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Cosa significa l’escalation per il Libano

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Il rischio di un’ulteriore escalation del conflitto in Medio Oriente sembra sempre più concreto. Israel Katz, ministro degli Esteri israeliano, ha addirittura aperto alla possibilità di una “guerra a tutto campo” volta alla distruzione di Hezbollah in Libano. Una dichiarazione che arriva in un clima sempre più teso.

Dopo gli attacchi del 7 ottobre in Israele, infatti, anche il fronte libanese è stato incandescente. La sequenza di fuochi incrociati tra il “Partito di dio” e lo Stato ebraico è continuata fino ad oggi, con l’offensiva israeliana che si è spinta anche all’interno del territorio libanese, per esempio nella valle della Bekaa. Per la popolazione civile che vive nelle zone colpite, questo significa un progressivo peggioramento delle condizioni di vita, in uno scenario già prima molto instabile.  

Il punto sul conflitto

In Libano ha dimora uno degli attori principali del conflitto mediorientale, Hezbollah. Movimento di resistenza armata nato durante l’invasione israeliana del 1982, ha saputo col tempo creare un’organizzazione sempre più strutturata e capillare. All’anima rappresentata dal braccio armato del movimento si accompagna quella istituzionale: Hezbollah è anche un partito politico, con propri rappresentanti in Parlamento e con una fitta rete di legami diplomatici a livello regionale e internazionale.  

Fortemente legato all’Iran, il movimento vede fin dalle origini uno dei nemici principali nello Stato ebraico. Le ostilità tra i due negli ultimi decenni non sono mai venute meno, raggiungendo l’apice nell’estate 2006. A rimanere uccisi in quei 34 giorni di guerra furono, sul fronte libanese, più di 1.100 civili e combattenti di Hezbollah; sul fronte israeliano, più di 40 civili e 120 soldati delle Idf. Oggi, dopo anni di conflitto “a bassa intensità”, con l’offensiva israeliana nei Territori palestinesi anche il fronte libanese ha visto l’esplodere di una guerra aperta. 

Hezbollah e lo Stato ebraico infatti negli ultimi mesi hanno alzato entrambi i toni dello scontro, con attacchi ripetuti a base di missili, razzi e droni. Attacchi che hanno preso di mira sia infrastrutture civili che militari e che si sono spinti sempre più in profondità nel territorio dei due Paesi confinanti. A morire sotto questo fuoco incrociato sono stati soldati di entrambi gli schieramenti, ma non solo. 

L’offensiva israeliana ha ucciso almeno 435 persone, di cui circa 80 civili. Sul fronte opposto, i numeri sono più ridotti: almeno 16 soldati e 11 civili. Il numero degli sfollati, invece, raggiunge le decine di migliaia, più di 50 mila sul versante israeliano, più di 90 mila su quello libanese. Tra questi ultimi, vi sono anche quanti hanno abbandonato le proprie città in seguito all’utilizzo, ormai ampiamente documentato dalle organizzazioni non governative, di munizioni al fosforo bianco. Un’arma chimica che Israele continua a usare nonostante sia vietata dalle Nazioni Unite nelle aree in cui sono concentrate le popolazioni civili. 

La crisi dietro al conflitto

Per la popolazione, l’allargarsi del conflitto regionale significa l’aggravarsi della gravissima instabilità locale. Dallo scoppio della crisi economica nel 2019, infatti, il Libano è rapidamente precipitato in un vortice di cui non si intravede la fine e che sarebbe destinato a prolungarsi con l’escalation. 

Neppure gli attori internazionali hanno saputo risollevare le sorti del Paese. Il FMI avrebbe garantito un prestito di 3 miliardi di dollari, a fronte di una serie di riforme ritenute necessarie per aumentare la trasparenza e la responsabilità dello Stato. Tuttavia, la mancanza di volontà e di capacità, da parte delle élite al potere, di sbloccare la situazione ha determinato una situazione di stallo. 

Negli ultimi anni, verso il Paese dei cedri sono già confluiti diversi flussi di denaro. Ma il sospetto, come riporta Al Jazeera, è che siano andati a ingrossare le tasche di banchieri, uomini d’affari e politici corrotti. Uno sviluppo che spiegherebbe almeno in parte perché circa l’80% dei libanesi vive oggi al di sotto della soglia di povertà (il 36%, di quella estrema). Le condizioni addirittura peggiorano se si guarda ai tanti rifugiati che vivono entro i confini nazionali. 

L’esodo e la guerra 

Il Libano ospita il maggior numero di rifugiati per chilometro quadrato al mondo. 1,5 milioni di questi provengono dal conflitto civile siriano. I tassi di povertà per queste comunità sono ancora più alti, i bisogni lasciati insoddisfatti se possibile ancora di più. Senza dimenticare che, spesso, proprio nei loro confronti si scaglia la brutale repressione delle autorità. E, seguendone le orme, il risentimento della popolazione locale. 

Ma il Paese dei cedri ospita anche più di 250.000 rifugiati di origine palestinese. La storia della diaspora in questo caso inizia molto prima di quella siriana, con la Nakba del 1948. Da allora, a riversarsi qui dai Territori occupati sono state centinaia di migliaia di profughi, sparsi nei 12 campi in tutto il Paese. Per questa fascia della popolazione, vivere significa soprattutto affidarsi all’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite accusata ingiustamente da Israele di essere legata ad Hamas.  

Il vento di guerra, in Libano, si respira anche e soprattutto in questi campi profughi, ad esempio Ein el-Hilweh. Da sempre teatro di lotta tra le fazioni palestinesi, il più grande dei “villaggi sfollati” ha visto negli ultimi tempi cessare le ostilità interne di fronte alla devastazione in atto a Gaza. Come in altri contesti, la lotta per il potere ha lasciato il posto al risentimento e alla resistenza trasversale contro lo Stato ebraico. Le uniche cose a crescere, insieme al numero degli sfollati e dei morti sul campo di battaglia. Che hanno smesso da tempo di avere confini. 

Fonti e approfondimenti

El Khoury, E., “The war in Gaza risks pulling in Hezbollah and Lebanon”, The Conversation, 11/04/2024

Human Rights Watch, “Lebanon: Israel’s White Phosphorous Use Risks Civilian Harm”, 5/06/2024

Jones, S. et al., “The Coming Conflict with Hezbollah”, CSIS, 21/03/2024

MacFarquhar, N., Saade, H., Euan, Q. “How Hezbollah and Israel Have Kept the Lid on a Wider War”, New York Times, 9/06/2024

Maroto, M., “The future of Ein el-Hilweh, the massive Palestinian refugee camp in Lebanon whose fate is linked to Gaza | International”,  EL PAÍS English, 23/04/2024

Zoughaib, S., Heller, S., “The Shadow Plan: How Lebanese Elites Are Sabotaging Their Country’s IMF Lifeline”, The Century Foundation, 12/06/2024

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