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L’oro blu del Medio Oriente: le risorse di Iran e Afghanistan

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@Ninara - Flickr - Licenza: Attribution 2.0 Generic (CC BY 2.0)

Come abbiamo già avuto modo di analizzare, la disponibilità di risorse idriche di un Paese è determinata da fattori ambientali ed è fortemente legata a dinamiche interne nonché a scontri e interessi internazionali. In una realtà economica al collasso come quella iraniana o nella delicata situazione politica afghana, la gestione inefficiente delle risorse a disposizione portata avanti negli anni richiede ora interventi importanti su più fronti. Per entrambi risulta infatti necessario potenziare le proprie infrastrutture, adottare tecniche sostenibili nei settori agricolo e/o energetico, e raggiungere accordi internazionali che definiscano chiaramente i diritti di ciascun Paese sull’utilizzo delle risorse comuni. A questo proposito, risulta cruciale l’attività delle singole autorità governative, finora poco propense a implementare programmi in grado di far fronte a queste questioni.

Iran: da modello virtuoso a Paese in crisi

Nell’immaginario comune, l’Iran rimanda subito a grandi giardini magnificamente circondati da bacini d’acqua, città costruite lungo i fiumi e zone rigogliose irrigate da complessi sistemi di canali. A partire dagli albori della dinastia achemenide nell’VIII secolo a.C., tutta la zona del mondo iranico si è sempre distinta per una gestione ottimale delle proprie risorse idriche. Sistemi di irrigazione articolati in pozzi, cisterne e canali sotterranei (qanat) sono elementi costanti delle cronache storiche e dei viaggiatori che attraversarono queste terre. Il modello messo a punto in quest’area si diffuse rapidamente anche nei territori limitrofi, in Yemen e in Nord Africa, e si consolidò grazie agli interventi infrastrutturali messi a punto dai grandi imperi centralizzati che governarono il territorio.

Oggi questo immaginario idilliaco è però fortemente compromesso. Secondo un’analisi del 2015 del World Resources Institute, che si basa su studi economici, tassi di crescita della popolazione e problematiche ambientali, l’Iran risulta al tredicesimo posto delle Most Water-Stressed Countries in 2040. Da decenni il Paese sta infatti fronteggiando seri problemi legati all’approvvigionamento d’acqua, all’inquinamento e alla sempre maggiore scarsità di risorse idriche.

L’Iran è per il 90% arido o semi-arido e le proprie risorse idriche sono distribuite in maniera eterogenea sul territorio. I fiumi principali si trovano nel nord del Paese, nelle regioni di Ardabil, Gilan, Mazanderan e Golestan. Essi costituiscono uno dei bacini idrici più importanti del Medio Oriente.

Gli altri fiumi iraniani sono per la maggior parte dell’anno aridi o dipendenti dalle precipitazioni che si raccolgono sui monti Elburz e Zagros, situati nelle zone settentrionali e centrali del Paese. Il sistema di dighe, pozzi, serbatoi e lunghi canali utilizzato per la distribuzione di queste risorse non è però capillare ed efficiente su tutto il territorio. Una manutenzione inadeguata, la cattiva gestione e lo sfruttamento sproporzionato e non sostenibile delle risorse hanno poi portato l’Iran sull’orlo di una crisi.

Le politiche messe in atto dall’Iran

Un ulteriore fattore di rischio è poi rappresentato dal cambiamento climatico: negli ultimi anni le precipitazioni sono diventate sempre più scarse, rendendo il Paese ancora più soggetto a prolungati periodi di siccità. Inoltre, l’innalzamento della temperatura e il crescente tasso di evaporazione stanno contribuendo da un lato al restringimento di molti dei laghi iraniani, primo fra tutti il lago Urmia, e, dall’altro, alla desertificazione di intere aree.

Il Paese si trova quindi schiacciato dalla necessità di diminuire il suo consumo di acqua, in previsione di un inasprimento delle condizioni climatiche, e dalla richiesta sempre maggiore di risorse idriche da parte di una popolazione in continua crescita, in modo da poter garantire sicurezza alimentare e autosufficienza agricola. Nel 2016 la scarsità di risorse idriche aveva acceso proteste in diverse regioni già affette da siccità, poi evolutesi tra il 2017 e il 2018 in insurrezioni popolari in tutto il Paese.

Parallelamente, la classe politica ha fatto ben poco per fronteggiare le più che allarmanti previsioni degli esperti. Sebbene siano stati previsti piani per diminuire gli sprechi, migliorare la gestione e l’approvvigionamento delle acque, favorire un’agricoltura più efficiente e attrarre investimenti nazionali ed esteri, le autorità governative si sono dimostrate poco efficaci nell’implementazione di tali programmi. Oltre a ciò, la delicata situazione economica e politica, sia interna che internazionale, aggravata dalle sanzioni americane, rappresenta un serio ostacolo per il Paese.

Ad oggi l’Iran ha investito molto nella costruzione di nuovi impianti di dissalazione sulle coste del Golfo Persico e del Golfo dell’Oman, in modo da venire incontro alla carenza di acqua dolce; tuttavia, questo comporta un uso enorme di risorse energetiche che ora come ora il Paese fatica a permettersi. L’Iran deve infatti impegnarsi ad assicurare l’approvvigionamento di energia idroelettrica, di cui è grande esportatore.

Non è chiaro come i Paesi limitrofi possano reagire nel caso in cui Teheran non riesca a soddisfare la domanda interna o l’export di risorse energetiche, che sono in parte derivanti anche da centrali idroelettriche. In questo scenario, i Paesi vicini già carenti di risorse si troverebbero sprovvisti di uno dei loro primi fornitori.

Le sfide dell’Afghanistan

A Kabul potrà mancare l’oro, ma non la neve” recita un detto afghano. La saggezza popolare fa riferimento alle abbondanti nevicate a cui sono soggette la capitale e l’imponente catena montuosa dell’Hindu Kush, le cui vette sono alcune delle più alte al mondo.

Secondo l’UNEP (il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente) circa l’80% delle risorse idriche del Paese deriva proprio dai ghiacciai dell’Hindu Kush e dalle piogge e nevicate che si concentrano su queste montagne. Da qui hanno origine i principali fiumi del Paese, tra cui Amu Darya, uno dei fiumi più importanti dell’Asia Centrale, Helmand, Hari Rud e Kabul.

Circa il 77% della popolazione afghana vive in zone rurali e basa le proprie attività su un’agricoltura di sussistenza. È quindi facile intuire come una buona gestione delle risorse idriche sia un fattore fondamentale per l’intera economia del Paese, il cui territorio è per l’80% montagnoso, desertico o semi-desertico; nonché per il mantenimento di condizioni di vita dignitose per la popolazione. Ma anni di guerre e conflitti civili, la mancanza di infrastrutture adeguate e un uso improprio delle risorse hanno influenzato negativamente la disponibilità idrica dell’intero Paese. Ad aggravare la situazione, l’Afghanistan è considerato uno dei Paesi a più alto rischio per la desertificazione e i cambiamenti climatici, i cui effetti, come la crescente scarsità delle piogge e conseguente portata ridotta dei fiumi, si stanno già ripercuotendo sull’intero sistema.

La situazione risulta già critica in molte aree del Paese. L’Afghanistan non è autosufficiente per l’approvvigionamento d’acqua e sono necessari investimenti strutturali e strategici per la gestione e la distribuzione delle risorse. Dai primi anni 2000 la comunità internazionale ha affiancato il governo per aiutarlo a mappare e studiare adeguatamente il territorio, in previsione di progetti a medio e lungo termine. Nonostante le difficoltà, ad oggi sono stati attivati numerosi progetti e programmi con il supporto delle organizzazioni internazionali. Ma è solo negli ultimissimi anni che il governo si è impegnato più attivamente per far fronte alle problematiche relative all’acqua.

A fronte di queste attività, però, sono venuti a crearsi nuovi attriti: i più importanti fiumi afghani scorrono nei suoi territori solo per alcuni tratti e sono condivisi principalmente con Iran, Pakistan, Tajikistan e Turkmenistan. Oltre a un trattato con l’Iran risalente al 1973, peraltro poco rispettato, non esistono patti o accordi tra Afghanistan e gli altri Stati confinanti sullo sfruttamento di queste risorse.

È importante sottolineare come la sostanziale mancanza di infrastrutture sul territorio afghano abbia permesso ai Paesi limitrofi di utilizzare in maniera del tutto indisturbata le acque di questi fiumi. Il recente impegno nazionale e internazionale a supporto del settore idrico afghano sta però fortemente limitando tale pratica, a discapito principalmente di Iran e Pakistan. A tal proposito, tentativi di boicottaggio che sfociano in veri e propri scontri sono sempre più frequenti, soprattutto nelle zone di confine. Sembra inoltre che gli ingenti finanziamenti indiani fatti in Afghanistan per la costruzione di nuove dighe mirino proprio a indebolire il rivale Pakistan.

Conclusioni

Per l’Iran, dunque, quella della crisi delle risorse è una partita politica ed economica tutta da giocare. Per evitare ulteriori crisi economiche, sociali e naturali, sono necessarie scelte rapide, politiche governative più incisive e un ridimensionamento di tutto il settore energetico e agricolo. Ad esempio, l’utilizzo e l’eventuale importazione di nuove tecnologie, come sistemi di irrigazione più sostenibili, dovrebbero essere una priorità per Teheran. Per quanto riguarda l’Afghanistan, considerando l’instabilità interna e regionale che tuttora permane e la necessità di dover stabilire trattati chiari riguardo l’utilizzo dei fiumi con i Paesi confinanti, i prossimi anni vedranno il Paese fronteggiare sfide di primaria importanza sul piano politico, economico nonché ambientale.

Fonti e approfondimenti

Badawi, Iran’s Water Problem, Carnegie Endowment for International Peace, 11/12/2018

Campbell, A dry and ravaged land: Investigating water resources in Afghanistan, Earth Magazine, 4/01/2015

Egorov, A. Nikonorova, A. Semenov, I. Zonn, Afghanistan Water Resources Policy in Central Asia, Springer, July 2018

Kowsar, A. Nader, Iran Is Committing Suicide by Dehydration, Foreign Policy, 25/02/2019

Michel, Iran’s Impending Water crisis, Routledge, Sept. 2017

Asad Sarwar Qureshi, Water Resources Management in Afghanistan: The Issues and Options, International Water Management Institute, Jan. 2002

Tehran Times, There is a need to reform water policies, 17/08/2018

 

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