La campagna di Donald Trump inizia a mostrare i primi dubbi sulla sua efficacia strategica, almeno secondo quanto riporta il Financial Times. Ma come nel caso della campagna Harris, i finanziamenti raccolti mostrano anche in questo caso cifre da capogiro. Da gennaio a oggi, l’ex presidente ha raccolto 268 milioni di dollari. Ma chi sta finanziando Donald Trump e la sua campagna?
I finanziamenti a Trump
Per Trump il boom di finanziamenti, che colpisce perché proveniente da singoli piccoli donatori (i cosiddetti small donors), c’è stato subito dopo il verdetto di condanna che ha lo colpito. I portavoce della campagna repubblicana dichiarono di aver raccolto 53 milioni di dollari nelle 24 ore successive alla sentenza di colpevolezza. Quasi il 30% di questi donatori erano “nuovi donatori”.
Ma a sostenere Trump e la sua corsa per tornare alla Casa Bianca ci sono anche alcune tra le personalità più ricche del Paese. Tra queste, fondatori e dirigenti di alcune delle più grandi aziende statunitensi. Ben 26 miliardari hanno già donato più di 1 milione di dollari a testa a PAC e comitati pro-Trump. Con eccezioni che vanno ben oltre questa cifra. Le principali industrie miliardarie che sostengono Trump vengono dal mondo del gioco d’azzardo (casinò), della finanza, del petrolio e del gas.
Chi sostiene Trump
Capita anche che alle donazioni venga collegato l’aspetto ideologico, come nel caso della ABC Supply di Diane Hendricks. La sua esperienza di operare e generare posti di lavoro negli Stati Uniti viene spesso celebrata e utilizzata. D’altronde è pur sempre una campagna elettorale. Hendricks dal palco della convention repubblicana ha parlato delle sue opinioni pro-vita e ha accusato l’amministrazione Biden-Harris di soffocare l’imprenditorialità. La sua azienda di materiali da costruzione ABC Supply fattura 20 miliardi di dollari all’anno. A oggi Hendricks ha donato di 6 milioni di dollari.
L’elenco include alcuni eredi come il rampollo di Johnson & Johnson Woody Johnson e Miriam Adelson, la vedova del magnate dei casinò Sheldon Adelson. La quale si sta anche spendendo molto con Trump in favore della causa israeliana e dell’annessione della Cisgiordania, smentite a parte. Adelson ha donato a oggi quasi 6 milioni di dollari.
In cima alla lista c’è però Timothy Mellon, magnate ed erede di una fortuna risalente a oltre un secolo fa proveniente dal mondo bancario, oggi impegnato nel mondo dei trasporti nel settore ferroviario. Mellon ha donato più di 75 milioni di dollari a un PAC pro-Trump, più una donazione di altri 50 milioni il giorno dopo la condanna di Trump. Altri 25 milioni li ha donati per sostenere Robert Kennedy, legato ora a Trump in seguito al suo ritiro dalla corsa elettorale.
Altro nome noto è quello di Linda McMahon, moglie di Vince McMahon (oggi caduto in disgrazia dopo accuse riguardanti molestie sessuali). Ben noti per aver trasformato il mondo del wrestling a stelle e strisce in un colosso che vale miliardi di dollari. Linda McMahon ha provato ad entrare in politica per anni, venendo sconfitta due volte in due corse al Senato in Connecticut. Vicina a Trump, ha ricoperto il ruolo di capo della Small Business Administration durante la sua amministrazione. Oggi presiede l’America First Policy Institute, ente senza scopo di lucro pro-Trump, e fa parte del consiglio di amministrazione della Trump Media and Technology Group (società che gestisce il social trumpiano Truth). Ha contribuito alla campagna Trump con più di 15 milioni di dollari.
I fossili per Trump
Kelcy Warren, patron della Energy Transfer, è un altro dei grandi donatori dell’ex presidente. La sua società è meglio conosciuta perché legata alla costruzione dell’oleodotto Dakota Access Pipeline, che Trump ha contribuito a far realizzare attraverso uno dei suoi primi atti in carica nel 2016. Warren ha sborsato quasi 6 milioni di dollari. Legato a questo settore c’è anche Timoteo Dunn, proprietario della Crown Quest, una delle principali aziende petrolifere del Paese che ha sede in Texas, il quale ha donato più di 5 milioni.
A maggio, l’ex presidente ha partecipato a una tavola rotonda con i dirigenti del settore petrolifero e del gas. Qui ha detto che una volta tornato alla Casa Bianca prevede di attuare politiche favorevoli ai combustibili fossili, come il ritiro del sostegno alle iniziative che promuovono l’energia verde. Lo ha affermato Dan Eberhart, CEO della società che opera nel settore fossile Canary, che ha partecipato all’incontro. “È molto favorevole all’industria, e l’industria è molto favorevole a lui“, ha detto Eberhart. Ma l’elenco è ancora lungo.
Altri miliardari pro Trump
Trump ha rimesso inoltre insieme la sua vecchia base di donatori e sta raccogliendo milioni da miliardari di Wall Street come Stephen Schwarzman di Blackstone e Robert Mercer di Renaissance Technologies. Nel campo di Trump ci sono anche Elon Musk, gli imprenditori del mondo crypto Cameron e Tyler Winklevoss e venture capitalist come Marc Andreessen e Ben Horowitz.
E proprio Musk ha creato il suo PAC allineato a Trump, chiamato America PAC. Secondo i dati disponibili più recenti, Musk non ha ancora versato contributi in prima persona, ma ha confermato su X che i soldi stanno arrivando. “I repubblicani sono per lo più, ma non del tutto, dalla parte del merito e della libertà”, ha scritto Musk in un post.
L’impatto di queste personalità nella politica è certamente molto influente. Non significa vittoria ma nel gioco dell’arena politica esserci fa la differenza in ogni caso, vittoria o sconfitta che sia. Lavorando da veri e propri “imprenditori di policy”, il loro appoggio verso un candidato può rivelarsi fondamentale, specialmente al Congresso. Dal momento che i miliardari sono tra i più propensi a dare grandi contributi all’inizio di una campagna, spesso determinano chi ce la fa o non ce la fa a superare le primarie, dem o repubblicane che siano.
I (non) limiti ai finanziamenti
La decisione della Corte Suprema del 2010 a favore del gruppo conservatore Citizens United è in gran parte la causa di questa corsa ai contributi. Nel 2002 il Congresso aveva approvato una legge limitava alle aziende e ad altre organizzazioni di spendere per le campagne politiche. La corte ha ritenuto che limitare le spese indipendenti violasse il Primo emendamento. Limiti rimangono nelle contribuzioni singole, ma attraverso i PAC le donazioni possono essere illimitate. Da qui il sempre crescente aumento delle cifre delle campagne elettorali.
“I miliardari stanno rimodellando radicalmente l’intero ambiente politico”, afferma Craig Holman, lobbista per gli affari governativi di Public Citizen. “Hanno un sacco di influenza e sembrano chiedere favori specifici in cambio dei loro soldi”. Un meccanismo che riguarda sia democratici che repubblicani. Sta di fatto, che come nel caso di Harris, questi soldi raccolti dovranno essere ben spesi dalla campagna di Trump. Più soldi non significano vittoria, ma aiutano nella gestione della campagna, a operare sui territori che più contano nell’aprire sedi, fare investimenti pubblicitari e avere staff più ampi e di qualità. Su questo, la battaglia negli Stati chiave sarà decisiva.
Seppur indietro nei sondaggi, alcuni donatori repubblicani e personalità a lui vicine rimangono ottimisti. Convinti che la corsa si sposterà di nuovo su di lui mentre le politiche di Harris sull’economia e l’immigrazione finiranno al centro del dibattito pubblico in vista del loro scontro televisivo, previsto il 10 settembre. Secondo i repubblicani, lo slancio di Harris dopo la convention democratica si rivelerà di breve durata. Vedremo se avranno ragione.
Fonti e approfondimenti
Breuninger, K., Trump campaign raises record $34.8 million in donations after guilty verdict, CNBC, 31/05/2024
Ence Morse, C., Melgar, L., Reston, M., Meet the megadonors pumping millions into the 2024 election, The Washington Post, 26/08/2024
Light, J., The Billionaires Behind Trump and Harris’ Campaigns—and What They Want, Barron’s, 26/08/2024
Politi, J., Chavez, S., Rogers, A., Republicans fear Donald Trump’s campaign strategy against Kamala Harris is failing, The Financial Times, 29/08/2024
Kamin, L., Here Are Trump’s Top Billionaire Donors, Forbes, 14/08/2024