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Chi combatte in Siria?

delle combattenti in Siria

@kurdishstruggle - Flickr - Licenza CC BY 2.0

Dopo cinque anni di conflitto siriano bisogna fare chiarezza su quali siano le fazioni in lotta nel paese per capire gli eventuali sviluppi che seguiranno la tregua in vigore dalla mezzanotte del 28 febbraio. La galassia dei gruppi armati è complessa ma può essere semplificata molto tenendo a mente le grandi fratture che dividono le parti.In questo semplice schema spieghiamo come sono divisi i gruppi attivi nel conflitto.

Alla divisione più intuitiva tra laici, religiosi e fondamentalisti religiosi va infatti sommata la divisione religiosa interna tra musulmani sciiti e musulmani sunniti. La popolazione siriana è in maggioranza sunnita ma la minoranza sciita, pur rappresentando solo il 12% della popolazione, possiede la quasi totalità del potere politico e militare. Per dovere di precisione va detto che quelli che nel linguaggio comune chiamiamo sciiti siriani sono in realtà musulmani alawiti, una corrente minoritaria e spesso malvista dello sciismo. La minoranza è coesa e strettamente legata al governo degli Al-Assad, la frattura tra esercito regolare e ribelli è quindi resa ancora più grave dalla divisione religiosa e dallo squilibrio di potere.

Altra linea di frattura tra i gruppi è l’atteggiamento verso la cosiddetta ideologia Ba’ath, caratterizzante del governo Al-Assad e condivisa nella storia ad esempio da Saddam Hussein. Si basa sul nazionalismo arabo e desidera inseguire l’ideale della riunificazione della nazione araba attraverso la cooperazione di “partiti progressisti rivoluzionari” nei singoli paesi. È un’ideologia laica, parzialmente socialista e focalizzata sulla modernizzazione del Medio Oriente, posizione che spesso mette in contrasto i suoi sostenitori con chi desidera che lo stato si basi sul diritto islamico.

Gruppo importantissimo nel conflitto è l’insieme delle milizie curde. Parte del popolo curdo abita infatti nel nord della Siria, oltre che in Turchia, Iraq, Iran e Armenia. Storicamente i curdi hanno subito continue discriminazioni se non veri e propri tentativi di sterminio da parte del governo siriano, che non li ha mai riconosciuti nonostante rappresentino l’11% della popolazione del paese. Questi gruppi vedono quindi nella guerra civile l’occasione di fondare un proprio stato, capace di garantirne l’autonomia, fondato sull’ideale politico del confederalismo democratico.

Questi sono i grandi gruppi in lotta, divisi al loro interno in moltissimi partiti, milizie e brigate.

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