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Rocce di Liancourt, Dokdo o Takeshima? La disputa eterna tra Corea e Giappone

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Di Andrea Baldessari

Le ‘rocce di Liancourt’ (in coreano: ‘Dokdo’, i.e. ‘isole solitarie’; in giapponese: ‘Takeshima’, i.e. ‘isole delle piante di bambù’) sono un piccolo gruppo di isolotti che si trovano nel Mar del Giappone. Di origine vulcanica, le ‘rocce di Liancourt’ risalgono all’era Cenozoica e devono il loro nome alla baleniera francese Le Liancourt che nel 1849 rischiò di arenarvisi.

Due sono i principali ammassi rocciosi che costituiscono le ‘rocce di Liancourt’: Seodo/Nishi-jima, i.e. ‘isola occidentale’, e Dongdo/Higashi-jima, i.e. ‘isola orientale’. A 150 metri di distanza l’una dall’altra, questo piccolo arcipelago occupa un’area totale inferiore ai 20 kmq ed è pressoché equidistante da Corea del Sud e Giappone (215 km vs 250 km).

Proprio la loro particolare posizione geografica rende questo gruppo di terre emerse oggetto di controversia tra i due Paesi asiatici: da oltre 300 anni Corea e Giappone rivendicano il diritto di imporre la propria autorità. Quale storia ha portato le due democrazie a contendersi questi isolotti?

Gli interessi economici di Corea e Giappone

Le motivazioni che spingono Repubblica di Corea e Giappone a imporre la propria autorità sulle ‘rocce di Liancourt’ rispondono a interessi di natura economica e a sentimenti di nazionalismo storico. Le due potenze ritengono infatti che il gruppo di rocce si trovi in prossimità di un’area ricca di depositi di gas idrati, di cui però attualmente non è stata ancora accertata la presenza. Negli ultimi dieci anni ricercatori giapponesi e sudcoreani hanno prelevato alcuni campioni del fondale marino sottostante il gruppo di isolotti, per analizzarne la composizione geologica e verificarne l’effettiva presenza di tali depositi di gas. Giappone e Corea del Sud intendono sfruttare tali giacimenti a favore dell’economia nazionale limitando le importazioni di combustibili.

L’arcipelago è inoltre molto importante per l’attività ittica dei due Paesi. Giappone e Corea del Sud intendono rivendicare il controllo su questo gruppo di isolotti perché entrambi decisi a garantire la continua espansione dell’industria ittica nazionale. Le acque dell’area sono popolate da numerose specie marine (tra cui calamari e gamberi molto richiesti su entrambi i mercati) e promettono pesca abbondante. Dalla fine degli anni novanta oltre il 60% del pescato dell’industria ittica sudcoreana proviene dalle acque che circondano l’isola di Dokdo/Takeshima: i pescatori sudcoreani delle province di Kyungbuk, Kangwondo, Kyungnam e Pusan svolgono infatti gran parte della loro attività nei pressi delle ‘rocce di Liancourt’. Tutto ciò testimonia dunque la grande importanza che già negli ultimi decenni del secolo scorso il controllo di questo tratto di mare ha rivestito per le economie di entrambi i Paesi: per Corea del Sud e Giappone il monopolio di quest’area diventa garanzia di solidità e di crescita del proprio mercato ittico.

Dal 2006 la Prefettura giapponese di Shimane (all’interno della quale, secondo il Giappone, Takeshima dovrebbe essere inglobata) protesta contro le pratiche di pesca sudcoreane, accusando i pescherecci sudcoreani di adottare metodi di pesca illegali, dannosi per l’ecosistema regionale. In particolare, tra il 2006 e il 2009 importanti testate giapponesi quali l’Asahi Shimbun e lo Yomiuri Shinbun raccontano del diverso approccio che i due Paesi asiatici adottano nei confronti del commercio del pesce. Portavoce dell’opinione pubblica nazionale, i due giornali giapponesi tessono quindi le lodi delle severe norme nazionali che regolano il comportamento delle navi da pesca giapponesi. In realtà queste accuse nascondono i timori del governo giapponese in merito alla crescente competizione economica tra Giappone e Corea del Sud. Nonostante le gravi crisi finanziarie globali verificatesi verso la fine degli anni novanta (crisi finanziaria asiatica, 1997) e degli anni 2000 (grande recessione, 2007), l’economica sudcoreana, anche se duramente colpita, ha continuato a crescere (2010: +6.1% GDP; dicembre 2019: +2.2% GDP). L’andamento del mercato sudcoreano allarma il Giappone, che teme la messa in discussione della propria immagine di potenza mondiale. Attualmente il Giappone è infatti impegnato contemporaneamente su due fronti: contrastare lo sviluppo economico cinese e difendere la propria leadership nel sud est asiatico.

 

Le ‘rocce di Liancourt’ dall’annessione giapponese a quella coreana: le rivendicazioni nazionalistiche

I governi sudcoreano e giapponese fondano le proprie reciproche rivendicazioni basandosi sulle interpretazioni che studiosi sudcoreani e giapponesi hanno elaborato attraverso l’analisi di antichi documenti. Nella maggior parte dei casi, tali interpretazioni sono discordanti in quanto si riferiscono a testi di non facile lettura: nel corso dei secoli, molteplici sono gli appellativi con cui esploratori e marinai coreani e giapponesi indicano le ‘isole di Liancourt’.

Resoconti di viaggio redatti sotto la dinastia coreana Choson (XV sec. circa) narrano di una spedizione nell’isola di Usando: secondo gli storici sudcoreani si tratterebbe delle ‘rocce di Liancourt’, mentre secondo gli accademici giapponesi l’isola di Usando non corrisponderebbe alle rocce, ma a Jukdo – un’altra piccola isola del Mare Orientale. E questo è solo uno dei numerosi dibattiti che dividono gli studiosi dei due Paesi circa la corretta decodificazione di antiche testimonianze.

Soprattutto negli ultimi due secoli Corea del Sud e Giappone hanno promosso lo studio di questi antichi scritti, cercando di ottenere una chiave di lettura che giustificasse le pretese sull’arcipelago avanzate dai due Paesi.

Nel 1905 il Giappone annette le ‘rocce di Liancourt’: all’epoca questa annessione risponde all’esigenza di controllare il confine occidentale del Paese, allora alle prese con il conflitto contro la Russia. Tale conflitto segna per i Paesi dell’intera regione sud-est asiatica l’inizio di una nuova era, i.e. la supremazia giapponese in Asia. Le dinamiche presenti nella guerra russo-giapponese evidenziano infatti l’intenzione dell’Impero giapponese di ridisegnare i propri confini territoriali, cominciando dalla conquista delle penisole coreana e cinese del Liaodong, nonché delle terre emerse situate nei mari che circondano Corea e Giappone. Il conflitto dura due anni, e il Giappone esce vincitore dalla guerra. Le ‘rocce di Liancourt’ sono ora uno degli avamposti giapponesi per contrastare un’eventuale invasione nemica da occidente. Allo stesso tempo, poiché secondo i Giapponesi l’arcipelago all’epoca è terra nullius secondo i parametri legislativi internazionali, esso può diventare territorio giapponese senza incorrere in alcuna formale violazione dell’apparato legislativo internazionale.

Nonostante le numerose proteste coreane sulle modalità di annessione delle ‘rocce di Liancourt’ al territorio giapponese, la questione passa in secondo piano fino al termine della Seconda Guerra Mondiale. Sconfitto, il Giappone è costretto a rinunciare a esercitare il proprio diritto di sovranità sui territori occupati precedentemente e nel corso del conflitto, ma, durante il processo di rinuncia e restituzione territoriale, la questione delle ‘rocce di Liancourt’ non viene debitamente affrontata, e il nodo sulla sovranità degli isolotti non viene sciolto.

Nel 1952 l’allora presidente coreano Rhee Syngman decide unilateralmente che l’arcipelago conteso deve tornare alla Corea, e dal 1954, il nuovo governo sudcoreano controlla attraverso la propria Guardia Costiera l’arcipelago e le acque limitrofe. Il governo giapponese ha in più occasioni sostenuto l’appartenenza di questo arcipelago al territorio giapponese, condannando ripetutamente l’iniziativa di Rhee Syngman e chiedendo di sottoporre questa disputa all’attenzione della Corte Internazionale di Giustizia.

I tentativi da parte del Giappone di richiedere l’intervento della Corte Internazionale di Giustizia sono falliti (1954, 1962 e 2012) perché la Corea del Sud considera quella della sovranità sull’arcipelago di Liancourt una ‘questione domestica’.

Tuttavia, nel 1965 i due Paesi firmano il Trattato sulle Relazioni Fondamentali tra Giappone e Repubblica di Corea (Treaty on Basic Relations between Japan and the Republic of Korea), riconoscendo la presenza della controversia delle ‘rocce di Liancourt’ tra Giappone e Corea del Sud e sancendo l’impegno da parte dei due Paesi di collaborare per la risoluzione definitiva di tale disputa.

 

La situazione attuale

Nel corso degli ultimi due decenni, le tensioni tra le due Nazioni sono state (e sono tuttora) ben presenti: le ‘rocce di Liancourt’ tornano ciclicamente a essere protagoniste delle dinamiche di politica estera giapponese e sudcoreana. I governi di entrambi i Paesi usano infatti tale controversia per screditare i reciproci operati politico-economici.

Per il Giappone le ‘rocce di Liancourt’ sono importanti per la loro posizione geografica, ma per la Corea del Sud esse rappresentano anche una ‘rivincita’ simbolica nei confronti del brutale imperialismo coloniale giapponese (1895-1945). L’eventuale restituzione di questo piccolo arcipelago al Giappone per la Corea del Sud significherebbe quindi ‘arrendersi nuovamente al nemico’.

La disputa si mantiene quindi ‘viva’ proprio perché legata all’affermazione dell’identità nazionale di entrambi i Paesi. In questo modo, mentre la Corea del Sud cerca di scongiurare la cessione dell’isola al suo rivale, il Giappone teme di perdere la propria leadership in Asia. La rinuncia definitiva a Takeshima significherebbe infatti non solo rinnegare le glorie del passato, ma soprattutto cedere il posto a una nuova potenza emergente.

Dokdo è oggi un’importante meta di pellegrinaggio per i cittadini sudcoreani (oltre 170,000 visitatori nei primi sei mesi del 2019). Animati da forti sentimenti patriottici, i sudcoreani, giunti sull’isola, sono soliti manifestare contro il governo giapponese, intonando canti tradizionali e improvvisando danze folcloristiche. Anche esponenti politici sudcoreani si recano regolarmente sugli isolotti: nel 2012 il Presidente sudcoreano Lee Myung-bak è il primo leader che si reca a Dokdo in veste ufficiale. Per protesta, il Giappone richiama a Tokyo il suo ambasciatore. Nel 2016 l’attuale presidente sudcoreano Moon Jae-in visita le ‘rocce di Liancourt’. Verso la fine di agosto 2019 un gruppo di politici sudcoreani sorvola con un velivolo l’isola in segno di sfida alle autorità giapponesi.

Il Giappone risponde puntualmente a queste provocazioni. Nel 2005 la Prefettura giapponese di Shimane approva una proposta di legge che designa il 22 febbraio come Takeshima Day (ancora oggi celebrato a livello locale), nel 2008 il governo giapponese rende pubblica l’intenzione di citare Takeshima nei libri di testo, e nel mese di febbraio 2019 alcuni parlamentari giapponesi protestano contro l’appropriazione ingiustificata del gruppo di isolotti da parte della Corea del Sud.

Allo stato attuale la questione delle ‘rocce di Liancourt’ sembra davvero ‘un affare domestico’: finora la politica internazionale non se ne è, almeno ufficialmente, occupata. Tuttavia, vale la pena accennare all’atteggiamento di due Paesi che hanno interessi nell’area.

La posizione della Repubblica Democratica Popolare di Corea verso tale disputa tra Giappone e Corea del Sud è ambigua: quando il Paese si trova in buoni rapporti con il governo sudcoreano, le ‘rocce di Liancourt’ sono allora territorio coreano (erroneamente rivendicato dal Giappone); quando la Corea del Nord è in buoni rapporti con il Giappone, la questione delle ‘rocce di Liancourt’ viene ignorata.

 

 

Fonti e approfondimenti

Alexandra Genova, ‘Two nations disputed these small islands for 300 years’ National Geographic (14 November 2018) <https://www.nationalgeographic.com/travel/destinations/asia/south-korea/history-dispute-photos-dodko-rocks-islands/> accessed 7 February 2020.

‘Dokdo-Takeshima Island’ <https://www.dokdo-takeshima.com/> accessed 2 January 2020.

Choe Sang-Hun, ‘South Korean Lawmakers Visit Disputed Islets Claimed by Japan’ The New York Times (31 August 2019) <https://www.nytimes.com/2019/08/31/world/asia/south-korea-dokdo-japan.html> accessed 7 February 2020.

Kaori Kaneko and Joyce Lee, ‘Japan/South Korea slanging match over tiny islands dragged again into Olympic arena’ Reuters (24 July 2019) <https://www.reuters.com/article/us-japan-southkorea-olympics/japan-south-korea-slanging-match-over-tiny-islands-dragged-again-into-olympic-arena-idUSKCN1UJ0MB> accessed 7 February 2020.

Bec Strating, ‘The symbolic politics of the Dokdo/Takeshima dispute’ The Interpreter (6 December 2017) <https://www.lowyinstitute.org/the-interpreter/symbolic-politics-dokdotakeshima-dispute> accessed 7 February 2020.

Linda Sieg and Sangmi Cha, ‘Factbox: Disputed isles at center of feud between Japan, South Korea’ Reuters (1 October 2019) <https://www.reuters.com/article/us-southkorea-japan-islands-factbox/factbox-disputed-isles-at-center-of-feud-between-japan-south-korea-idUSKBN1WG2RX> accessed 7 February 2020.

–, ‘Japan stresses its claims to South Korea-held islets on ‘Takeshima Day’ as bilateral tensions simmer’ the Japan Times (22 February 2019) <https://www.japantimes.co.jp/news/2019/02/22/national/politics-diplomacy/japan-stresses-claim-south-korea-held-islets-takeshima-day-bilateral-tensions-simmer/#.XjhU_2hKhPY> accessed 7 February 2020.

Linus Hagström (ed), Linus Hagström and others, Identity Change and Foreign Policy, Japan and its ‘others’ (Routledge, New York 2016) <https://books.google.it/books?id=-OGoCgAAQBAJ&pg=PT68&lpg=PT68&dq=japan+politicians+takeshima&source=bl&ots=q5CNr3vFgs&sig=ACfU3U1JOWGDf4DNALigJWBJ2cv-9tg8rg&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjq-Ivu8LXnAhVMKlAKHb0tDMgQ6AEwGXoECAsQAQ#v=onepage&q=japan%20politicians%20takeshima&f=false> accessed 7 February 2020.

–, ‘Dokdo-or-Takeshima?’ (20 July 2007) <http://dokdo-or-takeshima.blogspot.com/2007/06/1876-argument-about-development-work-of.html> accessed 7 February 2020.

–, ‘Russo-Japanese War’ HISTORY (updated 21 August 2019) <https://www.history.com/topics/korea/russo-japanese-war> accessed 7 February 2020.

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