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Le ragioni del non voto negli Usa

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Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Negli Usa il voto non è scontato. Le ultime elezioni presidenziali hanno segnato un’affluenza insolitamente alta, con il 62,8% degli elettori che ha espresso la propria scelta. Tuttavia, ciò significa che (quasi) 2 su 5 hanno disertato le urne. 

Mancanza di interesse, disaffezione nei confronti dei candidati e delle loro proposte, troppi impegni per andare al seggio. Queste le principali motivazioni allora, a scorrere l’elenco stilato da Statista. Un’immagine composita, che da sola però non basta a spiegare l’abbandono di quello che negli Usa viene interpretato come un imprescindibile dovere civico. Le cause profonde sono infatti radicate nelle disuguaglianze strutturali della società statunitense.  

Il voto negato alle minoranze negli Usa 

Spesso, nel dibattito pubblico italiano ed europeo, gli Stati Uniti vengono citati come modello di democrazia. In realtà, basta dare un’occhiata alla storia del diritto di voto per rendersi conto che si tratta di una narrazione piuttosto debole, per non dire infondata. Questo diritto fondamentale negli Usa non è mai stato garantito allo stesso modo a tutte le fasce della popolazione. Il caso più eclatante è quello della minoranza afroamericana. 

Da quando gli schiavi hanno iniziato a sbarcare oltre Atlantico, le élite bianche hanno utilizzato numerose strategie per mantenere il predominio sulle comunità che guidavano. Il suprematismo si istituzionalizzò in vari modi, a partire dal mancato riconoscimento della cittadinanza e, ovviamente, del suffragio. Un diritto che non può essere dato per scontato nemmeno oggi. 

Nel 1965 – a un secolo dalla fine formale della schiavitù – il Voting rights act aveva proibito la discriminazione razziale nel voto. Tuttavia, la Corte suprema nel 2013 ha imposto un dietro front, lasciando più margine di azione agli Stati in materia. La reazione suprematista, guidata dal Partito repubblicano, non ha tardato a manifestarsi. Da allora, 29 Stati hanno portato avanti uno sforzo diffuso e coordinato per limitare l’accesso delle minoranze. Mentre il divario tra la partecipazione alle urne si era quasi colmato nelle elezioni del 2012, in seguito alla sentenza è iniziata a salire. 

Oggi c’è una vasta gamma di meccanismi istituzionalizzati che sopprimono il voto. Tra questi vi è il gerrymandering, la creazione di distretti elettorali ad hoc per sbilanciare il potere a favore di un gruppo etnico. Oppure l’incarcerazione di massa, che colpisce in maniera sproporzionata le comunità nere e latine. Oggi 4.4 milioni di cittadini statunitensi non possono votare a causa della condanna penale che portano sulle spalle. Almeno mezzo milione sono cittadini latini; più di 1 milione e 400mila afroamericani. 

Il non voto di classe negli Usa

Non tutte le barriere sono tangibili come le sbarre di una prigione. La loro importanza non è però da sottovalutare. Tra le principali variabili che concorrono a spiegare una maggiore o minore partecipazione vi sono reddito e istruzione. Le persone più povere e meno istruite votano in misura minore rispetto a chi si trova in una situazione più avvantaggiata. Una situazione che accomuna gli Usa ad altri Paesi occidentali, contrassegnati da disuguaglianze in ascesa e affluenze in discesa. 

La precarietà incide in tanti modi diversi. Per le comunità più deboli, anche il tempo o un mezzo per recarsi alle urne possono rappresentare due ostacoli “costosi” da sormontare. Il ritratto delle ultime elezioni di midterm ad opera della National Low Income Housing Coalition mostra chiaramente cosa significhi avere più e meno risorse. Il 67% degli elettori con redditi familiari superiori a 100.000 dollari ha votato, rispetto a solo il 33% con redditi familiari inferiori a 20.000 dollari. 

Non bisogna poi dimenticare l’altra faccia della disuguaglianza, ovvero la disillusione e la perdita di fiducia nei confronti della politica e dei suoi rappresentanti. Già negli anni Sessanta alcuni studi ipotizzarono un legame tra disaffezione e partecipazione elettorale. La sensazione di essere traditi da un sistema che pensa a salvaguardare gli interessi delle élite è stata riscontrata dall’analisi di FiveThirtyEight in vista dell’ultima tornata presidenziale. 

I risultati confermano che si tratta di una convinzione particolarmente diffusa tra le minoranze. Convinzione dalle salde radici nella realtà, alla luce degli imponenti sforzi per silenziarle. I quali, in questo modo, colpiscono in maniera diretta e indiretta, portando all’instaurazione di confini sempre più netti tra voti ben accetti e non, che ricalcano la differenza tra chi ha e chi non ha

Il non voto delle persone con disabilità negli Usa

A pagare le conseguenze di un accesso al voto sempre più limitato vi è un’altra fascia della popolazione parecchio consistente. Si tratta delle persone con disabilità, che secondo le stime del Center for Disease Control (CDC) costituiscono circa un quarto della popolazione totale degli Usa. 

Il Congresso nel tempo è intervenuto più volte per proteggere il loro diritto di voto. Un deciso passo avanti è quello del 1982, quando la sezione 208 introdusse la possibilità di «ricevere assistenza da una persona a scelta» per completare l’operazione di voto. Tuttavia, le nuove limitazioni introdotte dalle autorità statali in questi anni vanno proprio a mettere in discussione quanto riconosciuto a livello federale. 

Tra le restrizioni più importanti vi sono quelle che riguardano il voto per corrispondenza e le figure che possono assistere gli elettori in questo specifico processo. Alcuni Stati impongono poi requisiti molto difficili da soddisfare per validare le schede. Nel Maine, per fare un esempio concreto, la scheda elettorale per risultare valida deve essere stata segnata in presenza di un notaio, di un ufficiale di una municipalità o di un tribunale o di due testimoni. 

Gli ostacoli sono molti, variando naturalmente a seconda delle necessità che presentano i cittadini al momento del voto, e si fanno sentire. Quando si tratta di scegliere i propri rappresentanti, gli elettori con disabilità hanno una maggiore probabilità di incontrare ostacoli rispetto a quelli senza. Alle elezioni di midterm nel 2022, secondo l’Election Assistance Committee (EAC), il 20% contro il 6%. Come riporta la storica del diritto Rabia Belt, le barriere al processo politico sono di lunga data e, storicamente, le persone con disabilità hanno dovuto affrontare espliciti divieti al diritto di voto. Oggi il divieto è perlopiù implicito, ma la sua forza permane.  

Il non voto dei giovani negli Usa

Un’altra categoria sociale tenuta alla larga dalle urne è quella costituita dalle giovani generazioni. Si tratta anche in questo caso di una tendenza tipica di molti Paesi, dove dietro la maschera dell’apatia spesso evocata dai media mainstream si nasconde spesso una profonda insoddisfazione verso centri di potere ritenuti sempre più distanti e irresponsabili. Oltre a barriere sistemiche che non agevolano affatto l’esercizio di questo diritto fondamentale. 

Negli Usa il fenomeno è presente eccome. Basti pensare che alle elezioni di midterm del 2022, solo il 25,5% dei giovani tra i 18 e i 29 anni ha votato, quasi 40 punti percentuali in meno degli over 60. Un divario che, come racconta il ricercatore Brian Hinkle, si spiega con le difficoltà procedurali di un panorama normativo in costante cambiamento. Su cui ha un ruolo anche la mancanza di esperienza che caratterizza i “primi” votanti rispetto alla registrazione nelle liste elettorali. 

I giovani, inoltre, si spostano più frequentemente del resto della popolazione e il trasferimento porta con sé la necessità di registrarsi, un passaggio che potrebbe risultare meno immediato di quanto si è portati a pensare. Molti Stati poi hanno adottato una serie di misure che hanno reso più complicato l’accesso al voto, ancorando per esempio questo diritto alla presentazione di documenti non sempre facili da ottenere. 

Le politiche che regolano l’accesso alle urne, quindi, incidono profondamente sul voto e il non voto dei giovani. Ne è un’ulteriore riprova la recente analisi di Holbein e Hylligus: gli autori sostengono che, laddove le autorità statali hanno facilitato la registrazione, il divario nell’affluenza dei più e meno giovani è diminuito fino a un terzo.  

Il non voto: specchio degli Usa che (non) cambiano  

La questione del voto ha sempre avuto un posto centrale nell’immaginario democratico degli Usa. La guerra di indipendenza, per esempio, è stata combattuta anche sul far sentire la propria voce nei palazzi del potere. Sembra incredibile che, a quasi tre secoli di distanza, la lotta per il diritto di voto occupi ancora le pagine di attualità. Rappresentando lo specchio di un Paese in cui tra chi detta le regole e chi le subisce permane un confine per niente facile da attraversare. 

La “narrazione democratica” allo stesso tempo è solida. Intervistati nel 2022 dal centro di ricerca PRC, i cittadini statunitensi vedevano nel voto uno dei criteri fondamentali per essere giudicati buoni membri della società. A sposare questa convinzione era infatti ben il 70% dei partecipanti. Questo vuol dire che, oltre a vedersi togliere un diritto, le comunità più deboli rischiano di sommare un altro stigma al proprio identikit. L’inevitabile conseguenza del messaggio che le autorità e in particolare la classe politica repubblicana sta mandando da più di dieci anni a questa parte: i cittadini perbene sono quelli con più privilegi. 

Fonti e approfondimenti

Barber, M., & Holbein, J. B. (2022). 400 million voting records show profound racial and geographic disparities in voter turnout in the United States. Plos one, 17(6), e0268134

Belt, R. (2016). Contemporary voting rights controversies through the lens of disability. Stan. L. Rev., 68, 1491 

Diaz, B., “The Barriers to Voting Faced by Americans with Disabilities”, Campaign Legal Center, 9/04/2024

Morris, K. & Grange, C., “Growing Racial Disparities in Voter Turnout, 2008–2022”, Brennan Center for Justice, 2/03/2024

Saunders, M., “Protecting the Rights of Voters with Disabilities”, LMV blog, 5/05/2024

Silver, L., “Most Americans say it’s very important to vote to be a good member of society”, PRC, 4/11/2022

THE CIVIC CENTERS. JANUARY 2024. A SILENCED GENERATION: HOW THE POWER OF THE YOUTH VOTE COLLIDES WITH BARRIERS TO VOTING

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