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Cos’è la soluzione a due Stati e chi la sostiene

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, è tornata nuovamente in auge nel linguaggio giornalistico e diplomatico la soluzione a due Stati. Una via diplomatica che ha una lunga storia, nata per tentare di risolvere il conflitto israelo-palestinese.

L’alba della soluzione

Nella sua forma più semplice, la soluzione a due Stati è l’idea che la creazione di uno Stato palestinese accanto a Israele porrebbe fine alla crisi. Questa è la soluzione con più consenso a livello internazionale, anche se israeliani e palestinesi la considerano sempre più complicata.

La formula disegnata dall’ONU nel 1947 prevedeva la partizione del territorio palestinese in due Stati, uno ebraico e uno arabo. Gerusalemme sarebbe rimasta sotto supervisione internazionale. Tuttavia, i malcontenti sia arabo che israeliano per le condizioni imposte dall’organizzazione e lo scoppio della guerra l’anno seguente hanno mandato in frantumi la soluzione. Lo stato di Israele venne fondato e centinaia di migliaia di palestinesi furono scacciati dalle loro terre. Le loro aspirazioni nazionali, fino ad oggi, sono rimaste insoddisfatte.

L’accordo di Oslo

La Cisgiordania e la Striscia di Gaza finirono rispettivamente sotto il dominio giordano ed egiziano. Ma nel 1967, dopo la Guerra dei Sei Giorni, Israele conquistò e occupò la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e altri territori arabi. Nel 1993, Israele e l’OLP firmarono gli accordi di Oslo mediati dagli Stati Uniti, riconoscendosi a vicenda e gettando le basi per un processo volto alla creazione di uno Stato palestinese indipendente. Il momento della soluzione sembrava essere arrivato.

Il processo di Oslo configurava uno Stato palestinese nel 97% della Cisgiordania e in tutta Gaza. Gli scambi di territorio sarebbero stati concordati di comune accordo, includendo un risarcimento per lo Stato palestinese per il 3% dell’area della Cisgiordania che Israele avrebbe annesso. Qui a quel tempo viveva circa l’80% dei coloni israeliani sulle terre palestinesi. I palestinesi avrebbero avuto la loro capitale a Gerusalemme Est, dove i sobborghi prevalentemente arabi sarebbero stati sotto la sovranità palestinese e i sobborghi prevalentemente ebrei sotto la sovranità israeliana.

Questo accordo tuttavia non si è mai materializzato. L’assassinio dell’allora premier israeliano Rabin ad opera di un ultranazionalista israeliano fu il momento chiave in cui ne crollarono le fondamenta. 

Israele e i palestinesi 

Le politiche di Netanyahu hanno messo in ginocchio l’Autorità Palestinese nonché favorito l’occupazione dei coloni in Cisgiordania, illegale secondo il diritto internazionale. Oggi sostiene una presenza di sicurezza israeliana a lungo termine a Gaza, che significherebbe la fine delle speranza di autodeterminazione per i palestinesi. I quali, oltre ad aree sempre più vaste del proprio territorio, hanno perso ogni fiducia nella soluzione. 

La visione politica di Hamas ha guadagnato maggiore popolarità anche in Cisgiordania, dove il movimento sta eclissando la leadership di Mahmoud Abbas. Nel suo statuto del 1988, aveva affermato che la Palestina è una patria islamica che non potrà mai essere ceduta a non musulmani e che condurre una “guerra santa” per sottrarre il controllo della Palestina a Israele è un dovere religioso. La Carta è stata messa in discussione all’interno di Hamas, che nel 2017 ha sostenuto di accettare la formazione di uno Stato palestinese lungo i confini del 1967, senza riconoscere la statualità di Israele.

Chi sostiene la soluzione

Il presidente degli USA, Joe Biden, ha appoggiato formalmente la soluzione dei due Stati, ma è una posizione limitata. Ha mantenuto le politiche favorevoli ai coloni introdotte dal suo predecessore, Donald Trump, non riuscendo a rispettare la promessa elettorale di riaprire il consolato per i palestinesi a Gerusalemme.

Il segretario generale dell’ONU, António Guterres, sostiene che la soluzione dei due Stati rimane l’unico modo per modo per raggiungere la pace, criticando “il chiaro e ripetuto rifiuto della soluzione dei due Stati ai massimi livelli del governo israeliano”. Come ha dichiarato il rappresentante della politica estera dell’Ue, Josep Borrell, sono favorevoli anche i Paesi del G20. Tuttavia, senza il sostegno dei diretti interessati e delle rispettive opinioni pubbliche, l’arrivo di una soluzione appare molto complicato.

 

Fonti e approfondimenti

Al-Jazeera, “Two-state solution explained”, 26/03/2024

Holmes, O., “Israel-Gaza war: what is the two-state solution and is it possible?”, The Guardian, 22/01/2024

Indyk, M., “The Strange Resurrection of the Two-State Solution”, Foreign Affairs, 20/02/2024

Paraguassu, L., Boadle, A., “G20 says two-state solution only answer to Israel-Palestinian conflict”, Reuters, 22/02/2024

Reuters, “Israel-Palestinian conflict: what is the two-state solution and what are the obstacles?”, 26/01/2024



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