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L’Altra America: Costa Rica

Costa Rica

@BelaMarie - Pixabay - free commercial use

La Repubblica di Costa Rica è uno Stato dell’America centrale che si estende per circa 51.100 chilometri tra l’Oceano Pacifico e il Mar dei Caraibi, confinando a nord con il Nicaragua e a sud con Panama. Nota per essere uno dei Paesi più “felici” del mondo, la Costa Rica è un’eccezione nel panorama centroamericano sotto svariati punti di vista tra cui la longevità della popolazione, la stabilità politica e il benessere economico. 

Territorio

Nel territorio costaricense sono presenti oltre 200 formazioni vulcaniche, di cui solo 60 sono considerate dormienti. L’Arenal è il vulcano più attivo in America Centrale, mentre il Poás è il secondo con il più ampio cratere vulcanico del mondo. 

Per quanto riguarda la fauna, nonostante la poca espansione territoriale, il Paese ospita oltre 500.000 specie pari al 5% della biodiversità del mondo di cui circa il 3% si trova nel solo Parco nazionale del Corcovado, uno dei luoghi con la maggior presenza di biodiveristà sul pianeta.

In gran parte montuosa, sul territorio si distinguono le tre cordigliere di Guanacaste e Central – entrambe vulcaniche – e la Cordillera de Talamanca. Dagli opposti versanti montuosi scendono alle pianure costiere i numerosi fiumi che compongono il  sistema idrografico del Paese. Molto rilevante – anche in termini di produzioni energetica – è formato da corsi d’acqua brevi (sviluppo medio di 100-150 km), ma di portata elevata per via delle copiose precipitazioni, il che rende la maggior parte di essi navigabili.

Cenni storici

I primi insediamenti umani nel territorio dell’attuale Costa Rica risalgono al 10 000 a.C. anche se solo dal 300 a.C. le popolazioni diventano stanziali e sviluppano società organizzate, dedite all’agricoltura e alla caccia. Gli europei arrivarono in Costa Rica nel 1502, durante il quarto viaggio nel nuovo continente di Cristoforo Colombo che ribattezzò con l’attuale nome lo Stato, in ragione delle grandi ricchezze trovate. 

Il territorio, provincia della capitaneria generale del Guatemala dal 1540, fu esplorato da Juan Vásquez de Coronado, che ne divenne primo governatore. Il 15 settembre 1821 il Paese ottenne l‘indipendenza dalla Spagna, insieme a Guatemala, Honduras, Nicaragua ed El Salvador con i quali formò la Repubblica Federale dell’America Centrale. L’esperienza ebbe vita breve e tra il 1838 e il 1839 i singoli Stati si sganciarono per iniziare percorsi autonomi che, nel caso del Costa Rica, portarono alla proclamazione della Repubblica nel 1848.

Nel 1856, il Paese si unì alla resistenza contro i filibustieri statunitensi guidati da William Walker, nel tentativo di conquistare – dopo il Nicaragua – l’intera America centrale. In questo contesto, precisamente nella battaglia di Rivas de Nicaragua dell’11 aprile 1856, si distinse Juan Santamaría, eroe nazionale.

Vocazione democratica e abolizione dell’esercito

La Costa Rica vanta una lunga tradizione democratica risalente al 1889 e interrotta da due sole parentesi. La prima con il governo dittatoriale del 1917-19 e la seconda con la guerra civile del 1948.

La guerra civile venne combattuta tra il 12 marzo e il 24 aprile 1948 e fu scatenata dalla decisione dell’Assemblea legislativa di invalidare il risultato delle elezioni presidenziali per presunti brogli del candidato dell’opposizione risultato vincitore, Otilio Ulate Blanco. La reazione fu la rivolta armata contro il governo di Teodoro Picado Michalski, guidata da José Figueres Ferrer. Dopo la sconfitta governativa, Figueres Ferrer amministrò il Paese per un anno e mezzo come capo di un governo provvisorio, che con la promulgazione della Costituzione attualmente in vigore diede vita alla seconda repubblica. Subito dopo Otilio Ulate Blanco divenne presidente e cominciò una regolare alternanza tra i socialdemocratici del Partito di Liberazione nazionale (PLN) e il Partito unità sociale cristiana (PUSC). L’attuale presidente Quesada e l’ex Presidente Solis sono invece espressione del Partito Azione Cittadina (PAC), che nasce come costola del PUSC e canalizza un voto populista e di protesta.

Il testo costituzionale del 1949 rappresenta un’avanguardia il cui elemento distintivo è, senza dubbio, l’abolizione dell’esercito (e della marina). Una scelta inusuale e coraggiosa, presa in piena guerra fredda e in un continente in cui la maggior parte delle storie nazionali è costellata di golpes, dittature e governi militari.

Negli ultimi 70 anni, istruzione e sanità pubblica hanno potuto giovare dell’intero bilancio destinato alle forze armate il che, unito al susseguirsi regolare di governi democraticamente eletti, ha reso possibile una crescita stabile dal punto di vista sociale ed economico. Il Paese gode di un alto ISU (Indice di Sviluppo Umano) – posizionandosi al 63° posto nel mondo nel 2020 – con, tra l’altro,  tra i più alti tassi di alfabetizzazione dell’America Latina (97%), un’aspettativa di vita alla nascita di 80 anni e un tasso di disoccupazione dell’8% della popolazione attiva.

Pur incomparabile con i Paesi vicini, anche la Costa Rica non è immune a problemi di corruzione e violenza.  Secondo i dati dell’OIJ – Organismo de Investigación Judicial de Costa Rica – nel 2019 si sono registrati 560 omicidi, un dato importante anche se inferiore (-4,4%) rispetto all’anno precedente. Con un rapporto di 11 omicidi per 100mila abitanti, il valore è inferiore a quello del Guatemala con 21,5, di El Salvador con 36, dell’Honduras con 41,2, ma superiore a quello del Nicaragua di 7,5.

La rottura di un incantesimo?

Dal 2007 ha avuto inizio un lento deterioramento delle condizioni generali del Paese, a partire dall’approvazione, da parte del presidente e premio Nobel per la pace, Oscar Arias, del Trattato di libero commercio tra Stati Uniti, America Centrale, Repubblica Domenicana (CAFTA-DR). Il referendum per ratificare la firma del trattato – caratterizzato da un clima di forte tensione – segnò l’inizio di un periodo caratterizzato da un incremento delle disuguaglianze.

È innegabile che negli ultimi trenta anni la Costa Rica sia passata dall’essere uno dei Paesi più egualitari dell’America Latina a essere il quarto più diseguale dopo Brasile, Honduras e Colombia, con circa un quarto della popolazione che vive in condizioni di povertà

Dalla fine del 2018 le piazze del Paese sono in fermento. Se inizialmente si contestava un pacchetto di riforme fiscali con pesanti ricadute sulla fasce medio-basse della popolazione, oggi, in piena gestione emergenziale, i cittadini si schierano fermamente contro l’intenzione del presidente Carlos Alvarado – eletto nel 2018 –  di firmare un accordo con il Fondo monetario internazionale.

Relazioni internazionali

La vocazione democratica del Paese si riflette nelle sue relazioni internazionali, fondate sulla cooperazione multilaterale e sulla promozione della stabilità regionale. Non a caso il Paese è sede dell’Università per la Pace delle Nazioni Unite e San José, la capitale, ospita la Corte interamericana dei diritti umani, l’organismo giudiziario dell’Organizzazione degli stati americani (Oas) con competenze relative alla Convenzione interamericana dei diritti dell’uomo.  La Costa Rica si è inoltre distinta per importanti attività di mediazione,  in particolare in relazione alla guerra civile in El Salvador, Guatemala e Nicaragua e, più di recente, alla crisi in Honduras.

Per quanto riguarda le relazioni internazionali, il Paese ha un solido rapporto politico e commerciale con gli Stati Uniti, ma negli ultimi quindici anni – a partire dalla presidenza Arias (2006-10) – ha sviluppato un proficuo dialogo con la Cina.

La vocazione neutralista è stata ufficialmente riaffermata nel 1983, attraverso una dichiarazione di neutralità permanente. Nonostante ciò, non può essere ignorata una forte tendenza nel sostegno alle minoranze globali: la Costa Rica è stata il primo Stato a riconoscere il Kosovo e ha riconosciuto ufficialmente la Palestina nel febbraio 2008 e il Sahara Occidentale.

Economia

Nonostante il Paese abbia risentito degli effetti della crisi economica internazionale, la solida crescita economica degli anni precedenti continua ad assicurare standard di vita superiori alla media regionale. Se in passato l’economia nazionale si basava sull’abbondanza di risorse agricole, oggi il settore primario conta solo l’8% delle esportazioni totali, principalmente concentrate in caffè, ananas e banane di cui è secondo esportatore mondiale. Nell’ottica della diversificazione delle esportazioni, il Paese si è indirizzato verso prodotti non tradizionali (tra i quali prodotti ad alta tecnologia) e quasi il 70% della popolazione occupata è inserita nel settore terziario, con grande importanza dell'(eco)turismo.

Complice la totale assenza di riserve petrolifere e la conformazione territoriale – soprattutto la presenza di molti bacini idrici – la Costa Rica è leader mondiale nell’energetica green e sostenibile essendo in grado di produrre quasi il 100% della sua elettricità grazie a idroelettrico, geotermia, eolico, biomasse e solare.

Pura Vida: popolazione e società

All’inizio del XVI secolo, il territorio era occupato da circa 400 mila indigeni, per lo più nella valle centrale e nella costa pacifico-settentrionale, cifra che in meno di un secolo dall’inizio della colonizzazione scese drasticamente a circa 10 mila. Ad oggi l’89% della popolazione è composta da bianchi di origine europea, il 6% da meticci (tra spagnoli e amerindi), il 2% da neri, il 2% da cinesi e l’1% da amerindi.

La bandiera della Costa Rica, adottata il 27 novembre 1906, è stata disegnata nel 1848 su ispirazione di quella francese di cui riprende i colori. Si compone di cinque bande orizzontali: due blu alle estremità, una rossa al centro di altezza doppia rispetto alle altre, le intermedie bianche. Il blu rappresenta il cielo, gli ideali spirituali, l’infinito; il bianco la felicità, la purezza, la pace ; il rosso il calore del popolo, la voglia di vivere e il sangue versato per raggiungere l’indipendenza. Vi è anche uno stemma (escudo) nazionale, adottato il 29 settembre 1848, composto da due navi, in primo piano e sullo sfondo –  mar dei Caraibi e l’oceano Pacifico – con al centro tre montagne – le tre catene montuose principali. In alto sette stelle, una per ogni provincia.

Il Paese non ha un motto ufficiale, ma è impossibile non accostare l’immaginario costaricense con l’espressione “Pura Vida, utilizzato molto frequentemente come saluto, ma anche esclamazione in segno di gratitudine, felicità e soddisfazione.  Secondo Bizzocchi il significato di “Pura Vida” si avvicina all’espressione “Hakuna Matata” utilizzata in Kenya o al “mai ping rai” della Thailandia. Le due parole, al di là della traduzione letterale, riassumono lo stile di vita rilassato e a stretto contatto con la natura che fa parte della tradizione socio-culturale del Paese, una filosofia della sostenibilità, della gentilezza e della calma che racconta un popolo e una storia.

 

Fonti e approfondimenti

K. Carboni, Pacific Republic of Costa Rica: senza esercito dal 1948, 17/11/2017, Lo Spiegone

A. Testa, Lo sviluppo può essere verde. Per esempio, in Costa Rica, 27/03/2017, Internazionale.it

A. Fürst, Anche la stabilità vacilla: le proteste in Costa Rica, 28/10/2020, Lo Spiegone

A. Bizzocchi, Pura vida e altri racconti raminghi, Terra Nuova Edizioni, 2010

C. Celani Costa Rica: sostenibilità ambientale e disarmo. Un modello possibile, Homeless Book, 2018

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