Venerdì 25 ottobre, il governo di Luiz Inacio Lula da Silva ha firmato un accordo di risarcimento da circa 28 miliardi di euro con la società mineraria brasiliana Vale e l’anglo-australiana Bhp per il crollo della diga di Mariana. Il più grande disastro ambientale della storia del Brasile, avvenuto il 5 novembre 2015 nel Minas Gerais, uno Stato nel sud-est del Brasile.
Il risarcimento per il crollo della diga di Mariana
Il valore totale dell’accordo di risarcimento è di 170 miliardi di reais, al cambio attuale 27,6 miliardi di euro, più o meno quanto una legge di bilancio in Italia. Di questi, 16,2 miliardi di euro entreranno nelle casse pubbliche e saranno gestiti dal Fondo Rio Doce, amministrato dalla Banca nazionale per lo sviluppo economico e sociale (Bndes).
Altri 5,2 miliardi di euro copriranno gli “obblighi” da parte delle compagnie minerarie di rimozione dei rifiuti e risarcimenti individuali per le vittime. I versamenti dovranno essere erogati entro i prossimi 20 anni. La parte restante di 6,2 miliardi di euro è già stata pagata dalla brasiliana Vale e dalla anglo-australiana Bhp – che costituivano il consorzio Samarco che gestiva la miniera di ferro – negli ultimi 9 anni.
“Spero che le compagnie minerarie abbiano imparato la lezione. Sarebbe stato molto più economico prevenire quanto accaduto”, ha detto Lula in occasione della firma. “Questa disgrazia è stata causata dall’avidità di profitto. Quello che è successo a Mariana è una questione di pura e semplice irresponsabilità nei confronti della popolazione della regione”, ha concluso il presidente brasiliano.
Oltre al risarcimento e al finanziamento di programmi di sviluppo socio-ambientale, sanitario ed economico, l’accordo prevede anche la rimozione delle scorie da una parte del Rio Doce. Un punto che aveva creato più di una frizione tra le compagnie e i governi durante i negoziati. Ora, 9 milioni di metri cubi di scorie dovranno essere rimossi.
Il disastro della diga di Mariana
La diga di Mariana, conosciuta anche come diga Fundao, si trovava nello Stato brasiliano di Minas Gerais. Grazie alla diga, il bacino immagazzinava circa 50 milioni di metri cubi di fanghi derivanti dall’estrazione degli ossidi di ferro. Il 5 novembre 2015 la struttura è crollata spazzando via il villaggio di Bento Rodrigues, ora una città fantasma, uccidendo almeno 19 persone.
Secondo l’accusa la società che gestiva la miniera aveva previsto l’impatto potenziale di un tale disastro in una valutazione del rischio nel caso peggiore. Ma la società non avrebbe intrapreso azioni che, a dire dei procuratori, avrebbero potuto evitare il disastro. Concentrandosi invece sulla riduzione dei costi e sull’aumento della produzione. Questo ha portato diverse persone a essere accusate di omicidio. Anche se nel 2019 queste accuse sono state derubricate. Come spiega Bloomberg, in casi simili è molto difficile che le accuse di omicidio arrivino a sentenza.
Il maggior disastro ambientale della storia del Paese non è stato comunque quello con il maggior numero di morti. Nel 2019 il crollo della diga di Brumadinho uccise almeno 270 persone, altre sono ancora disperse. Anche in questo caso era il gruppo Vale a gestire l’impianto – con la tedesca Tüv Süd che aveva certificato la sicurezza dell’impianto – e anche in questo caso l’accusa di omicidio venne derubricata nonostante secondo le autorità la diga presentasse rischi strutturali fin dal 2017 e la dirigenza di entrambe le compagnie ne fosse “pienamente cosciente”.
Come segnalavano i dati dell’Agenzia Nazionale Mineraria (Anm) del 2020, Brumadinho conviveva con sette delle 46 dighe ad alta probabilità di crollo del Paese. Dopo il disastro del 2019 il Brasile ha imposto il divieto di costruire dighe dello stesso tipo di quelle di Brumadinho e Mariana. Imponendo come limite il 2027 per smantellare quelle già esistenti.
I danni ambientali
Oltre alle morti, il disastro ambientale di Mariana è stato enorme. I rifiuti tossici sono stati rilasciati nel Rio Doce (Fiume Dolce), contaminando l’acqua e danneggiando il suo ecosistema. Le comunità situate lungo i corsi d’acqua non sono riuscite a sfuggire a un muro di fango rosso, denso e tossico che ha travolto i villaggi. La dimensione è impressionante. Si tratta, in proporzione, di più di 20.000 piscine olimpioniche di rifiuti scivolate per 600 chilometri verso l’Oceano Atlantico. Portando con sé i rottami di circa 200 case e i corpi di animali e persone.
Il fiume Doce, sacro per la comunità indigena Krenak, non si è ancora completamente ripreso dai danni nonostante Bhp dica il contrario. Secondo uno studio dell’Università dell’Ulster, i rifiuti tossici hanno danneggiato 660 km di fiume e ucciso 14 tonnellate di pesci d’acqua dolce. Secondo le associazioni di ambientalisti l’inquinamento potrà essere smaltito dall’ambiente marino nel corso di circa 100 anni.

Il caso giudiziario della diga di Mariana
L’accordo stipulato dal Brasile con Bhp e Vale è solo una parte del contenzioso legale. A Londra, infatti, si è da poco aperto il processo che vede una class action di circa 620 mila vittime, tra cui residenti, comuni e aziende del bacino del fiume Doce. Nel Regno Unito si trova la sede di Billiton, una delle società che fa parte del gruppo Bhp, e questo autorizzava a muovere causa qui.
Dopo l’inizio dell’azione di risarcimento intentata presso l’Alta corte di Londra da circa 240 mila soggetti interessati, nel luglio del 2022 è stato innanzitutto chiarito, grazie alla Court of Appeal, che i tribunali inglesi avevano giurisdizione per esaminare il caso, soprattutto perché il risarcimento fornito alle vittime in Brasile era inadeguato. A quel punto molti altri si sono uniti alla class action arrivando a una richiesta di circa 43.500 miliardi di euro.
La prima fase del processo determinerà se Bhp, in quanto società madre, era responsabile e quindi può essere condannata a versare ulteriori somme a titolo di risarcimento nei confronti dei ricorrenti. Circa 70.000 persone danneggiate dal disastro della diga di Mariana stanno anche portando Vale in tribunale nei Paesi Bassi, ma ci sono contenziosi aperti anche negli Stati Uniti e in Australia.
Entrambe le società negano ogni responsabilità e sostengono che i procedimenti legali all’estero “non sono necessari” in quanto duplicherebbero quelli in Brasile.
I timori diventati realtà
Alcuni membri della comunità di Mariana avevano dichiarato alla Bbc di essersi uniti all’azione legale del Regno Unito perché frustrati dalla lentezza dei procedimenti in Brasile. Le comunità interessate sospettavano che l’accordo brasiliano sarebbe stato raggiunto subito dopo l’apertura del caso nel Regno Unito, a causa di una maggiore pressione internazionale. Così è stato: l’accordo è stato raggiunto il 25 ottobre, quattro giorni dopo l’apertura del processo a Londra.
Il vicepresidente di Vale per gli affari aziendali ed esterni, Alexandre D ‘Ambrosio, ha dichiarato che le argomentazioni presentate nelle class action, ovvero la lentezza dei ricorsi in Brasile, “non reggono più” dal momento che “l’accordo di risarcimento è stato siglato”. Per l’esecutivo, l’accordo di venerdì “decostruisce” l’argomentazione dell’accusa. D’Ambrosio ha sottolineato che “le persone che chiedono un risarcimento nella causa inglese potranno aderire all’accordo firmato questo venerdì”. La loro speranza è che questo risarcimento metta fine anche alle circa 181 mila azioni civili individuali in corso nei tribunali brasiliani.
Per quanto riguarda il processo in Olanda, l’esecutivo ha precisato che è nella fase iniziale, le prime udienze sono previste solo nel 2025, e bisognerà ancora valutare la possibilità di coinvolgere Vale nel procedimento. Non è tuttavia scontato che i giudici daranno ragione alle società e che quindi i contenziosi all’estero si chiudano dopo il risarcimento stabilito con lo Stato brasiliano.
Fonti e approfondimenti
Al Jazeera, “Why are victims of a Brazil dam disaster suing miner BHP in a London court?” 23/10/2024
Altino L. e Neder V., “Novo acordo de reparação por tragédia de Mariana impacta o julgamento contra a BHP em Londres? Veja as análises de especialistas”, O Globo, 26/10/2024
Folha de S. Paulo, “Acordo da Samarco com governo deixa brecha para mais indenizações”, 24/10/2024
Neder V., “Executivos da Vale defendem que julgamento do caso Mariana em Londres perderá finalidade com assinatura de novo acordo”, O Globo, 25/10/2024
Wells I., “Mining giants sign $30bn settlement for 2015 Brazil dam collapse”, BBC, 26/10/2024
Williasm C., “BHP should pay $70 billion for destroying a god, survivors of the Brazilian Mariana Dam disaster say”, ABC, 9/10/2024