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Il diritto di aborto in Polonia è ancora sotto scacco della politica

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Il nuovo Primo ministro polacco, l’ex presidente del consiglio europeo Donald Tusk, è stato eletto a ottobre 2023 anche grazie al voto di milioni di donne che ora gli chiedono di tenere fede alle sue promesse di modificare le legge sull’aborto. 

Il diritto delle donne a decidere sul proprio corpo, infatti, è stato fortemente limitato dal precedente governo, guidato dal partito conservatore Diritto e Giustizia (PiS) fin dal 2015. Nel 2020 una sentenza della Corte costituzionale del Paese, la cui maggioranza dei giudici è stata nominata dal PiS, ha inasprito ancora di più le regole per abortire, limitando il diritto ai soli casi di stupro, incesto, o di pericolo di vita per la madre: in pratica, ha negato alle donne la possibilità di scegliere. 

Il dibattito politico sull’aborto 

A fine gennaio Tusk si è nuovamente impegnato a proporre una legge per liberalizzare il diritto di aborto e per allentare le restrizioni sulla pillola del giorno dopo, ma la coalizione che lo sostiene – e che è arrivata a un accordo dopo giorni di trattative post elettorali – non è compatta su questo tema. 

Due partiti dell’alleanza – Coalizione Civica di Tusk e La Sinistra – si erano impegnati a legalizzare l’aborto fino alla 12esima settimana di gravidanza. Il partito del Primo ministro aveva assicurato che lo avrebbe fatto entro i primi 100 giorni di mandato. Ma Terza Via, l’ultima gamba della coalizione composta da Polonia 2050 e dal Partito popolare polacco, rifiuta questa possibilità: dalla sua posizione conservatrice preferisce indire un referendum, contando sulla possibilità che la società polacca rifiuti la proposta. 

Anche se la coalizione dovesse raggiungere un’intesa, il rischio è che la riforma venga comunque bloccata. Dalla Corte costituzionale, ma anche dal presidente della Repubblica Andrzej Duda, alleato del Pis, che detiene il potere di veto su qualsiasi emendamento legislativo. 

I diritti a un passo dal voto

A incombere sul diritto all’aborto ci sono anche le elezioni. Ad aprile la Polonia andrà al voto per le consultazioni locali, poi a giugno ci saranno quelle europee e, infine, nel 2025 si andrà al voto per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Szymon Hołownia, presidente della camera bassa del parlamento e leader di Polonia 2050, ambisce a diventare capo di Stato il prossimo anno e non ha alcuna intenzione di inimicarsi il proprio elettorato conservatore. 

Le associazioni che combattono per il diritto di aborto in Polonia ritengono che questo resti il momento migliore per intervenire. Tra queste c’è l’associazione Abortion Dream Team, parte di Abortion Without Borders, una rete di attiviste femministe fondata da sei organizzazioni polacche e da altre parti d’Europa che dal 2019 fornisce informazioni, consulenza, finanziamenti e supporto pratico a chi ha necessità di abortire all’estero o di accedere a strumenti, fonti e farmaci abortivi attendibili. 

Fin dalla sua fondazione, le attività dell’Abortion Dream Team sono state nel mirino delle autorità polacche e gli attivisti operano in un ambiente sempre più ostile, con il rischio di essere accusati di assistenza all’esecuzione di un aborto (art.152, par. 2, del Codice Penale) e di possesso di farmaci senza autorizzazione allo scopo di immetterli sul mercato (art. 124 del Codice Farmaceutico). Tristemente noto il caso di Justyna Wydrzyńska.

Fonti e approfondimenti

Candidi, Ginevra, “I diritti sessuali e riproduttivi – Abortire in Polonia“, Lo Spiegone, 14 gennaio 2020

France24, “Poland’s new government to propose legislation easing near-total abortion ban”, 24 gennaio 2024

Kasztelan, M. “Will Poland’s New Government Legalize Abortion?Foreign Policy, 12 febbraio 2024

Kość, W., “Tusk faces a big fight overturning Poland’s abortion ban”, Politico EU, 9 febbraio 2024

Storchi, Letizia, “Il personaggio dell’anno: Justyna Wydrzyńska“, 22 dicembre 2022

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