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Elezioni in Corea del Sud: Chi è Moon Jae-in

Moon Jae-in

Пресс-служба Президента Российской Федерации - wikimedia commons - CC-BY 4.0

Moon Jae-In è un ex avvocato di diritti umani, con una carriera politica decennale alle spalle. Dopo l’impeachment ai danni della presidente Park Geung-hye, sembra il candidato forte per vincere le elezioni del 9 Maggio 2017. Andiamo quindi ad analizzare il suo profilo per capire meglio chi è il candidato progressista e qual è il suo programma per cambiare il volto della Corea del Sud.

Moon nasce nel 1953 a Geoje, una città portuale nel Sud della Korea, da famiglia di umili origini. Successivamente la famiglia si trasferisce a Busan, dove Moon ha la possibilità di studiare legge alla Kyunghee University. Qui è dove Moon ebbe i primi approcci con la politica militante, essendo contrario al regime dell’allora presidente Park Chung-Hee (padre di Park Geung-Hye). Nel 1975 venne arrestato, e conseguentemente espulso dall’università, per aver organizzato una protesta studentesca contro la “Costituzione Yushin”, un’insieme di leggi che forniva poteri quasi totali al presidente. Nonostante ciò, Moon riuscì a laurearsi in legge, e iniziò la carriera legale occupandosi prettamente di difendere i diritti umani.

Dopo la sua brillante carriera di avvocato, entrò in politica grazie all’amico Roh Moo-Hyu, futuro presidente del Paese. Moon divenne l’organizzatore della campagna presidenziale di Roh, e dopo la vittoria, divenne il Segretario del Presidente, il suo consigliere più fidato. Moon seguì dal 2004 al 2009 il presidente, fino al tragico suicidio di Roh avvenuto nel Marzo 2009. Dopo la morte di Roh, Moon intraprende la carriera politica solitaria. Nel 2012 venne eletto all’Assemblea Nazionale con il Partito Democratico Coreano per la sede di Busan, storica roccaforte conservatrice. Nello stesso anno il suo partito lo propose la sua canditatura per le presidenziali. Moon arrivò al ballotaggio con Park Geun-hye, ma perse le elezioni. Durante il Governo Park  divenne il leader dell’opposizione. Dopo l’impeachment della Park, e il conseguente arresto, le quotazioni di Moon sono salite moltissimo, a tal punto da indurlo a candidarsi nuovamente per le presidenziali di quest’anno.

Il programma politico di Moon, così come quello degli altri candidati, non può non incentrarsi sul problema relativo alla sicurezza regionale, con particolare attenzione ai rapporti con la Corea del Nord di Kim Jong-un. I problemi di sicurezza, dunque, stanno dominando la corsa alla presidenza, in mezzo alle crescenti preoccupazioni sulle possibili provocazioni nucleari della Corea del Nord e sulla posizione di Washington verso il regime Kim Jong-un. L’approccio di Moon riprende molto gli obiettivi dell”ex presidente Roh, che è stato l’ultimo presidente sudcoreano ad avere relazioni diplomatiche con la Corea del Nord: la volontà di parlare con il dittatore Kim è uno dei punti cardine del programma politico di Moon.

D’altronde Moon riconosce che la situazione è altamente a rischio. Ad esempio, si è espresso in favore  della distribuzione della  batteria THAAD, in quanto afferma che il dispiegamento potrebbe essere “inevitabile se il Nord continua le provocazioni nucleari e la Cina non riesce a frenare queste”. Allo stesso tempo Moon è totalmente d’accordo nel mantenere le sansioni economiche previste per il regime nordcoreano: “Se il Nord continua le provocazioni nucleari e missilistiche, le sanzioni sono inevitabili, ma tenendo conto della possibile riappacificazione in futuro, dobbiamo contemporaneamente migliorare i rapporti tra le due Coree “, ha detto Moon. Mentre ha espresso un forte sostegno all’alleanza statunitense, Moon ha anche detto che la Corea del Sud dovrebbe imparare a dire ‘NO’ agli americani. Ad esempio Moon non si è  opposto allo scudo americano THAAD che è stato dispiegato in Corea del Sud, ma ha detto che dovrebbe essere rinviato fino a dopo le elezioni, in modo che il prossimo presidente possa valutare meglio il suo rischio diplomatico e il beneficio della sicurezza e per alleviare meglio le preoccupazioni della Cina. Le parole di Moon riguardo la politica estera quindi fanno presagire una strategia più indipendente nei confronti della Corea del Nord.

L’ex avvocato si è espresso negativamente sull’accordo riguardo le “Comfort Women“, raggiunto tra Seoul e Tokyo nel dicembre 2015.  Moon ha detto che l’accordo dovrebbe essere annullato per aver omesso l’apologia ufficiale dal Giappone. Seul ha accettato di porre fine alla controversia una volta per tutte con Tokyo, che paga 1 miliardo di yen per una fondazione da istituire dal governo coreano per sostenere le vittime coreane della schiavitù sessuale.

In campo economico Moon ha intenzione di  riaprire il complesso industriale Gaeseong gestito congiuntamente con la Corea del Nord e chiuso definitivamente da Park Geun-hye. Egli ha detto che dovrebbe riaprire il più presto possibile e si è promesso di espandere la cooperazione economica inter-coreana. Moon ha promesso, inoltre, di reintregrare i coreani sul lavoro, tenendo conto del peggioramento del tasso di disoccupazione che correva intorno al 4 per cento, con una cifra di disoccupazione giovanile particolarmente peggiorata ad oltre l’11 per cento. Il piano occupazionale di Moon si concentra sulla creazione di posti di lavoro nel settore pubblico. Si è impegnato a creare 810.000 posti di lavoro, di cui 174.000 per i dipendenti pubblici. Moon è anche determinato ad incoraggiare più imprese ad assumere dipendenti. L’obiettivo è la creazione di 500.000 posti di lavoro riducendo le ore di lavoro a 52 ore alla settimana. Moon vuole istituire un comitato di posti di lavoro sotto l’ufficio presidenziale e istituire comitati per la quarta rivoluzione industriale e le imprese di avvio come rami governativi, mostrando la sua intenzione di spingere per una mossa guidata dall’amministrazione.

Moon ha promesso di rendere più trasparente il processo politico introducendo un sistema di voto elettronico e nominando consigli di amministrazione sulla base della raccomandazione dei lavoratori. Il candidato progressista si è dichiarato intenzionato ad abrogare le leggi sulla Sicurezza Nazionale della Corea, accusate dai liberali coreani come leggi storicamente di destra della Corea del Sud per limitare e opprimere voci di sinistra nella politica coreana. La legge infatti venne istituita nel 1948 dal primo dittatore coreano Syngman Rhee per contrastare l’espansione dell’ideologia comunista nel territorio sudcoreano, in seguito però venne utilizzata ripetutamente per mettere a tacere l’opposizione ai regimi sudcoreani. Ha anche promesso di abolire l’ala domestica del NIS (National Intelligence Service) al fine di mantenere la propria neutralità politica, trasferendo gli affari domestici alla polizia.

In conclusione, la politica di Moon è molto variegata ed articolata. Il punto di forza di questo programma è senza dubbio la volontà di cercare il dialogo con il regime di Pyongyang, utilizzare quindi nuovamente l’engagement invece di un containment che non ha prodotto molti frutti negli ultimi dieci anni. 

 

 

Fonti e Approfondimenti:

http://www.globalsecurity.org/military/world/rok/moon-jae-in.htm

http://english.hani.co.kr/arti/english_edition/e_national/789246.html

https://www.thechicagocouncil.org/blog/running-numbers/winners-losers-south-korean-national-assembly-election

http://www.koreatimes.co.kr/www/nation/2017/04/356_227703.html

http://english.yonhapnews.co.kr/news/2017/04/03/0200000000AEN20170403002100315.html

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