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Spazio & Difesa: la Space Strategy americana

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Con la Guerra Fredda 2.0 che segna ormai una nuova stagione delle relazioni internazionali, si è avviato all’interno dell’amministrazione americana un dibattito che vede lo Spazio  come il nuovo punto focale delle esigenze di difesa nazionale. Il vantaggio strategico mantenuto dagli Stati Uniti sui propri avversari è di fatto stato possibile anche grazie alla superiorità tecnologica di Washington in orbita.

Ben trentuno satelliti dell’Air Force americana forniscono al giorno d’oggi sevizi di Global Positioning System (GPS) a non meno di un miliardo di persone. Oltre ad avere enormi benefici a livello civile e commerciale, questa rete di satelliti è utilizzata per raccogliere informazioni d’intelligence e supportare marina, aeronautica e forze di terra nel corso di operazioni belliche. Bombardieri strategici, droni e sistemi missilistici di varia portata dipendono tutti in parte dalle informazioni raccolte dai satelliti USA. Allo stesso modo, quando la Corea del Nord effettua test balistici, la traiettoria dei vettori impiegati e il luogo esatto di caduta vengono calcolati grazie ai dati raccolti dallo spazio. Le infrastrutture orbitanti statunitensi giocano quindi un ruolo centrale nell’intero sistema di allerta missilistica di Washington, consentendo al Pentagono di rilevare ogni attività di lancio di un eventuale nemico e di rispondervi, in caso di escalation, in maniera commisurata.

Sono 123 in totale i satelliti militari USA in orbita, un numero molto più alto rispetto a Russia e Cina, i quali ne dispiegano rispettivamente 74 e 68. Potenze militari minori come Francia, Regno Unito, Germania e Italia possiedono tutte un  numero di infrastrutture satellitari inferiore alle 10 unità (dati del 2013).

A prima vista questo divario tra gli USA e gli altri attori del sistema internazionale potrebbe sembrare ancora incolmabile, ma a preoccupare gli analisti ed esperti del Pentagono non è la possibilità che Mosca e Pechino possano eguagliare Washington nel numero di satelliti militari dispiegati, ma la loro capacità di danneggiare e distruggere l’hardware già in orbita. Le Forze armate USA sono strettamente dipendenti dall’intelligence raccolta dallo spazio; di conseguenza, ogni attacco contro i satelliti militari statunitensi, ridurrebbe drasticamente l’efficacia della sofisticata macchina bellica americana. Il grande punto di forza sul quale Washington ha costruito la propria superiorità, paradossalmente, costituisce anche un punto debole molto vulnerabile.

Già nel 2001, un rapporto rilasciato dall’allora Segretario della Difesa Donald Rumsfeld, metteva in guardia contro l’eventualità di un attacco diretto alle infrastrutture americane in orbita. Nel 2007, tale timore divenne ancora più concreto quando la Repubblica Popolare testò con successo un missile ideato per neutralizzare satelliti avversari, o ancora nel 2008, quando Pechino sperimentò per la prima volta un laser antisatellite contro una delle sue strutture orbitanti ormai non più in funzione.

Allo stesso modo, anche la Russia sta acquisendo la capacità di danneggiare l’hardware americano in orbita. Lo scorso agosto, durante una conferenza sul disarmo tenutasi a Ginevra, un inviato americano, Yleem Poblete, ha accusato Mosca di aver dispiegato nello spazio satelliti progettati col fine di neutralizzare altre strutture orbitanti. La delegazione russa ha replicato precisando come in realtà si tratti di hardware destinato alla riparazione e sostituzione di componenti malfunzionanti. Tuttavia, va notato che tale tecnologia può, all’occorrenza, essere impiegata per scopi bellici; ad esempio per rimuovere o neutralizzare parti indispensabili al funzionamento dei satelliti.

Un ulteriore pericolo è costituito invece dai detriti spaziali che ormai affollano lo spazio orbitale terrestre. Uno scenario bellico in cui missili e laser vengono utilizzati per neutralizzare i satelliti del nemico implicherebbe un ammontare di rottami tale da poter mettere fuori uso gran parte dei sistemi orbitanti USA. I già menzionati esperimenti Cinesi, hanno prodotto migliaia di detriti spaziali difficili da rimuovere e molto pericolosi per l’hardware americano. L’ipotesi di un conflitto in cui operazioni del genere verrebbero impiegate su larga scala, avrebbe delle conseguenze disastrose sulla capacità degli Stati Uniti di manovrare e condurre le proprie forze armate con efficienza, eliminando in questo modo parte del vantaggio fino ad ora preservato su Cina e Russia. Tale è il pericolo che, nel caso di un attacco diretto alle infrastrutture USA, la scelta migliore per il Pentagono sarebbe comunque quella di non rispondere con un altro atto di guerra in orbita per evitare di creare ulteriori rottami. L’ eventualità di uno scontro extra-terrestre deve assolutamente essere evitata da Washington.

Sono questi i principali motivi del rinnovato interesse USA nello spazio orbitale della Terra e, negli ultimi mesi, l’amministrazione Trump ha sottolineato la propria volontà di investire in programmi di difesa in questo nuovo dominio, lanciando una serie di iniziative a dir poco fantascientifiche. Nel Marzo del 2018, il Presidente ha annunciato la volontà dell’amministrazione di costituire un nuovo ramo indipendente delle forze armate, una Space Force, col fine di difendere gli interessi vitali e strategici degli Stati Uniti nello spazio. L’attuazione di un tale programma sembra essere molto controversa per diversi motivi. Vi è già, infatti, un dipartimento dell’Aeronautica chiamato per l’appunto Air Force Sapce Command, il quale ricalca al momento le funzioni e gli scopi  del tanto sbandierato progetto di Trump. La Casa Binaca sembra decisa nel procedere con la creazione di questa nuova forza armata, ma le voci discordanti non mancano, mentre il timore che un tale progetto comporti un’eccessiva spesa costituisce un ulteriore freno alla costituzione della Space Force Trumpiana. Al momento, l’amministrazione USA ha già effettuato passi concreti per la realizzazione dell’iniziativa, ma maggiori sviluppi dovranno essere sottoposti all’approvazione del Congresso.

I nuovi progetti spaziali USA non si limitano alla costituzione della Space Force. La recente Defense Authorization Bill firmata dal presidente Trump prevede lo sviluppo di un sistema antibalistico orbitante (space-based ballistic missile intercept layer). L’obiettivo del programma è quello di ottenere la capacità di intercettare e neutralizzare dallo spazio i missili balistici del nemico durante la fase di lancio. L’iniziativa aveva sin dal principio trovato l’opposizione di diversi esponenti delle forze armate americane, sia per il suo eccessivo costo, sia per l’inattuabilità a livello tecnologico. Mettere in orbita una tale arma di difesa e mantenerla per un intero ciclo vitale implicherebbe una spesa di almeno 350 miliardi di dollari. Inoltre, per intercettare un missile nel corso della sua fase di lancio, il sistema antibalistico orbitante dovrebbe essere posizionato nella bassa orbita terrestre, ma in questo caso, il satellite viaggerebbe ad una velocità eccessivamente elevata, non consentendogli di rimanere in posizione sul sito di lancio nemico per il tempo necessario all’intercettazione del vettore. Il sistema dovrebbe essere quindi collocato ad una distanza maggiore dalla Terra per poter seguire il movimento del suo obiettivo, ossia la base missilistica nemica, o almeno per poter rimanere in posizione ottimale per periodi più lunghi; ma, in questo caso, il satellite non sarebbe più in grado, a causa della distanza, di colpire il target.

Gli Stati Uniti si avviano insomma, al pari di Russia e Cina, verso la militarizzazione dello spazio. I piani di avanzamento tecnologico messi sul tavolo da Washington sono molto ambiziosi, quasi irrealizzabili per alcuni versi, ma nell’ apparentemente disordinato impulso trumpiano alla conquista dello spazio extra-atmosferico, vi sono anche degli elementi strategici rilevanti, i quali descrivono, sebbene ancora a grandi linee, gli obiettivi americani in questa nuova competizione per la supremazia in orbita.

Il documento che forse più ci aiuta a descrivere la postura spaziale USA è la National Space Strategy, resa pubblica il 23 marzo del 2018. Il documento si reinserisce nella più ampia National Security Policy di stampo Trumpiano, dando priorità agli interessi USA in orbita e ponendo come principale obiettivo quello di mantenere la supremazia americana nello Spazio. Nella Space Strategy viene sottolineata l’ importanza dell’interazione tra le iniziative civili e governative nel settore, ma vengono anche tracciate le linee guida della strategia militare USA in orbita. In tale ottica, i punti principali toccati dal documento sono:

  1. La National Space Strategy ha lo scopo di proteggere gli interessi vitali degli Stati Uniti nello spazio e di garantirne il libero accesso al fine di sostenere la prosperità economica del Paese.
  2. Gli Stati Uniti, in caso di un attacco diretto contro la propria infrastruttura spaziale tale da mettere a repentaglio gli interessi vitali del popolo americano, si riservano la possibilità di condurre azioni di rappresaglia con tempi, luoghi, mezzi e in scenari di propria scelta.
  3. Lo Spazio viene ormai considerato come un nuovo campo di battaglia, unendosi agli altri 4 domini esistenti: Terra, Mare, Cielo e Cyber.
  4. Mentre gli Stati Uniti preferirebbero evitare che lo spazio si trasformi in un luogo di scontro, azioni concrete verranno prese per contrastare ogni eventuale sfida in questo scenario.
  5. Gli USA hanno l’obiettivo di irrobustire la propria posizione in orbita e di incrementare le opzioni di combattimento a disposizione al fine di scoraggiare ogni attacco nemico, ma anche, nel caso in cui la deterrenza fallisca, allo scopo di contrastare con efficacia ogni atto ostile.

Anche se a prima vista i concetti delineati dalla National Space Strategy possano sembrare poco eloquenti, essi costituiscono in realtà una svolta non trascurabile dal punto di vista più ampio delle relazioni internazionali. La postura statunitense si configura come naturalmente difensiva.

Gli enormi danni che una guerra in orbita potrebbe causare all’economia e alla capacità americana di condurre operazioni militari sulla terra, in particolare tenendo conto degli effetti collaterali apportati dai detriti, ha portato Washington ad optare per una posizione molto più cauta, in cui il concetto di deterrenza assume un ruolo centrale. Gli USA hanno quindi lo scopo di incrementare la propria capacità bellica in orbita in modo tale da scoraggiare ogni tentativo nemico di colpire gli interessi vitali americani nello spazio.

Ma il punto che forse suscita più interesse, è il riconoscimento dello spazio come un nuovo dominio di guerra. Fino ad ora, ufficiali e rappresentanti governativi  hanno solo espresso verbalmente le loro preoccupazioni riguardo alla possibilità di un futuro scontro con Cina e Russia in orbita, ma l’aver inserito una dichiarazione del genere in un documento strategico ufficiale inaugura una nuova era della storia militare; da ora in poi, uno scenario bellico in cui le superpotenze in conflitto si affrontano in orbita, oltre che sui campi di battaglia terrestri, non sarà più un’ipotesi tanto distante.

 

 

Fonti e Approfondimenti

https://www.politico.com/story/2018/04/06/outer-space-war-defense-russia-china-463067

https://spacenews.com/new-national-space-strategy-emphasizes-america-first-policies/

https://www.whitehouse.gov/briefings-statements/president-donald-j-trump-unveiling-america-first-national-space-strategy/

https://www.space.com/39461-pentagon-space-military-posture.html

https://spacenews.com/stratcom-chief-hyten-i-will-not-support-buying-big-satellites-that-make-juicy-targets/

https://www.defenseone.com/ideas/2018/09/congress-wants-space-based-missile-defense-system-its-colossally-bad-idea/151180/?oref=d-channelriver

https://www.defenseone.com/ideas/2018/08/congress-billions-space-weapons/150273/?oref=d-channelriver

https://www.defenseone.com/ideas/2018/08/us-military-should-be-doubling-down-space/150216/?oref=d-channelriver

https://www.defenseone.com/ideas/2018/08/us-military-should-not-be-doubling-down-space/150194/?oref=d-channelriver

https://www.afcea.org/content/?q=joint-aerial-layer-network-vision-moves-toward-reality

U.S. intelligence: Russia and China will have ‘operational’ anti-satellite weapons in a few years

https://www.worldatlas.com/articles/countries-by-number-of-military-satellites.html

Growing U.S. satellite vulnerability: The silent ‘Apocalypse Next’

https://www.state.gov/t/avc/rls/285128.htm

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