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Yehya Sinwar: un nuovo leader per la Striscia di Gaza

Hamas

@Guilherme Paula, Oren neu dag - CC BY-SA 3.0

Nelle scorse settimane dopo segretissime elezioni tra i leader di Hamas, per evitare raid dell’esercito israeliano, Yehya Sinwar è stato scelto come nuovo leader nella Striscia di Gaza. La nuova leadership porterà grandi cambiamenti in un clima già molto teso tra Israele, Hamas e altri protagonisti del Medio Oriente e alcuni si chiedono se non sia il passo decisivo verso lo scoppio di una nuova intifada.

Hamas, movimento islamista nato nel 1987, è diventata la forza palestinese più importante nella Striscia di Gaza, striscia costiera confinante con Israele e l’Egitto, dopo la “battaglia di Gaza” del 2007. Il luogo e la popolazione hanno grande importanza perché sono diventati il simbolo della resistenza palestinese ed  il terreno di scontro giornaliero con le forze israeliane.

Il nuovo leader sostituisce Ismail Haniya, un leader politico più moderato, più vicino alle posizioni di Fatah e al principio del dialogo per migliorare le condizioni di vita, considerate estreme, degli abitanti della Striscia. Il cambio di rotta sarà abbastanza radicale da una politica dei compromessi per i risultati ad una politica di principi assoluti.

Chi è Yehya Sinwar?

Yehya Sinwar è sempre stato uno dei responsabili più importanti del braccio armato di Hamas, cresciuto nel Sud della striscia, ha conosciuto Hamas quando era ancora uno studente presso l’università islamica dei Fratelli Musulmani. Ha un passato di prigionia molto lungo e in questo periodo si è formato in particolare nel controspionaggio. È stato liberato nel 2011 dopo un periodo di prigionia di 22 anni, essendo stato condannato a tre ergastoli, nel famoso scambio di prigionieri per la liberazione del soldato israeliano Gilad Shalit. Successivamente ha ripreso il ruolo che aveva occupato per molti anni come responsabile del controspionaggio delle Brigate Qassim, le forze speciali di Hamas.

Sinwar è una figura di spicco di Hamas, ben riconoscibile e sempre presente. È molto noto per essere l’unico leader che nel 2014, mentre gli altri leader si nascondevano ai raid israeliani, combatteva nelle strade e guidava la resistenza dal campo.

Le conseguenze mediorientali

Il nuovo leader è una figura che piace molto ad alcune potenze mediorientali mentre rappresenta una reale minaccia per altre. Sinwar è molto apprezzato dall’Iran, in particolare dalle forze armate iraniane, confermando l’avvicinamento di Hamas ai movimenti della muqāraba, resistenza islamista sciita come Hezbollah e i ribelli Houthi dello Yemen. Questo avvicinamento è dovuto al particolare carattere del movimento di Hamas, che è islamista ma che combatte una battaglia, contro Israele, che è araba e islamica più che prettamente sunnita e di conseguenza gli garantisce rispetto da tutti i movimenti musulmani.

Questo non vuol dire che sia apprezzato da tutti i governi mediorientali. Il suo nuovo leader infatti è molto avverso all’Egitto, che sembra lo abbia consegnato alle forze israeliane quando fu catturato. Questo potrebbe far riaprire il dialogo tra Hamas e i movimenti jihadisti del Sinai, nemici giurati del generale Al Sisi. Rapporti occasionali non cambierebbero molto la situazione, ma se Hamas incominciasse a guidare e trasmettere know how alle milizie disorganizzate del Sinai potrebbe essere una spina dolorosa nel fianco dell’Egitto, già instabile in questo momento.

Non si può parlare di rapporti o giudizi da parte di Israele, Europa e Stati Uniti, i quali considerano Hamas un gruppo terroristico e non si modifica la condanna con la nuova leadership.

Nel continuo scontro tra la parte politica e la parte militare di Hamas, questa elezione è una decisa vittoria del braccio armato. Sinwar è infatti conosciuto da tutti come un uomo duro, con alcuni grossi scheletri nell’armadio, che porterà lo scontro ad un alto livello e questo si potrà percepire sia verso Israele che verso Fatah e l’Autorità Palestinese di Mahmud Abbas.

Le conseguenze più immediate saranno anche di carattere economico. La striscia di Gaza infatti non godrà nel lungo termine di supporto dall’Egitto, che non chiuderà più un occhio sui propri confini, i quali verranno chiusi. La Turchia, grande finanziatrice della Striscia di Gaza potrebbe aspettare e vedere come si muoverà il nuovo Hamas. L’unica nota positiva, come abbiamo già detto, potrebbe arrivare dall’Iran, ma difficilmente il presidente Rouhani deciderà di spendere grandi quantità di fondi, dato che attualmente deve sostenere sia il governo degli Assad sia il movimento di Hezbollah.

 

 

I rapporti con Israele

La domanda più comune su un futuro scontro nella Striscia di Gaza, all’interno delle forze armate israeliane, non è se vi sarà una nuova escalation, ma quando vi sarà. Questa certezza sullo scontro non è solamente israeliano ma anche i palestinesi condividono questa convinzione. L’elezione di Sinwar potrebbe accelerare questa corsa verso lo scontro. Hamas da mesi fa scorta di armi e costruisce missili per colpire le città israeliane.

Le forze di sicurezza israeliane definiscono Sinwar come il pericolo pubblico numero 1 e sicuramente non scenderanno mai a compromessi con lui. Dall’altra parte il nuovo leader è aperto alla soluzione a due Stati, ma con delle condizioni che, realisticamente, non saranno mai accettate dal governo israeliano. Il nuovo leader infatti vorrebbe uno Stato palestinese con i confini del 1967 (prima della guerra dei Sei Giorni), con Gerusalemme Est capitale, con il diritto di ritorno di tutti i palestinesi da Israele e degli enormi risarcimenti danni.

I rapporti con l’Autorità Palestinese

Lo scontro più duro però sarà quello con l’autorità palestinese, l’arrivo di Sinwar infatti porterà una seria minaccia perché potrebbe riportare un Hamas più populista, che potrebbe togliere il potere a Fatah nell’assemblea palestinese.

Il nuovo leader è molto rappresentativo della striscia di Gaza che è anche la base elettorale più forte di Hamas mentre invece Fatah raccoglie tutti i suoi voti nella West Bank (ovvero Cisgiordania). Molti scrittori e professori palestinesi temono che il nuovo leader rafforzi la sua visione “Gaza-centrica” riaffermando vecchi discorsi che affermano che i veri palestinesi combattenti sono solo della Striscia, affermando che il resto dei palestinesi siano eccessivamente dialoganti con Israele.

La paura più grande però resta la minaccia politica. L’autorità palestinese non vuole che lo scontro si trasformi in una gara di purezza del sentimento palestinese. Mahmud Abbas sa che il governo di Ramallah deve dialogare con Israele e sa che Sinwar potrebbe fortemente criticarlo e accusarlo di essere debole con il nemico.

Approfondimenti:

http://edition.cnn.com/2012/11/16/world/meast/hamas-explainer/

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