Lo Spiegone

Manifesto AI: perché abbiamo scelto di usare le intelligenze artificiali

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Da oggi il nostro sito verrà popolato da immagini create del tutto o in parte con le intelligenze artificiali (AI). Opere che vogliamo offrire a tutta la nostra comunità, lasciandole in licenza CC BY-NC. In questo modo potrete usare i nostri lavori in AI per fini non commerciali, semplicemente citandoci come autori nella descrizione, a partire da tutte le immagini presenti in questo articolo.

Questo grande cambiamento, per lo Spiegone e per il nostro ruolo come media digitale, nasce da una vocazione a esplorare sempre nuove strategie per fare informazione di qualità. Attitudine accompagnata da un profondo lavoro di dibattito e riflessione. Percorrere una strada indipendente come divulgatori e divulgatrici, studiosi e analisti ha portato con sé la necessità di imparare a considerare le implicazioni di ogni scelta e ad assumersene le responsabilità.

In questo editoriale vi renderemo partecipi delle considerazioni che ci hanno portato scegliere le AI come nuova risorsa per migliorare il nostro lavoro, partendo da una domanda: cosa sono esattamente le intelligenze artificiali?

 

Lo Spiegone

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Andare per la nostra strada

Come si legge sul vocabolario Treccani, l’intelligenza artificiale è la «disciplina che studia se e in che modo si possano riprodurre i processi mentali più complessi mediante l’uso di un computer». I sistemi di AI prevedono la raccolta di grandi quantità di dati e una loro elaborazione complessa. Un esempio è quello degli algoritmi che raccolgono i dati legati alle nostre preferenze sulle piattaforme digitali.

Noi abbiamo deciso di usare le intelligenze artificiali conosciute come text-to-image (TTI), in grado di generare immagini originali, in base a una descrizione fornita dagli utenti umani. Questi software usano banche dati sconfinate di immagini, per imparare a generarne nuove sulla base delle istruzioni ricevute. Basta chiedere al programma cosa si vuole e questo lo genererà per noi.

Ottenere l’immagine non significa aver terminato il lavoro. Per far sì che il risultato parli davvero il nostro linguaggio e veicoli il nostro modo di creare e condividere contenuti, lavoreremo attivamente per trasformare e adattare ai principi de Lo Spiegone le immagini generate dall’AI.

 

Lo Spiegone

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Gli artisti saremo noi

Utilizzare questa nuova tecnologia non significa soppiantare gli artisti umani. L’AI non può uccidere gli artisti: il loro lavoro può cambiare, ma non potremmo mai farne a meno. Migliaia di loro hanno già accolto le AI nei processi creativi, per esempio, producendo parti di opere complesse tramite gli algoritmi per poi modificarle a posteriori. L’idea più strabiliante è venuta a Ilan Manouach, che ha creato un database di immagini e usato una serie di algoritmi per generare un fumetto, Fastwalkers.

Continueremo sempre a collaborare con artisti e designer, perché il nostro obiettivo principale, prima della divulgazione, è costruire una comunità in cui crescere come persone e come professionisti. Supportati dalle AI, alcuni di noi potranno crescere come artisti, avendo a disposizione un ottimo punto di partenza per produrre lavori interessanti. Creare questi spazi di crescita significa dare nuove energie al nostro progetto e nuove opportunità ai nostri collaboratori e alle nostre collaboratrici.

 

Zone grigie, vasche di squali, navi pirata

L’AI non è solo uno strumento di espressione, ma di vera e propria autodifesa nel far west della proprietà intellettuale su internet. Il copyright è un sistema obsoleto e spietato, reso ancora più ingiusto dai vuoti legislativi del settore digitale, in cui non manca chi si approfitta spietatamente di questi vuoti.

Alla base della nostra etica lavorativa c’è la volontà di non replicare mai le spietate dinamiche di alienazione e sfruttamento del sistema economico in cui ci viviamo. Le AI rappresentano una strada interessante per appropriarci di mezzi di produzione, lavorare con l’entusiasmo degli early adopters, creare i nostri contenuti e metterli a disposizione di tutte e tutti, senza rendere conto ad altri.

 

Limiti e responsabilità

Il mondo delle AI non è monolitico, ma estremamente variegato. Esistono decine di software con diversi livelli di responsabilità e potenza di calcolo, alcuni che rispettano il lavoro degli artisti e altri che sfruttano un sistema predatorio.

Come in ogni cosa che facciamo, anche in questo caso abbiamo scelto di usare strumenti etici e responsabili, legali e rispettosi del lavoro di tutte e tutti. Per loro natura hanno delle capacità generative limitate, ma non rubano o sfruttano prodotti di altri per funzionare. Questa differenza è la direttrice che abbiamo usato per ragionare e scegliere se usare le AI e quali usare. Un discrimine fondamentale, presente nel nostro statuto e in ogni nostra azione come Lo Spiegone.

 

Matteo Savi

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Originalità, plagio, ispirazione

Nel caso delle AI text-to-image, ciò che fa la differenza tra un sistema etico e uno predatorio è il database di immagini a cui attinge l’algoritmo e i limiti alle richieste che può esaudire. Un plagio è un plagio, che sia fatto con un pennello, con Photoshop o un’intelligenza artificiale e non abbiamo nessuna intenzione di ammetterne tra i nostri lavori.

Alcune AI possono commettere dei plagi, mentre con altre è impossibile. Al massimo si può arrivare a ottenere un lavoro totalmente nuovo e diverso ispirato a un originale. Il risultato è assolutamente lecito, un’opera certamente derivativa ma con la sua dignità, potenzialmente frutto tanto della creatività umana quanto di un’AI. In fondo, ogni opera è il frutto del bagaglio di ispirazioni di chi la produce.

Useremo sempre e solo software che non permettono di creare plagi e si impegnano a non violare la proprietà intellettuale degli artisti, che gestiscono e curano i loro stessi database, non permettendo agli utenti di caricare nuove immagini senza la supervisione degli sviluppatori. Inoltre abbiamo scelto strumenti che escludono contenuti protetti da copyright (loghi, trademark etc.) e simboli politici che potrebbero essere abusati dai loro database.

Ma siamo consapevoli che può sempre la possibilità di commettere un plagio involontario, ovvero creare per errore un contenuto molto simile a un altro già esistente ma che non si conosce. In questo caso ci impegniamo a rimuovere tempestivamente dalle nostre piattaforme qualsiasi contenuto che possa essere ritenuto un plagio involontario, non appena ci verrà segnalato, esattamente come faremo se le immagini fossero prodotte senza usare le AI.

 

Lo Spiegone

“Nighthawks” di Edward Hopper immaginato da una AI, molto diverso dall’originale – Immagine generata con supporto AI ©️ Lo Spiegone CC BY-NC

Inclusività e rappresentazione

In un mondo che tende a marginalizzare e non rappresentare interi gruppi di persone, gli spazi inclusivi vanno creati intenzionalmente, non possono semplicemente accadere. In molti stanno facendo pressione sulle aziende dietro le AI perché migliorino i propri algoritmi, così da non presentare solo immagini di persone bianche, abili e con corpi conformi ai crudeli “standard” occidentali. Quelle più ricettive alle critiche hanno già preso provvedimenti, ma il risultato è ancora gravemente insufficiente.

Ed è qui che interveniamo noi, cercando il più possibile di spingere le AI a darci le immagini che vogliamo. Allo stesso modo in cui da tempo usiamo un linguaggio che sia il più inclusivo possibile nelle nostre pubblicazioni, ci impegniamo a realizzare anche i nostri contenuti visivi secondo lo stesso principio, facendo tutto il necessario per rendere il nostro lavoro accessibile e accogliente, che rispecchi la nostra posizione di alleati.

Le scelte che abbiamo preso non riguardano solo Lo Spiegone nel suo piccolo, ma fanno parte integrante di tutto il movimento collettivo che sostiene un uso consapevole delle AI e pretende una maggiore responsabilità sociale d’impresa da parte delle società che le sviluppano. Le decisioni che prendiamo, le strade che decidiamo di percorrere e di scartare, rappresentano il nostro potere di orientare in una direzione o nell’altra questo mercato, premiando chi fa scelte etiche ed escludendo chi non le fa.

 

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Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Saltare la staccionata, di nuovo

A dar retta a certi puristi Lo Spiegone non sarebbe mai nato, perché non avremmo avuto le credenziali per scrivere, gli articoli li scrivono i giornalisti, no? No, gli articoli li scrive chi scrive gli articoli, poi si spera che un giornalista abbia sviluppato più competenze di uno studente di Scienze Politiche. Dietro i discorsi sulla purezza e sui titoli si nasconde quasi sempre puro e semplice gatekeeping, il meccanismo per cui qualcuno si arroga il diritto di decidere chi può accedere o meno a qualcosa.

Ora che le AI stiano aprendo nuove strade per la produzione artistica, alcune persone stanno già reagendo in questa maniera. Ma come abbiamo rifiutato il gatekeeping di chi non riteneva giusto che scrivessimo, rifiutiamo quello di chi vorrebbe imporlo sull’uso delle AI. Lo Spiegone è un progetto nato dal basso, da studenti di Scienze Politiche, e negli ultimi sette anni ci siamo già scontrati a sufficienza con tutto questo. Ma abbiamo già rotto il cerchio una volta, diventando una testata giornalistica riconosciuta, e abbiamo deciso di farlo ancora, senza mai accettare o riprodurre atteggiamenti escludenti.

Poi una volta che tutti gli strumenti che oggi sono standard del settore (Photoshop, Final Cut etc.) adotteranno le AI cosa succederà? All’improvviso andrà tutto bene e questa sarà l’ennesima polemica dimenticata? Non ce ne meraviglieremmo, ogni gatekeeping si fonda proprio sull’ipocrisia, oltre che sull’insicurezza.

 

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Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Noi, robot

Ciò che vogliamo promettere a noi stessi e alla nostra comunità è che, sebbene i nostri obiettivi e i mezzi che utilizziamo per raggiungerli si evolveranno nel tempo, i nostri valori fondanti non lo faranno. Usare una tecnologia, per quanto utile, al prezzo di venire meno meno al nostro impegno di mettere le persone al primo posto, o che ci costringa a diluire i nostri messaggi, semplicemente non ci interessa. Fortunatamente non è il caso delle TTI.

In conclusione, vogliamo introdurvi alle due posizioni estremiste del dibattito sull’uso delle AI, che chiameremo “progressivismo miope” e “nostalgia preventiva” e il motivo per cui abbiamo deciso di rifiutarle entrambe.

 

Contro il progressivismo miope

L’atteggiamento di chi accoglie acriticamente l’avanzamento tecnologico è pericoloso e spesso degenera in visioni salvifiche che non trovano riscontro nella realtà. Il progresso della tecnica non è una categoria dello spirito, è un sistema complesso ma tangibile in cui si incrociano ingegneria, giurisprudenza, economia e politica, con i suoi attori e i suoi interessi. Pensare che la tecnologia sia neutra e sia l’utilizzatore finale a determinarne l’impatto è utopia.

Guardiamoci in faccia, parlare di responsabilità personale quando dietro uno strumento ci sono industrie multimiliardarie, brevetti e interessi importanti è soltanto una forma di codardia. Non esistono soluzioni personali a problemi generali, e strumenti potenti come l’AI aprono questioni sulle quali non possiamo impattare solo con le proprie scelte di consumo individuali.

Riteniamo che strumenti come le AI possano aiutarci a liberare il tempo che sprecheremmo in attività alienanti, nutrire la nostra voglia di sperimentazione e sostenere i nostri progetti futuri. Quello che dovremo fare è vigilare sugli sviluppi della tecnologia che abbiamo adottato e sostenere attivamente la causa di chi la vuole sempre più accessibile e rispettosa del lavoro artistico, non solo più potente o più economica.

Chi ha paura delle AI ha paura del suo uso improprio, non dell’AI in sé. Il problema è che il progresso lasciato a sé stesso non può che dare ragione a queste persone. Se non si introducono concetti di equità e giustizia sociale nel discorso sulla tecnologia, il dibattito rimarrà in mano a chi è interessato solo all’accumulazione compulsiva e senza scrupoli di capitale, con le ovvie conseguenze del caso. Una visione del futuro in cui questo è accettabile non è solo miope, è nichilista. E il nichilismo puzza di rassegnazione.

 

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Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Contro la nostalgia preventiva

Dall’altra parte, c’è il sospetto verso la sperimentazione e l’avanzamento tecnologico, che, se portato all’estremo, diventa una strana forma di nostalgia per il presente, già guardato all’indietro da un futuro immaginario. Rimpiangere già da ora i bei vecchi tempi in cui “erano solo gli umani a fare arte” ci sembra paradossale, soprattutto per quello che è in sé la nostalgia.

La nostalgia è un luogo accogliente, caldo e confortante, ma che piano piano avvelena. Siamo millennials, siamo perseguitati dagli spettri dei futuri radiosi che ci avevano promesso da bambini e che non si sono avverati, quindi conosciamo bene questo luogo. A passarci troppo tempo, però, non si lavora nel presente per creare quello che poi, molto in fretta, diventerà il futuro, e il ciclo ricomincia. 

La nostra risposta a questa tentazione è non perdere la lucidità e accogliere il nuovo come base per costruire il nostro futuro. I passati non ritornano, i futuri cancellati sono persi per sempre, senza comprendere quali strumenti plasmeranno l’era che ci attende si perde la capacità di immaginarla. Senza immaginare un futuro non si fa un passo.

Siamo autori e autrici, ma non rimpiangiamo l’era della macchina per scrivere e dei taccuini, scriviamo i nostri articoli da ogni parte del mondo, con i nostri computer, nei nostri appartamenti in affitto pieni zeppi di libri e riviste. E va bene così, questo è il nostro treno e si può solo scegliere se salire o salire lamentandosi.

La nostalgia preventiva non è una forma di amore del presente, è un modo furbo per evitare le grandi domande che i cambiamenti portano con sé. Noi invece abbiamo deciso di occuparcene, senza tirarci indietro.

 

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Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

 

Quindi, che fare?

Se il futuro è fatto anche di immagini generate da AI la domanda che dobbiamo porci non è «come faccio a evitare questo scenario?», ma «come imparo a usare eticamente le AI?». In un mondo in cui (coscienti o meno) usiamo già quotidianamente il supporto di intelligenze artificiali, non ammettere che siamo già tutti almeno un po’ sintetici è ipocrisia. Produrre arte sfacciatamente sintetica ci sembra quindi quantomeno appropriato. Ironico, ma appropriato.

Adottiamo gli strumenti AI con cautela, senza ignorare i loro limiti e le loro contraddizioni, prendendoci questa responsabilità con il coraggio di chi ha riflettuto abbastanza a lungo sulle sue scelte. Ovviamente il nostro sogno folle per il futuro sarebbe quello di creare la nostra AI con il nostro database su cui avere completo controllo, e metterla a disposizione di chi ha i nostri stessi dubbi. Al momento questo non è possibile, per i limiti tecnici e finanziari del nostro progetto, ma non si sa mai. Quello che sappiamo per certo, però, è che senza costruire una comunità forte niente può esistere e speriamo che i nostri cambiamenti possano aiutarci anche in questo senso.

Semi-citando un vecchio videogioco di pirati: «in un mondo senza denaro, saremmo potuti essere eroi», ma la situazione è più complicata del previsto. Non per questo ci tiriamo indietro e la nostra avventura procede; speriamo di avervi a bordo con noi.

 

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Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

 

 

Editing a cura di Beatrice Cupitò

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