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Elezioni in Costa d’Avorio: Ouattara ottiene il terzo mandato

Abidjan

@fr.zil - Wikimedia Commons - Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic

Lo scorso 31 ottobre si sono tenute le elezioni presidenziali in Costa d’Avorio. Lo stesso giorno si sarebbe dovuto votare anche per l’Assemblea Nazionale e i consiglieri regionali e municipali, ma queste elezioni sono state rimandate a data da definirsi. Le elezioni in Costa d’Avorio si sono tenute allo scadere del mandato del presidente in carica, Alassane Ouattara, eletto nel 2015 e, prima ancora, nel 2010. È stato proprio il presidente uscente a vincere al primo turno anche queste elezioni per un ulteriore mandato di cinque anni, con circa il 94% dei voti, anche se il Paese è stato teatro di proteste e boicottaggi dal momento in cui la sua candidatura è stata resa nota.

Il contesto storico e politico della Costa d’Avorio

I dieci anni di mandato di Ouattara hanno modificato l’assetto politico, economico e sociale della Costa d’Avorio. Dal 2011, infatti, l’economia del Paese ha presentato livelli di espansione come mai prima di allora, crescendo di circa l’8% l’anno.

Questa crescita ha portato con sé un netto miglioramento del sistema sanitario, dell’istruzione e dei servizi ai cittadini, nonché la creazione di infrastrutture. La crescita economica è stata causa, però, anche di maggiori disuguaglianze non solo tra i cittadini, ma anche tra le diverse regioni del Paese: se tra le città e le aree costiere del sud – storicamente culla del potere politico ivoriano – lo sviluppo economico ha avuto un impatto per lo più positivo, lo stesso non si può dire delle regioni del nord, prevalentemente marginalizzate. Queste disuguaglianze hanno portato a una sfiducia generale nei confronti delle istituzioni e della figura del presidente.

Ad aggravare la situazione di sfiducia verso la politica ivoriana è la composizione dei partiti e i loro esponenti. I partiti, infatti, servono solitamente come appoggio legale per le singole personalità di coloro che si candidano a presidenti della repubblica. Questi personality-based parties mancano quindi di un’ideologia politica ben definita o di un programma di riforme chiaro ed efficace. Al contrario, hanno il ruolo di elevare i candidati alla presidenza e, come accade spesso, non lasciano spazio alle nuove generazioni. I membri dell’Assemblea Nazionale sono politici vicini ai leader dei partiti e la rappresentanza politica è quasi totalmente in mano alla maggioranza. Attualmente l’Assemblea è dominata dagli esponenti del RHDP, partito di Ouattara. Il presidente dell’Assemblea, così come gli undici vicepresidenti e i dodici segretari, appartengono allo stesso partito del presidente della Repubblica.

I candidati in corsa per la presidenza

A dimostrazione del poco turnover tra gli esponenti politici è sufficiente guardare i quattro candidati alle elezioni in Costa d’Avorio di questo ottobre. Questi sono stati scelti dal Consiglio Costituzionale ivoriano, instauratosi dopo il referendum costituzionale del 2016.

Tra i candidati in corsa alla presidenza troviamo Alassane Ouattara, il presidente uscente facente parte del Rassemblement des Houphouëtistes pour la Démocratie et la Paix (RHDP); Henri Konan Bédié, 86 anni, capo del Parti Démocratique de Côte d’Ivoire (PDCI) e già presidente dal 1993 al 1999; Pascal Affi N’Guessan, scelto dal Front Populaire Ivorien ed ex primo ministro dal 2000 al 2003; e l’indipendente Kouadio Konan Bertin, ex membro del PDCI.

Inizialmente, il presidente Ouattara aveva dichiarato che non si sarebbe ripresentato alle elezioni in Costa d’Avorio di ottobre 2020. Il suo papabile successore e candidato del RHDP sarebbe dovuto essere Amadou Gon Coulibaly che fino a quel momento stava ricoprendo il ruolo di Primo Ministro. Tuttavia, Coulibaly è venuto improvvisamente a mancare per arresto cardiaco durante l’estate e Ouattara ha dichiarato di ricandidarsi nuovamente come presidente della Repubblica della Costa d’Avorio.

Le reazioni alle candidature

L’opposizione ha considerato sospetta l’estrema scrematura dei candidati, dichiarando che la gran parte di questi fossero stati esclusi per semplici “tecnicismi”. Inoltre, il Consiglio Costituzionale è stato nominato dal presidente stesso e dai presidenti dell’Assemblea Nazionale e del Senato, in maggioranza appartenenti allo stesso partito di Ouattara.

Di conseguenza, per l’opposizione, il Consiglio non si è collocato super partes nel contesto delle elezioni del 2020, avendo favorito il partito del presidente uscente. Infatti, il Consiglio ha rifiutato anche il ricorso degli oppositori politici di Ouattara per impedire la candidatura per il suo terzo mandato, inasprendo ulteriormente i rapporti con l’opposizione.

Il candidato Bédié ha inoltre riportato alla luce una retorica che nel corso degli anni Novanta e inizio Duemila influenzò vivamente la vita politica del Paese, quella dell’ivoirité degli esponenti politici. Con questo termine ci si riferisce all’idea nazionalista, divenuta poi legge, secondo cui ci si poteva candidare alla presidenza del Paese solo se entrambi i genitori fossero nati in Costa d’Avorio. Questa legge impedì a Ouattara di candidarsi alle presidenziali del 1995 e del 2000, in quanto non era figlio di madre e padre ivoriani.

Nel corso delle elezioni del 2020, Bédié ha cercato più volte di riportare alla luce il concetto di ivoirité, sostenendo che l’RHDP, così come Ouattara, fosse rifugio di esponenti politici non ivoriani. Così facendo è stato sin da subito chiaro come il candidato dell’opposizione cercasse di fare leva sui sentimenti nazionalisti dei cittadini, cercando quindi di dividere il Paese in due per ottenerne dei benefici politici. La zona sud del Paese, infatti, è maggiormente cristiana e con abitanti “originariamente ivoriani”, mentre nella zona nord la maggioranza della popolazione è musulmana e immigrata dai Paesi limitrofi.

Le proteste

La candidatura di Ouattara per il suo terzo mandato ha subito scatenato delle violente proteste all’interno del Paese che hanno causato diversi morti e feriti. Il motivo principale che ha alimentato gli scontri è il pensiero secondo cui il presidente uscente non si sarebbe potuto ricandidare alle presidenziali per la terza volta. Affermando, quindi, l’incostituzionalità della sua candidatura.

I candidati alla presidenza Bédié e N’Guessan, rivali di Ouattara e dichiaratamente alleati, hanno sin da subito paventato la possibilità di ricorrere a un boicottaggio delle elezioni. I due hanno chiesto ai loro sostenitori, prima delle elezioni, di utilizzare tutti i mezzi legali a disposizione per evitare che questa tornata elettorale andasse a buon fine, con l’intento di ostacolare l’eventuale rielezione di Ouattara.

Come era prevedibile, la giornata elettorale si è svolta con numerose tensioni e boicottaggi da parte degli avversari di Ouattara. Durante la giornata di sabato 31 ottobre degli episodi di violenza si sono verificati in alcune aree del Paese, tra cui anche nella capitale Abidjan, a causa dei quali si sono registrati morti e feriti. Molti elettori non si sono potuti presentare ai propri seggi perché i militanti dell’opposizione hanno bloccato l’accesso agli uffici elettorali. Bédié e N’Guessan hanno continuato a invitare gli elettori al boicottaggio, il presidente uscente Ouattara ha chiesto agli oppositori di cessare di incentivare la disobbedienza civile.

I risultati delle elezioni

I risultati elettorali sono stati resi noti dalla Commissione Elettorale Indipendente (CEI) nei giorni successivi alla giornata di voto. Il presidente uscente è stato rieletto con il 94,3% dei voti, mentre gli oppositori Bédié, N’Guessan e Bertin ne hanno ricevuti rispettivamente 1,66%, 0,99% e 1,99%. Il tasso di affluenza si è aggirato intorno al 54%, in linea con le elezioni precedenti ma nettamente inferiore rispetto a quelle del 2010, che hanno visto un’affluenza di oltre l’80%. Il risultato schiacciante di Ouattara è ricollegato al fatto che i candidati dell’opposizione hanno chiesto ai propri elettori di non votare e di boicottare le elezioni: gran parte dell’elettorato che avrebbe votato per Bédié o N’Guessan, quindi, non si è recato alle urne, permettendo al presidente uscente di riconfermarsi per un terzo mandato.

Gli oppositori Bédié e N’Guessan hanno dichiarato, nella giornata di domenica primo novembre, di voler istituire un Consiglio nazionale di transizione. Tale Consiglio avrebbe il compito di organizzare e mettere in campo un quadro per l’organizzazione di un’altra tornata elettorale inclusiva e trasparente, di creare un governo di transizione e di promuovere la riconciliazione nazionale. L’ECOWAS, l’ONU e l’Unione Africana hanno dichiarato di aver preso atto delle dichiarazioni degli oppositori ma, allo stesso tempo, hanno chiesto di rispettare “l’ordine costituzionale” e di privilegiare la via del dialogo, onde evitare di aggravare una situazione politica e sociale già di per sé molto tesa. Le tre organizzazione hanno altresì dichiarato di essere pienamente disponibili ad accompagnare il Paese nella creazione delle condizioni migliori per trovare uno sviluppo pacifico alla crisi politica attuale. A preferire la via del dialogo è anche il presidente Ouattara, che alla televisione nazionale ha proposto a Bédié un incontro formale con il fine di confrontarsi in maniera pacifica per ristabilire l’ordine e la fiducia politica.

Sebbene queste elezioni siano già state teatro di scontri e proteste sia per la candidatura di Ouattara sia per i risultati, non è esclusa la possibilità che queste si protraggano anche per i prossimi mesi. Così come avvenne anche a seguito dei risultati elettorali del 2010, gli scontri potrebbero protrarsi tra i militanti dell’opposizione, scontenti del risultato e convinti dell’incostituzionalità della rielezione di Ouattara, e i sostenitori del presidente. Con gli organismi di sicurezza nazionali, quali esercito e polizia, totalmente dalla parte del presidente, è improbabile che le manifestazioni potranno rappresentare una vera minaccia per la stabilità della Costa d’Avorio. Sarà necessario, quindi, un grande lavoro delle istituzioni e delle organizzazioni sovranazionali per cercare di evitare ulteriori instabilità e proseguire con il percorso di democratizzazione e crescita economica del Paese.

 

Fonti e approfondimenti

Africanews. 2020. Ouattara Invites Opposition To Talks As Political Crisis Deepens | Africanews. [online]

Amnesty.org. 2020. Côte D’Ivoire: Authorities Must Ensure Human Rights Are Respected Before, During And After.

BBC News Afrique. 2020. L’opposition Ivoirienne Confirme Son Appel Au Boycott Du Processus Électoral – BBC News Afrique.

Boucher, A., 2020. Six Issues Shaping Côte D’Ivoire’S Presidential Election – Africa Center. [online] Africa Center for Strategic Studies.

Konan, A., 2020. Côte D’Ivoire : Le Nouveau Bureau De L’Assemblée Nationale S’Installe, L’Opposition Boycotte – Jeune Afrique. [online] JeuneAfrique.com.

Mbardounka, C. and Bandaogo, C., 2020. L’Opposition Ivoirienne Annonce La Création D’Un Conseil National De Transition – BBC News Afrique.

Moody, J. 2020. Familiar Faces and Threats: Côte d’Ivoire’s Contentious October Election, in Polls in Peril? West Africa’s 2020 Elections, Centre for Democracy and Development, Vol. 6, No. 6.

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ONU Info. 2020. Présidentielle En Côte D’Ivoire : L’onu Et Ses Partenaires Appellent À La Retenue Et Au Dialogue Politique.

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