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Ricorda 1980: la fondazione di Solidarność

Il 31 agosto 1980 nasceva a Danzica Solidarność, il sindacato che avrebbe condotto la Polonia fuori dall’influenza sovietica e che ne avrebbe guidato la transizione democratica. 

La nascita di Solidarność 

Nel corso della Guerra Fredda, la Polonia ha giocato un ruolo particolarmente importante nel mostrare le lacune e la grave mancanza di legittimità dei governi comunisti imposti da Mosca sui propri Paesi satelliti. La vita politica e civile polacca è sempre stata più attiva che in altri Paesi del Patto di Varsavia, grazie anche all’importanza della Chiesa cattolica. Quest’ultima rivestiva un’estrema importanza in Polonia, anche grazie al ruolo giocato durante la lotta al nazismo, quasi al punto da sostituirsi allo Stato sovietico, considerato illegittimo e frutto di un’occupazione illegale. Per i polacchi, infatti, il regime era solo il frutto di “un’altra partizione” – in riferimento allo smantellamento della Confederazione polacco-lituana, un tempo tra gli Stati più potenti d’Europa e scomparsa dalle mappe nel XVIII secolo a seguito dell’annessione da parte di Austria, Russia e Prussia. Emblematicamente, il Cardinale Wyszynski era noto in Polonia, durante il periodo stalinista, con il soprannome di “Interrex”, a dimostrare l’importanza politica e culturale della Chiesa.

È in questo contesto che va vista la nascita di Solidarność (Solidarietà). Il governo comunista era debole e impopolare, il Paese economicamente disastrato e povero. La situazione precipitò nell’estate del 1980, a seguito di un aumento imposto dal governo sui prezzi della carne. Il momento chiave fu l’indizione, il 14 agosto, dello sciopero del porto di Danzica, una delle maggiori città portuali della Polonia. Tutte le compagnie della regione si accordarono per cessare le proprie attività lavorative, dando inizio a quello che viene a volte chiamato “l’agosto polacco”.

Il tecnico elettricista Lech Wałęsa emerse come leader delle proteste, stilando i cosiddetti ventuno postulati: tra questi spiccavano il diritto alla libertà di sciopero e di espressione e quello di istituire sindacati. Wałęsa non era nuovo a questo tipo di attività né era sconosciuto alle autorità filo-sovietiche. In passato aveva fondato, in segreto, i Sindacati Liberi di Pomerania e, negli anni Settanta, aveva trascorso un anno in prigione con l’accusa di aver incitato diversi gruppi di lavoratori allo sciopero. Gli sforzi di Wałęsa si concretizzarono il 31 agosto del 1980, quando il sindacato Solidarność venne ufficialmente alla luce.

La reazione del governo, incarnato dal generale Wojciech Jaruzelski, non si fece attendere: venne imposta la legge marziale e il neonato movimento sindacale dichiarato fuorilegge. Tutte le opposizioni politiche subirono lo stesso destino, e il partito comunista rimase l’unico legale nel Paese. Una commissione del Parlamento polacco ha recentemente stimato che oltre novanta persone persero la vita durante quel periodo.

Nonostante fosse ormai ridotto a un movimento sotterraneo, Solidarność non perse la propria popolarità tra le persone. Anzi, questa sembrò solo aumentare nel corso degli anni Ottanta, con l’insorgere di continue proteste da parte dei lavoratori polacchi. Temendo di perdere definitivamente il controllo sul Paese, una parte del governo comunista, guidata dal ministro degli Interni Czesław Kiszczak, decise così di instaurare un dialogo con Wałęsa.

Gli Accordi della Tavola Rotonda e le prime elezioni

Così, il 6 febbraio del 1989 iniziarono ufficialmente i cosiddetti negoziati della Tavola Rotonda. La “fazione di opposizione Solidarność” e la “fazione della coalizione al governo”, contrapposte, accettarono la Chiesa come forza mediatrice. Nonostante la sua dichiarata neutralità, la Chiesa polacca sostenne Solidarność in diverse occasioni nel corso delle trattative. Gli accordi vennero siglati il 4 aprile dello stesso anno, con soddisfazione da parte del governo comunista che credeva di aver arginato i danni.

Due i punti principali dell’accordo: Solidarność sarebbe stata riconosciuta ufficialmente come opposizione – abbandonando così la sua natura di semplice sindacato e diventando entità politica – e delle elezioni semi-libere si sarebbero tenute di lì a poco. I seggi del Senato, ricreato per l’occasione e Camera più debole, sarebbero stati interamente assegnati sulla base del risultato delle elezioni. La Camera bassa, il Sejm, avrebbe invece visto il 35% dei propri seggi contesi su base democratica, mentre il resto sarebbe stato assegnato al partito comunista.

Il risultato delle elezioni, tenutesi il 4 luglio del 1989, colse tutti di sorpresa: Solidarność conquistò tutti i seggi in palio nel Sejm e 99 seggi su 100 al Senato. La leadership del partito si spinse oltre e raccolse l’appoggio di abbastanza membri del partito comunista da ottenere un mandato di governo. Wałęsa si fece da parte e sostenne invece Tadeusz Mazowiecki nel formare il primo governo non-comunista della storia in un Paese satellite sovietico.

L’anno successivo, in occasione delle elezioni presidenziali, Wałęsa si candidò per Solidarność e ottenne il 75% dei consensi, diventando così presidente della Repubblica. La Polonia si trovava così sulla strada verso la democratizzazione.

Gli anni al governo e la fine di Solidarność

Dato il contesto polacco e la figura di Wałęsa, non stupisce che il suo movimento fosse di spiccata matrice cattolica. La Chiesa era troppo influente per poter essere ignorata a livello politico, tendenza che era solamente aumentata con l’elezione di Giovanni Paolo II – al secolo Karol Józef Wojtyła, nato a Wadowice nel 1920 – al soglio pontificio. Si stima che in occasione della visita del papa in Polonia nel giugno 1979 quasi un quarto dell’intera popolazione polacca si riversò lungo il suo percorso.

Wałęsa assunse dunque posizioni piuttosto radicali, tanto nei confronti di questioni sociali come l’aborto, quanto nella gestione dei rapporti con i partiti comunisti riformati. Questi, rappresentati soprattutto dall’Alleanza della Sinistra Democratica (Sojusz Lewicy Demokratycznej – SLD) ebbero il merito di trasformarsi rapidamente in partiti moderni, al passo con gli standard della democrazia parlamentare occidentale. Un fattore fondamentale per la tenuta democratica del nuovo Stato polacco.

La retorica bipolare e aggressiva di Wałęsa nei confronti dei rivali segnò tutti gli anni Novanta, caratterizzati da una lotta ideologica su come gestire la transizione post-comunista. Il categorico rifiuto di Wałęsa al dialogo, unito alle sue posizioni radicali e a una retorica da molti definita poco incisiva, portarono a un rapido declino della sua popolarità, al punto che perse la carica di presidente della Repubblica già nel 1995, nonostante il suo status di eroe nazionale. La sua ostilità verso le sinistre si ripercosse anche sulla qualità della nuova Costituzione democratica. Frutto di un dialogo sociale poco profondo e sincero, risultò deludente e poco legittimata, ed è tutt’oggi oggetto di numerose critiche.

Solidarność, formalmente AWS (Akcja Wyborcza Solidarność) divenne rapidamente un partito debole e dilaniato da costanti divisioni interne, che ne minarono la popolarità. Inoltre, verso la fine degli anni Novanta attuò insieme ai liberali il cosiddetto Piano Balcerowicz, un’ambiziosa rivoluzione economica con lo scopo di rendere la Polonia un’economia di mercato funzionante. Sebbene necessarie, tali riforme comportarono gravi conseguenze socio-economiche di breve termine sulla popolazione, specialmente quella più povera.

Ciò si concretizzò in occasione delle elezioni parlamentari del 2001. AWS collassò completamente, portando alla fine della rilevanza di Solidarność come attore politico.

Solidarność oggi

Solidarność continua oggi a esistere come sindacato. Tuttavia, la sua rilevanza– come in generale quella dei sindacati in Polonia – è minima e non incide sui destini politici della nazione. La causa principale, oltre alla debolezza interna e alle riforme economiche, è da riscontrarsi nella sua incapacità di tenere il passo con i bisogni politici della popolazione. Imperniato sul bipolarismo tra anti-comunisti e successori del comunismo, Solidarność ha ceduto il passo a partiti che toccano in maniera più efficace tematiche economiche moderne. Non a caso, gran parte dell’attuale dibattito politico in Polonia tra il Partito Diritto e Giustizia (PiS) e la Piattaforma Civica (PO) si basa piuttosto sul bipolarismo tra una Polonia sociale e una liberale.

Quanto a Wałęsa, ha abbandonato il sindacato nel 2006, quando quest’ultimo dichiarò il proprio supporto ai fratelli Kaczyński, leader di PiS, a seguito della loro vittoria elettorale nell’anno precedente. Forse a causa di ciò il PiS lo ha più volte usato come capro espiatorio per i problemi polacchi, criticandone la gestione della transizione post-comunista e accusandolo addirittura di essere sempre stato una spia russa.

I tentativi dell’attuale governo di screditare il proprio eroe nazionale più importante dimostrano, ad ogni modo, l’importanza che Wałęsa e Solidarność hanno avuto nel plasmare la recente storia politica polacca. Nel bene e nel male, gli anni successivi al comunismo e il modo in cui sono stati guidati dalla leadership di allora continuano ad essere rilevanti anche oggi.

Fonti e approfondimenti

NSZZ Solidarnosc, History in datesSolidarnosc.org

Simpson, P. (1996) The troubled reign of Lech Walesa in PolandPresidential Studies Quarterly

Wyrzykowski, M. (2001). Legitimacy: The Price of a Delayed Constitution in Poland. In J. Zielonka, Democratic Consolidation in Eastern Europe, Volume 1: Institutional Engineering

Szczerbiak, A. (2002). Poland’s Unexpected Political Earthquake: The September 2001 Parliamentary Election. Journal of Communist Studies and Transition Politics

Giorni di Storia (2018), Danzica, agosto 1980: gli scioperi che portarono alla nascita di Solidarnosc

 

Grafica: Marta Bellavia – Instagram: illustrazioninutili_

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