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Il Caso Skripal un mese dopo

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Un mese fa molti paesi Occidentali hanno preso la decisione di espellere diversi diplomatici della Federazione Russa: è stato il rimprovero più violento fatto al Cremlino dopo l’espulsione della Russia dal G8 in risposta all’invasione e all’annessione della Crimea. Tale decisione, presa quasi all’unanimità dai componenti del Consiglio Europeo, come anche dai paesi che non fanno dell’Unione Europea (Ucraina e Albania), dagli Stati Uniti, Canada e Australia, mostra la fermezza dell’opposizione mondiale all’operato di Mosca. Il Cremlino è tuttora sospettato di essere coinvolto nell’attacco con il gas nervino contro l’ex agente russo Skripal e sua figlia, accaduto a Salisbury lo scorso 4 marzo.

Mentre continua lo scontro politico e diplomatico sulla vicenda, Yulia Skripal è stata dimessa dall’ospedale di Salisbury e anche le condizioni del padre sono in continuo miglioramento. Le vittime sono state esposte all’agente nervino Novichok, arma chimica progettata per entrare in circolo molto rapidamente, da 30 secondi a 2 minuti dall’utilizzo. La via principale di esposizione è attraverso l’inalazione, sebbene possa essere assorbito anche attraverso la pelle. Si ritiene che gli agenti di Novichok abbiano effetti simili ad altri agenti nervini: agiscono bloccando i recettori dai nervi ai muscoli, causando il collasso di molte funzioni corporee.

Ad un mese dall’avvelenamento, l’Opac (l’Organizzazione per l’abolizione delle armi chimiche) ha confermato i risultati dell’inchiesta britannica, parlando di una sostanza di “grande purezza” utilizzata per avvelenare gli Skripal. Non ha però indicato il nome del tipo di agente utilizzato nell’attacco né attribuito responsabilità. Quanto riferito dall’Opac è in netto contrasto con quanto dichiarato dall’inviato di Mosca presso l’Organizzazione: Alexander Shulgin aveva infatti detto di aver presentato le prove che il composto Novichok fosse stato prodotto e brevettato negli Stati Uniti nel 2015. Il Ministro degli affari esteri russo, Lavrov, sostiene che il laboratorio svizzero che ha svolto le analisi sarebbe giunto alla conclusione che in tutti i campioni prelevati era presente “la sostanza Bz” e aggiunge che questa non è mai stata prodotta né in Russia, né in precedenza nell’Unione sovietica. 

Oggigiorno Mosca sostiene che l’inchiesta sarebbe stata manipolata. La tesi del Cremlino è che l’avvelenamento non sarebbe dipeso dal Novichok, ma piuttosto da un gas proveniente dal chinoclidinile benzilato, utilizzato da nazioni facenti parte della Nato, tra le quali gli Stati Uniti e il Regno Unito. Inoltre, le autorità russe affermano che il governo britannico rifiuta del tutto di cooperare e sostengono che si stia deliberatamente perseguendo una politica di distruzione di ogni prova possibile, con lo scopo di rendere impossibile un’indagine indipendente e trasparente.

Tornando all’espulsione internazionale dei diplomatici russi avvenuta il mese scorso: mostra anche che la credibilità di Putin precipita in maniera costante e continua, a prescindere da come è vissuto il suo operato in patria – dove molti elettori hanno espresso un genuino sostegno per lui nonostante la soppressione di una vera concorrenza nelle elezioni.

Lo scorso 22 Marzo, i leader dell’UE hanno condannato fermamente l’attacco a Salisbury durante il Consiglio Europeo e l’uso di armi chimiche in qualsiasi circostanza. Il Consiglio europeo si è dimostrato in accordo con la valutazione del governo del Regno Unito secondo cui è altamente probabile che la Federazione Russa sia responsabile e che non vi sia una spiegazione alternativa plausibile, invitando a rafforzare la resilienza dell’Unione rispetto ai rischi chimici, biologici, radiologici e nucleari, anche mediante una più stretta cooperazione tra l’Unione europea e i suoi Stati membri. Inoltre, il Consiglio europeo ha chiesto all’alto rappresentante Federica Mogherini di richiamare a Bruxelles il capo della delegazione UE nella Federazione russa per consultazioni. Secondo le indicazioni raccolte, l’ambasciatore dovrebbe restare lontano da Mosca per quattro settimane ma non si sa ancora a partire da quando.

A margine degli incontri si è tenuta una riunione tra la premier britannica Theresa May, il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel, al termine della quale è emersa la necessità di inviare un “messaggio europeo forte alla Russia” dopo l’attacco con l’agente nervino. Inoltre, il ministro degli Esteri inglese, Boris Johnson, parla di «straordinaria risposta internazionale» e considera le espulsioni di massa «la miglior difesa per la sicurezza britannica ed europea».

Tra i primi ad adottare il provvedimento ci sono Francia, Polonia, Germania e l’Italia. La Farnesina ha diffuso una nota in cui si legge che “a seguito delle conclusioni adottate dal Consiglio Europeo del 22 e 23 marzo scorso, in segno di solidarietà con il Regno Unito e in coordinamento con partner europei e alleati Nato, il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale ha notificato oggi la decisione di espellere dal territorio italiano entro una settimana due funzionari dell’ambasciata della Federazione russa a Roma accreditati in lista diplomatica“.

Si aggiungono altri 13 espulsi dall’Ucraina, come ha ufficializzato il presidente Poroshenko, mentre Madrid potrebbe consegnare a Putin una lista di «indesiderabili». La solidarietà verso Londra viene manifestata anche fuori dall’UE. Il governo canadese infatti ha espulso quattro diplomatici, l’Albania due; persino il governo senegalese si è attivato offrendo un biglietto di sola andata a Serghei Kryukov, responsabile dell’ambasciata di Dakar. Anche il governo neozelandese appoggia le misure adottate nei confronti della Russia. La Nato ha espulso 7 persone dello staff russo, annunciando di chiudere la porta a nuovi accrediti.

Il Cremlino considera la previsione delle nuove sanzioni una questione oltraggiosa dal punto di vista dell’illegalità e della trasgressione di tutte le norme”. Non si è fatta attendere a lungo la risposta da Mosca che ha annunciato l’espulsione di 150 diplomatici occidentali e la chiusura del consolato americano a San Pietroburgo. Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha convocato l’ambasciatore degli Stati Uniti in Russia, John M. Huntsman jr., per comunicargli la decisione nei confronti di sessanta diplomatici americani. Saranno quindi applicate misure simmetriche sul numero di persone che lasceranno la Russia dalle missioni diplomatiche. Gli Stati Uniti hanno altri due consolati in Russia oltre a quello di San Pietroburgo; le sedi sono a Yekaterinburg e Vladivostok, ma non è chiaro se subiranno le stesse ritorsioni.

 

 

Fonti e approfondimenti

https://www.politico.eu/article/tusk-14-eu-countries-expel-russian-diplomats/

http://www.consilium.europa.eu/it/meetings/european-council/2018/03/22-23/

http://www.aise.it/maeci/farnesina-espulsi-due-funzionari-diplomatici-russi-/109607/137

http://tass.ru/mezhdunarodnaya-panorama/5067271

https://www.vedomosti.ru/politics/articles/2018/03/26/754926-reshila-vislat

https://www.theguardian.com/uk-news/sergei-skripal

http://tass.com/politics/1000633

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