolazioni native. Almeno inizialmente, la colonizzazione del Nord del Messico da parte dell’Impero spagnolo procedette a rilento, a causa dell’aridità del territorio, della mancanza apparente di materie prime e soprattutto di popolosi insediamenti nativi che potevano fornire potenziale manodopera, invece presenti nel Sud del Paese. Tra questi, i più importanti dell’area corrispondenti agli attuali Messico del Nord e Stati Uniti furono sicuramente i Navajo, gli Apache e i Pueblo.

In questo senso, è importante tenere a mente che la Spagna aveva già una presenza diretta e radicata nelle Americhe nel XVII Secolo (Viceregno di Nuova Spagna), mentre le colonie anglosassoni si limitavano ad abitare aree inospitali del Nord-Est (attuale Virginia e New England). Queste colonie godevano di ampia autonomia da parte della Corona britannica, complice il fatto di essere appunto scarsamente popolate e molto meno profittevoli delle colonie caraibiche inglesi. Nel 1650, Città del Messico contava più di 300.000 abitanti secondo alcune stime (tra cui molti nativi), mentre la Virginia inglese contava non più di ventimila coloni.

I primi insediamenti europei nell’area degli Stati Uniti sud-occidentali furono quindi insediamenti a maggioranza ispanica, con le prime città dell’area fondate come porti marittimi sulle coste della California e Baja California (la penisola a sud della California ora parte del Messico). Fino alla Guerra messicano-statunitense del 1848, la popolazione nell’odierno Sud-Ovest Statunitense e Nord del Messico si limitava a piccoli insediamenti attorno ai centri abitati principali come Santa Fe nell’attuale stato del New Mexico (Santa Fe fu anche la prima città intesa come tale nell’area, fondata nel 1610).

Nel 1804, la Spagna decise poi di dividere le province della California in Alta California (attuale California statunitense) e Bassa California (Baja California, oggi parte del Messico). Questa divisione, seppur non importante all’epoca, diventerà fondamentale per gli sviluppi futuri dell’area, in particolare per quanto riguarda i giacimenti di oro che vi saranno scoperti. 

È bene poi ricordare come all’apice della sua espansione coloniale, la Spagna possedesse non solo le aree corrispondenti all’attuale Sud-Ovest Statunitense, ma anche la Florida e il territorio della Louisiana (oggi corrispondente a una larga sezione del Midwest americano, poi acquistato dal presidente Jefferson nel 1803 poco dopo la cessione spagnola alla Francia). Dal 1803 in avanti, i confini degli Stati Uniti si estendevano direttamente fino a Texas, Kansas e Colorado, a diretto contatto con il Regno di Spagna e poi con il Messico dal 1821.

 

Gli Stati Uniti sud-orientali e il Nord del Messico allo scoppio della Guerra messicano-statunitense

 

La Guerra messicano-statunitense

Seppur studiata superficialmente (se studiata del tutto) in Europa, la Guerra messicano-statunitense del 1846-1848 fu un evento di grandissima importanza per le dinamiche economiche e sociali dell’area, ed è tutt’ora oggetto di recriminazioni e dibattiti da parte di entrambe le parti coinvolte.

Il casus belli riguardò il territorio forse più importante in termini economici e per presenza di risorse naturali dell’area anche al giorno d’oggi, con un’economia attuale pari a quella italiana per dimensione: il Texas. Agli inizi del 1800, il Texas era ancora un’area molto scarsamente popolata e sotto controllo messicano.

Il governo della nuova Repubblica messicana (indipendente dalla Spagna dal 1821) accettò l’immigrazione di diversi coloni britannici nell’area per creare un “cuscinetto” tra l’Impero messicano e le popolazioni native che abitavano l’area. Il costante afflusso di abitanti anglosassoni in Texas cambiò in poco tempo la composizione demografica dello Stato, con i coloni spagnoli già in minoranza agli inizi del 1830. All’elezione di un governo conservatore a Città del Messico, il Messico annesse il Texas che a sua volta dichiarò l’indipendenza sia dal Messico (non riconosciuta) che dagli Stati Uniti (riconosciuta) nel 1836.

Nel 1845 il Texas decise infine di unirsi agli Stati Uniti pacificamente, fatto che spinse il Messico a dichiarare guerra al Texas (e quindi agli Stati Uniti) nel 1846. Gli Stati Uniti dell’epoca avevano tentato in diverse occasioni di acquistare i territori dell’odierna California e degli Stati contigui per poter finalmente avere accesso ad entrambi gli oceani e compiere il cosiddetto “Destino Manifesto”.

In questo senso, l’invasione del Texas da parte del Messico fu vista positivamente dalle Élites politiche nordamericane per poter finalmente procedere a un’espansione su larga scala del territorio statunitense. Allo stesso tempo, il Messico attraversava però un periodo politico di estrema incertezza interna, avendo ottenuto l’Indipendenza dalla Spagna solo vent’anni prima, e inoltre, si trovava in condizioni economiche e tecnologiche molto più precarie degli industrializzati Stati Uniti.

In questa cornice, gli Stati Uniti inflissero pesanti sconfitte all’esercito messicano in New Mexico e California annettendo entrambi i territori in poco tempo e spingendosi fino allo Stato odierno di Durango in Messico del Nord incontrando pochissima resistenza. Contando sulla supremazia navale assoluta, l’esercito statunitense sbarcò direttamente a Veracruz in Messico Centrale, per poi avanzare e prendere città del Messico nel 1847.

La guerra si concluse quindi nel 1848, con una vittoria schiacciante degli Stati Uniti, che a quel punto occupavano le principali città messicane e avevano conquistato quasi tutti i territori attualmente parte degli Stati Uniti a Nord del Rio Grande. Ad aumentare il bottino nordamericano, a due settimane dalla fine delle ostilità, venne anche scoperto un enorme giacimento d’oro in California, che diede il via alla famosa Corsa all’oro (Gold Rush).

Il trattato di Guadalupe Hidalgo firmato da Messico e Stati Uniti in seguito alla fine della guerra, è considerato da molti storici come uno dei trattati più importanti della storia dei due Paesi, con ripercussioni profonde e protratte sulle relazioni diplomatiche nordamericane. Il trattato sancì infatti, gli attuali confini di Messico e Stati Uniti (a esclusione della successiva Gadsen purchase che prevedeva l’acquisto addizionale da parte degli USA di territori a Sud dell’Arizona) con una compensazione da parte statunitense pari a circa $550 milioni di dollari al cambio attuale.

Alla firma del trattato, il Messico perse un terzo del suo territorio e, sebbene gli Stati Uniti si impegnassero a cancellare tutti i debiti di cittadini messicani verso gli Stati Uniti, le ripercussioni sociali, economiche e di prestigio sullo Stato messicano furono devastanti.

Le relazioni nel dopoguerra

Le relazioni tra Messico e Stati Uniti migliorarono in seguito all‘invasione francese del Messico nel 1864, un altro capitolo di storia dell’area poco conosciuto in Europa, durante il quale i francesi restaurarono la monarchia in Messico supportati da fazioni conservatrici locali.

La Francia, la Spagna e l’Inghilterra invasero simultaneamente il Messico nel 1861 a causa dell’annuncio del Messico di sospensione dei debiti di guerra con le tre nazioni europee. Sebbene il Messico raggiunse velocemente un accordo per il pagamento sia con la Spagna che con l’Inghilterra, la Francia rimase in Messico con l’obiettivo di conquistare lo Stato nella sua interezza.

Allo stesso tempo, negli anni tra il 1861 e il 1864 gli Stati Uniti si trovavano a combattere la Guerra civile americana, uno dei conflitti più devastanti e su larga scala del 1800. In questo senso, l’invasione francese poneva le sue speranze in una continuazione del conflitto statunitense per poter consolidare il proprio controllo sul Messico senza ingerenze.

Gli Stati Uniti, terminata la guerra e considerando l’invasione come una violazione della cosiddetta “Dottrina Monroe” (in sintesi un accordo non scritto secondo il quale le potenze europee dovevano lasciare le Americhe sotto l’ombrello di protezione statunitense senza interferenze) decisero di intervenire armando le fazioni messicane repubblicane che riuscirono a ribaltare la monarchia nel 1867.

La fine definitiva della monarchia in Messico e della Guerra di secessione americana ebbe un impatto notevole sui territori del Messico del Nord e degli Stati Uniti sud-occidentali. I latifondi assegnati alle famiglie nobiliari discendenti dai coloni spagnoli del Messico del Nord vennero ora messi in discussione e, assieme ai territori del Sud-Ovest americano, videro un fortissimo aumento della popolazione. Solo in Texas la popolazione aumentò da circa 180.000 abitanti nel 1860 a più di tre milioni nel 1900.

La Rivoluzione messicana

Agli inizi del Novecento, le relazioni tra Messico e USA deteriorarono però nuovamente, a causa dell’intervento statunitense durante la Rivoluzione messicana del 1910-1920, una serie di conflitti tra diverse fazioni politiche estremamente complessa che portò anche ad un nuovo intervento militare statunitense a Veracruz. Gli Stati Uniti compirono anche una serie di raids in territorio nord messicano per catturare il rivoluzionario Pancho Villa, membro di una fazione rivoluzionaria (i Villisti) alleati con i riformisti anti-governo centrale messicano e anti-statunitensi.

La figura di Pancho Villa in particolare, è ricordata ancora oggi dalla popolazione locale in Messico del Nord come quella di un patriota fortemente ostile agli Stati Uniti e che aiutò a far crescere nel tempo un’avversione popolare alle ingerenze statunitensi nell’area del Messico del Nord e in Messico in generale. Chiunque oggi visiti la regione di Chihuahua può infatti ancora notare una forte presenza della figura di Pancho Villa in musei e leggende di folklore locale, specialmente nelle aree coinvolte dalle spedizioni punitive antivilliste degli USA, come la città di Chihuahua e Hidalgo del Parral, entrambe situate nello Stato nord-messicano di Chihuahua.

Il termine “Gringo”, usato al giorno d’oggi nel linguaggio colloquiale dai messicani per riferirsi agli statunitensi (a volte usato in tono schernente), nacque appunto durante la Rivoluzione messicana dall’unione delle parole “green” (il colore della divisa statunitense all’epoca) e “go” (per “go home”).

 

Fine prima parte

 

Fonti e approfondimenti

Expansion of Spanish rule, Enciclopedia Britannica, 26/12/2021.

Alberto Najar, Quién era Pancho Villa, el único mexicano (y latinoamericano) que ha invadido a Estados Unidos, 04/07/2019.

Lumen Learning, The Mexican War of Independence, 26/07/2012.

John O’ Sullivan, “Annexation,” The United States Magazine and Democratic Review, Volume 17 (New York: 1845), 07/01/1845.

OurGovDocuments, Treaty of Guadalupe-Hidalgo, 02/02/2004.

Javier Garza Ramon, ¿Qué hay detrás del enojo de los estados del norte de México?, Washington Post, 26/04/2020.

 

Editing a cura di Matilde Mosca

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