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Venezuela: la Rivoluzione Bolivariana è giunta al termine?

Venezuela

@JonathanAlvarezC - Wikimedia Commons - CC BY SA 3.0

Con le sentenze 155 e 156 del 28 e 30 marzo, il Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) ha esautorato il parlamento venezuelano dei suoi poteri per trasferirli direttamente a se stesso. Gli attuali giudici del TSJ, nominati in extremis da esponenti del Partido Socialista Unido de Venezuela dopo la disfatta elettorale del 2015, sono un estensione del potere dell’attuale presidente Nicolás Maduro. 

Le due sentenze arrivano dopo quindici mesi di tensione in cui i giudici del TSJ avevano già affossato la proposta di un referendum per la revoca di Maduro annullando, inoltre, la quasi totalità delle leggi approvate dall’Assemblea Nazionale in questo lasso di tempo. In particolare, la sentenza 155 ha revocato l’immunità ai parlamentari, mentre la 156 gli ha tolto ogni potere.

L’atto, di per sé previsto dall’articolo 323 della Costituzione, è stato così giustificato dal Tribunale: “Dal momento che l’Assemblea Nazionale si ribella e oltraggia le deliberazioni del Presidente, la Corte Costituzionale garantirà che le funzioni parlamentari siano esercitate direttamente da questa Corte o da un organo da essa incaricato, al fine di garantire lo Stato di Diritto”. 

Quando parla di ‘oltraggio’ il Tribunale si riferisce alla presenza illegale in Assemblea, dal 5 gennaio 2016, di tre deputati della principale coalizione d’opposizione (la Mesa de la Unidad Democratica) la cui elezione è stata impugnata per brogli.  Con ‘ribellione’, invece, allude all’appello inviato all’Organizzazione degli Stati americani (OSA), per richiedere elezioni anticipate. Movente di quest’ultima decisione, però, è anche la rivendicazione parlamentare del diritto ad avere l’ultima parola sulla creazione, voluta da Maduro, di società miste per gestire la più grande risorsa economica del Paese: il petrolio.

Il socialismo democratico che aveva in mente Hugo Rafael Chávez quando vinse le elezioni del 1999, facendo trionfare la Revolución Bolivariana, è ben altra cosa.

Reazioni dal mondo

Le reazioni alle sentenze del Tribunale Supremo non hanno tardato ad arrivare, tanto all’interno dei confini venezuelani, quanto nell’opinione pubblica e nelle istituzioni internazionali: Colombia, Cile e Perù hanno richiamato i loro ambasciatori la come forma di protesta, mentre il Commissario Onu per i Diritti Umani ha definito “pericolose per l’ordine democratico in Venezuela” le decisioni del TSJ, respingendole in tronco. “La democrazia in Venezuela è stata calpestata” ha dichiarato Luis Borges (presidente dell’Assemblea Nazionale) dopo essersi riunito con il segretario dell’OSA Luis Almagro. “Il colpo di Stato non solo continua, ma peggiora di ora in ora”

E ancora: l’ammiraglio Kurt W. Tidd (capo del Comando Sud degli Stati Uniti) ha presentato un rapporto nel quale si definisce il Venezuela come “una minaccia inusuale e straordinaria per la sicurezza negli Usa e un fattore destabilizzante per tutto il Sud America”. 

Diverse invece le repliche di Cuba (che ha consigliato prudenza) e del Parlamento Europeo, dove deputati della sinistra hanno respinto con forza l’approvazione di una mozione di condanna. Anche in Italia e in Spagna la sinistra alternativa si è mobilitata al grido di “Giù le mani dal Venezuela”. 

A smuovere Maduro dai suoi passi, però, non sono state le condanne o le intimidazioni  bensì le dichiarazioni di Luisa Ortega Diaz, procuratrice generale, chavista pura e dura della prima ora: “Le sentenze del TSJ costituiscono una rottura dell’ordine costituzionale. Chiamiamo tutti a riflettere affinché si intraprenda un cammino democratico che rispetti le differenze”.

Parole, queste, ascoltate come un monito dal presidente in carica, il quale ha immediatamente convocato il Consiglio di Sicurezza per invitare il Tribunale Supremo a restituire i poteri al Parlamento “per mantenere la stabilità istituzionale” . Al termine della seduta, svoltasi in assenza del presidente dell’Assemblea Nazionale Julio Borges e della stessa Ortega, Maduro ha dichiarato superata la controversia tra i poteri, paragonando la precedente decisione del Tribunale a un “linciaggio politico”, ma specificando che, a cercare di rompere l’ordine costituzionale , sono stati gli oppositori (“fascisti”) del governo.

 Qui sotto il comunicato letto dal vicepresidente Tareck El Aissami.

La Risposta della società  

Nonostante le rassicurazioni di Maduro e il dietrofront del TSJ, le opposizioni hanno riunito centinaia di manifestanti in piazza Brion, a Caracas, per protestare contro il governo.

Questa è stata solo la prima delle diverse sessioni di piazza che,  per tutta la settimana, hanno mobilitato migliaia di persone in tutto il Paese.

Il 4 aprile, infatti, le opposizioni si sono ritrovate nelle strade per cercare di raggiungere la sede dell’assemblea nazionale. Bloccati dal lancio di lacrimogeni della Policia Nacional Bolivariana (PNB) e della Guardia Nacional Bolivariana (GNB), hanno desistito dal proposito iniziale spostando la protesta nelle vie periferiche della capitale.

Il 5 aprile l’Assemblea Nazionale ha approvato un progetto per rimuovere sette magistrati del Tribunale Supremo di Giustizia. Il deputato della Mesa de la Unidad Democrática, Juan Miguel Matheus, ne ha elencato i nomi in una dichiarazione alla stampa: “Calixto Ortega Ríos, Luis Damiani, Lourdes Suárez, Juan José Mendoza, Arcadio Delgado, Carmen Zuleta de Merchán y Gladys Gutierrez”.

La Defensoria del Pueblo (organismo che vigila e difende i diritti umani), tramite l’attuale Defensor del Pueblo Tarek Willian Saab, ha reso noto che il Consejo Moral Republicano ha dichiarato l’impossibilità a procedere in quanto “considera inofficioso emettere un pronunciamento sulle presunte mancanze dei mgistrati della Sala Costituzionale del TSJ ”.

A seguito di questo pronunciamento l’opposizione ha nuovamente portato in piazza la protesta, in particolare nei giorni di giovedì 6 e sabato 8 aprile.

Qui un video della manifestazione del giovedì, dove i duri scontri con PNB e GNB hanno lasciato sul campo numerosi feriti e un ragazzo di diciannove anni ucciso da un colpo di arma da fuoco.

 

Resoconto degli arrestati compiuto da Alfredo Romero, noto avvocato venezuelano che si batte per la difesa dei diritti umani. 

Il governo Maduro predica calma e garantisce che la situazione è sotto controllo.

Nel frattempo, però, il dialogo con l’opposizione è inesistente. Nelle ultime ore  la Controlaría General de la Repubblica, organismo che verifica le condizioni di ogni candidato e ne certifica la sua legittimità, ha interdetto da ogni attività o incarico politico Enrique Capriles a causa di un presunto coinvolgimento nello scandalo delle tangenti del sistema Odebrecht, la holding brasiliana delle costruzione al centro dell’inchiesta Lava Jato. 

Capriles, già sindaco di Miranda dal 2008, guida il fronte del MUD insieme a Leopoldo López (in carcere con una condanna a 15 anni) ed è sicuramente l’avversario più temibile per Nicolás Maduro per le future elezioni presidenziali del 2018.

Sempre che l’attuale presidente ne permetta lo svolgimento. 

 

Fonti e Approfondimenti:

http://www.eluniversal.com/noticias/sucesos/murio-joven-durante-protesta-carrizal_647353

http://www.el-nacional.com/noticias/sociedad/han-registrado-detenciones-durante-las-protestas-contra-tsj_89294

http://www.el-nacional.com/noticias/politica/ciudadanos-resistieron-represion-por-aire-tierra_89430

http://www.el-nacional.com/noticias/oposicion/diputados-opositores-protestaron-defensoria-del-pueblo-este-viernes_90517

http://www.internazionale.it/tag/paesi/venezuela

http://www.eluniversal.com/noticias/politica/oposicion-convoca-congregarse-hoy-francisco-miranda-caracas_647495

http://www.elmundo.com.ve/noticias/actualidad/politica/an-activo-proceso-para-remover-magistrados-del-tsj.aspx

http://www.elmundo.com.ve/noticias/actualidad/partidos/consejo-moral-califica–improcedente–la-presunta-.aspx

 

 

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