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I migranti, la nuova arma di Putin per influenzare le europee

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di Anita Armenise

Odessa occupa un posto speciale nella guerra di conquista di Putin. La città portuale, snodo fondamentale per le esportazioni di grano, è ancora l’obiettivo di devastanti attacchi aerei. Se la Russia conquista l’avamposto, l’Africa è alla mercé della diplomazia dei cereali di Mosca, e a risentirne potrebbe essere l’Europa.

Il monopolio del mercato

Il controllo delle esportazioni dei cereali dall’Ucraina può rappresentare un’arma nelle mani di Putin. Il Cremlino intende utilizzare la penuria di cereali, quindi la fame, per colpire il continente africano. L’obiettivo è quello di destabilizzare l’Europa per influenzare le imminenti elezioni, spingendo i migranti fuori dall’Africa.

In Europa, il fenomeno migratorio favorirebbe i partiti populisti e conservatori che basano le loro campagne elettorali sulle difficoltà legate alla presenza e all’accoglienza dei profughi. Dai leader di governo come Viktor Orbán, come Marine Le Pen o Matteo Salvini, si assiste ad una configurazione dei discorsi politici su questo tema. Ma questo sentimento anti-migranti in Europa potrebbe aiutare la Russia.

Odessa e la sua rilevanza strategica

La città è fondamentale dal punto di vista economico. I tre porti che circondano Odessa sono i più grandi dell’Ucraina e comprendono l’unico porto in acque profonde del paese.

Prima della guerra, circa il 70% delle importazioni ed esportazioni totali dell’Ucraina avvenivano via mare, e quasi i due terzi del commercio passavano attraverso i porti del mar Nero. Tra questi Odessa, altri due vicini (Pivdennyi e Čornomorsk), e Mykolaiv a est collegavano l’economia dell’Ucraina a quella globale.

Il porto di Odessa, inoltre, è ben connesso alla rete ferroviaria nazionale, che consente il rapido trasferimento delle merci dal mare alla terra e il loro trasporto sul territorio dell’Ucraina. Ciò rende Odessa attrattiva per chi è interessato ad esportare merci a livello globale.

L’invasione del 24 febbraio 2022 

Il blocco russo del mar Nero e le mine posizionate sul fondo dall’Ucraina per scopi difensivi hanno bloccato tutte le spedizioni, comprese quelle di grano, di cui l’Ucraina era il quinto esportatore mondiale. Questo ha contribuito a far salire i prezzi del grano di oltre il 50% dall’inizio della guerra.

La Russia, infatti, è stata accusata da Ursula von der Leyen di usare «hunger and grain to wield power». Infatti ora sta usando la penuria alimentare come strategia per avere un peso nelle decisioni dell’Occidente, sia in termini di sanzioni che in termini elettorali.

Gli attacchi contro le infrastrutture ucraine del Mar Nero rischiano di avere un impatto di vasta portata sulla esportazioni totali, in particolare nei Paesi del Sud del mondo. Le città portuali che consentono l’esportazione di grano (come Odessa, Reni e Izmail) sono un’àncora di salvezza per molti. Gli stessi che ora sono vittime di questa guerra.

La fame come arma di guerra

In questa fase del conflitto, quella successiva al fallimento della guerra lampo che Vladimir Putin aveva immaginato per conquistare l’Ucraina, il grano sarà l’arma strategica di cui la Russia vuole dotarsi.

Ritirandosi da un accordo cruciale (il “Black Sea grain deal”) che avrebbe consentito l’esportazione di grano dall’Ucraina attraverso il mar Nero, e attaccando il porto di Odessa senza tregua, Putin sta ponendo le basi per una crisi alimentare globale.

Le conseguenze saranno disastrose per i Paesi a basso reddito, che sono particolarmente esposti all’aumento dei prezzi dei cereali sui mercati globali delle materie prime. Secondo una panoramica della FAO, l’Africa sta affrontando una crisi alimentare di proporzioni senza precedenti. Si prevede che milioni di persone saranno a rischio di peggioramento nel prossimo futuro a causa degli effetti a catena della guerra in Ucraina. Le stime più recenti mostrano che quasi 282 milioni di persone in Africa (circa il 20% della popolazione) erano sottonutrite nel 2022. 

La fame significa, tra le altre cose, un aumento del rischio di malattie nei paesi più poveri. Il peggioramento delle condizioni sociali creerà maggiori pressioni migratorie in alcune parti del mondo.

Se a Putin sarà permesso di perseguire questa strategia, il probabile effetto sarà quello di un dissesto economico, di un aumento della povertà e di una maggiore migrazione verso il continente più vicino: l’Europa. 

Una strategia europea 

Frontex, la polizia di frontiera dell’UE, afferma che la Russia vuole strumentalizzare l’immigrazione come leva in un più ampio gioco di influenza e pressione. L’agenzia avverte che un Putin sempre più isolato, che sceglie di spostare i migranti alle porte dell’Europa (sia lungo i confini orientali della Russia che attraverso mandatari nel Sud, inclusa l’Africa) rappresenta una grave minaccia alla sicurezza per il 2024.

L’interesse della Russia ad assicurarsi l’accesso al porto nel Mar Nero espande la sua capacità di essere una forza dirompente per il passaggio navale e marittimo lungo la costa orientale dell’Africa.

L’influenza russa in Libia e nel Sahel fornisce al Cremlino l’accesso ai nodi chiave delle rotte della migrazione africana e al traffico di esseri umani. La Russia ha quindi la capacità di provocare crisi umanitarie e politiche per l’Europa e di sfidare, al contempo, sfere di influenza storicamente europee (principalmente francesi) in Africa.

Le conseguenze sull’elettorato europeo

Nella narrativa delle frange più conservatrici dei partiti politici europei, l’immigrazione rappresenta una minaccia alla sicurezza. La paura è lo strumento attraverso il quale la destra sfrutta il sentimento anti-immigrazione nei confronti dei rifugiati provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente, spesso stigmatizzati con accezioni negative. Una tendenza questa, che come ha messo in luce l’MIT, si osserva proprio in corrispondenza delle tornate elettorali. 

Vladimir Putin esercita già un’influenza su alcune delle principali rotte utilizzate per raggiungere il continente. Ora si teme che abbia intensificato i suoi sforzi per spostare i migranti verso l’Europa in vista delle elezioni del giugno 2024.

Utilizzando forze paramilitari e mercenari privati, incluso il famigerato gruppo Wagner, la Russia sta alimentando la violenza in nazioni già instabili come Burkina Faso, Mali, Sudan, Repubblica Centrafricana e Libia. Costringendo le persone ad abbandonare le proprie case e spingendo così i migranti verso l’Europa. 

D’altronde la Nuova Wagner non fa mistero delle sue mire. Come Prigozhin aveva fatto nella Repubblica Centrafricana e in Mali, le aspirazioni dei mercenari, che continuano a tessere la loro tela nel continente africano, si rivolgono verso la creazione di realtà locali che servono da cassa di risonanza per la propaganda russa. 

La retorica securitaria si sta già rivelando una questione chiave per gli elettori. Uno sviluppo che potrebbe incidere nel pauroso spostamento verso destra del Parlamento europeo, come previsto dall’ECFR. Ciò potrebbe favorire un aumento di eurodeputati meno solidali con la difficile situazione dell’Ucraina (e più solidali con Putin) che prenderanno posto nel Parlamento europeo, riducendo così il sostegno a Kiev nella sua difesa contro la Russia.

Fonti e approfondimenti

Dekeyser, Elizabeth, and Michael Freedman. “Elections, party rhetoric, and public attitudes toward immigration in Europe.” Political Behavior 45.1 (2023): 197-209.

Dixon, H., “Revealed: how Putin plans to flood West with migrants”, The Telegraph, febbraio 2024.

FAO, AUC, ECA and WFP. 2023. Africa – Regional Overview of Food Security and Nutrition 2023:Statistics and trends. Accra.

Hammond, Laura. “Forced Migration and Hunger.” Global Hunger Index: Forced Migration and Hunger. Dublin, Republic of Ireland and Bonn, Germany: Concern Worldwide and Welt Hunger Hilfe (2018).

K, Cunningham, S. Dennison, S, Hix Imogen Learmonth “A sharp right turn: A forecast for the 2024 European Parliament elections”, 2024.

Parlamento europeo. Statistiche su asilo e migrazione.

Puryear, Vernon J. “Odessa: Its Rise and International Importance, 1815-50.” Pacific Historical Review, vol. 3, no. 2, 1934, pp. 192–215.

Siegle, J., “Russia and Africa: Expanding Influence and Instability. Russia’s Global Reach: A Security and Statecraft Assessment” 2021, 80-90.

Editing a cura di Beatrice  Cupitò 

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