Site icon Lo Spiegone

Guerra in Ucraina, la situazione in Donbass

donbass

Per alcuni analisti l’Ucraina ha perso il Donbass, l’area formata dagli oblast di Donetsk e Lugansk. Per altri il discorso non è così netto e l’avanzata dei russi – pur significativa – non è destinata a garantire un successo definitivo.

Gli ultimi mesi del fronte in Donbass

Come riporta un’analisi de Le Grand Continent, nel solo mese di settembre l’esercito russo è avanzato di 468 chilometri quadrati in territorio ucraino, un miglioramento del 33% rispetto ad agosto. Progressi enormi che non si registravano dal 2022 e che per la maggior parte sono dovuti all’avanzata nel Donetsk. 

A partire da dicembre 2023, la prima città dell’oblast a cadere era stata Marinka. Una spia di come stava andando la guerra dopo un’estate nella quale le forze ucraine erano tornate a conquistare terreno. Poi era stata la volta di Avdiivka, una città industriale dove i soldati ucraini si erano rintanati in un fitto labirinto di trincee e bunker.

A inizio ottobre 2024 Mosca ha annunciato di aver conquistato Vuhledar, una città mineraria che prima della guerra contava circa 14mila abitanti, ma che durante il conflitto si è rivelata strategicamente fondamentale. La città è un punto di snodo tra il fronte orientale e quello meridionale, una posizione privilegiata dovuta anche alla leggera altura sulla quale si trova. Da qui i russi hanno più facilità nella gestione della logistica e nell’utilizzo delle ferrovie per muovere i propri rifornimenti. 

Gli obiettivi russi in Donbass

Secondo un report dell’Institute for the Study of War (Isw) l’accelerazione dei russi nell’offensiva in Donbass, condotta con assalti meccanizzati e un ampio utilizzo di veicoli blindati, ha l’obiettivo di avanzare il più possibile prima che le condizioni del terreno peggiorino con l’arrivo dell’autunno. Che porta con sé pioggia e fango, limitando questo tipo di manovre.

Sebbene non sia possibile stabilire una correlazione diretta, l’esponenziale avanzata dei russi è avvenuta in contemporanea con l’operazione ucraina nel Kursk. Ovvero la regione russa di confine, invasa il 6 agosto dalle forze di Kiev. L’esercito di Zelensky avrebbe preso sotto il proprio controllo circa mille chilometri quadrati di territorio russo, costringendo Mosca a una recente aggiunta di 50 mila soldati su questo fronte. Ma non sarebbe riuscito a ottenere uno dei principali obiettivi. Ovvero allentare la pressione sul Donbass. 

Il prezzo dell’offensiva in Donbass

L’offensiva di Mosca ha un costo enorme in termini di vite umane e di armamenti per l’esercito russo. Attualmente il Cremlino è riuscito ad assorbire le sue perdite reclutando più soldati e aumentando la produzione di armi. Ma non è scontato che questa strategia sia vincente. 

Secondo alcuni esperti, la strategia russa ha imposto all’esercito di Kiev di applicare quello che Mykola Bielieskov, analista militare dell’Istituto di studi strategici del governo ucraino, ha definito una tattica di “trading space for Russian losses”. Il che significa ritirarsi dalle città attaccate dopo aver fatto pagare al nemico il prezzo più alto possibile in termini di uomini e materiali.

Sebbene alcuni ufficiali ucraini siano più restii a mandare al macello i propri uomini, anche  l’esercito di Kiev sta subendo un enorme quantità di perdite adottando questa strategia. E per Kiev rimpiazzare i propri uomini è molto più difficile che per la Russia. Oltretutto, si parte già da uno svantaggio iniziale. Secondo l’Economist l’Ucraina ha su quel fronte 450.000 militari, contro i 540.000 della Russia. E mentre la maggior parte delle truppe russe si è arruolata più o meno volontariamente, anche grazie a una paga generosa o a uno sconto di pena per chi era in arresto, l’Ucraina fa sempre più affidamento sulla coscrizione. Visto anche il numero elevato di disertori tra le proprie file.

Gli ufficiali di Kiev si lamentano del fatto che molti di coloro che vengono arruolati non sono adatti a combattere perché troppo vecchi o malati. Circa il 5-10% dei soldati in servizio attivo si assenta senza permesso. 

Secondo l’Isw le forze del Cremlino hanno esaurito molte delle riserve per l’intensificazione dell’operazione offensiva dell’estate 2024. Per il centro studi l’operazione offensiva russa probabilmente avrà il suo culmine nei prossimi mesi.

Pokrovsk, l’ultimo baluardo del Donbass 

Caduta Vuhledar, i russi hanno rivendicato di aver conquistato anche il villaggio di Mykhailivka, alla periferia di Selydové. La conquista della nuova roccaforte ha una valenza importante perché porta l’esercito di Putin sempre più vicino alla conquista di Pokrovsk. Prima della guerra, una città che contava circa 80.000 abitanti. Da luglio del 2024, accerchiato in una morsa sempre più stretta. I russi vogliono catturarla perché ha un’importanza strategica enorme. 

Situata poco sopra Donetsk, nella parte meridionale del Donbass, la città funziona da hub logistico per le operazioni militari nell’Ucraina orientale ed è la porta d’accesso alla conquista del resto dell’oblast di Donetsk. Il rischio ancora più grande per Kyev è che una volta caduta Pokrovsk i russi possano dirigersi verso Dnipro. La quarta città più grande dell’Ucraina prima della guerra.

C’è di più. Pokrovsk è la città dove è presente la maggior parte della produzione di carbone – carbon coke – utilizzato per l’industria siderurgica del Paese. Il carbone è necessario per la produzione di ghisa, che alimenta la maggior parte dei vecchi forni d’acciaio dell’Ucraina. E una parte significativa delle sue esportazioni industriali. La perdita di Pokrovsk dimezzerebbe la produzione di un metallo essenziale per l’industria militare e costoso da importare

Gli esperti affermano che la lotta per Pokrovsk potrebbe finire per durare mesi, con un assedio simile alla battaglia di mesi per Bakhmut.

Exit mobile version