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Elezioni in Irlanda: dal denaro di Apple una soluzione all’housing?

Fra la questione dell’housing, della riscossione di 14 miliardi da Apple e altri temi in agenda, domani sarà giornata di elezioni in Irlanda. Gli elettori irlandesi questo 29 novembre saranno chiamati alle urne, tre settimane dopo che il Primo ministro Simon Harris ha posto fine a mesi di speculazioni sciogliendo il governo di coalizione prima della fine del suo mandato quinquennale, previsto per marzo dell’anno prossimo.

Elezioni in Irlanda: come arrivano i partiti

Il partito di centro-destra Fine Gael di Harris punta a un quarto mandato consecutivo. Una concreta possibilità nonostante un recente e significativo calo nei sondaggi e una leggera ripresa in questi dei principali rivali dell’opposizione di Sinn Féin. Attualmente Fine Gael governa in coalizione con l’altro storico partito di centrodestra Fianna Fàil e i Verdi. Il partito repubblicano di sinistra, il già citato Sinn Féin, nel 2020 risultò vincitore nel ma arrivò secondo in termini di seggi dietro il Fianna Fàil, è crollato nei sondaggi a causa di una serie di scandali.

Due anni fa Sinn Féin, guidato da Mary Lou McDonald, era al 36% nei sondaggi in Irlanda e, insediatosi come il partito più grande nell’assemblea dell’Irlanda del Nord, nutriva grandi speranze di formare il suo primo governo a Dublino, aprendo la strada a un possibile referendum sulla riunificazione irlandese. I sondaggi ora danno Fine Gael al 20%, rispetto al 25% delle ultime elezioni. Fianna Fàil si attesta al 21% e il Sinn Féin in ripresa attorno al 20%.

Le priorità degli elettori   

In queste elezioni il costo della vita resta una delle principali preoccupazioni degli elettori e i partiti di governo sono ben consapevoli che i prezzi più alti rappresentano un pericolo per loro. Il caso degli Stati Uniti sta lì a testimoniarlo.

Anche l’assistenza sanitaria è uno dei temi sul tavolo, ma la persistente crisi immobiliare attanaglia fortemente il popolo irlandese e i giovani in particolare. Questi ultimi sono alle prese con affitti alle stelle e la gran parte di essi, da rilevazioni sondaggistiche, hanno citato l’alloggio come uno dei due principali problemi che affliggono l’Irlanda. Anche l’immigrazione ha guadagnato un certo spazio in questa breve campagna elettorale, alimentata e polarizzata da attori del panorama politico di estrema destra. I quali hanno cavalcato il numero di arrivi record di quest’anno.

Elezioni in Irlanda: la sentenza Apple rimescola le carte?

Ma anche una questione meno spinosa sì, ma sicuramente importante, ha bussato alla porta di queste elezioni. Cosa fare con i 14 miliardi di euro di tasse Apple che arrivano all’Irlanda grazie a una sentenza della corte suprema dell’UE? Alcuni sollecitano la spesa per alloggi e infrastrutture, altri per istruzione e lotta alla povertà. Ciò che è certo è che è un “tesoretto” da spendere che fa gola a tutti partiti.

La sentenza, arrivata nel mese di settembre, ha scosso un po’ il panorama irlandese sulla vicenda, in una controversia che andava avanti dal 2016. La corte ha stabilito che Apple dovrà pagare per la precisione 13,8 miliardi di tasse non versate all’Irlanda dal 2003 al 2013, anni in cui aveva beneficiato di un regime fiscale agevolato, al di sotto di quello concesso alle altre aziende con sede fiscale nel Paese. E proprio quest’ultimo punto aveva fatto puntare il dito da parte della Commissione europea contro l’Irlanda.

Nel 2016 infatti Margrethe Vestager, commissaria europea alla concorrenza, sostenne che il Paese del quadrifoglio con questo regime fiscale “speciale” avesse commesso un illecito. Contro ogni pronostico apparentemente di buon senso, Dublino ha mostrato una chiara opposizione al recupero di questo denaro, temendo che questo pregiudicasse la sua nomea di Stato che offre alle multinazionali globali un trattamento fiscale favorevole. Il tema era quindi l’attrattività, cosa che a Dublino non volevano e non vorrebbero perdere. Alla faccia del dumping fiscale, qualcuno direbbe.

Quale risposta al problema dell’housing

Sta di fatto che ora che quella pentola piena d’oro è pronta per essere spesa, anche se le idee in merito cambiano parecchio. Tutti i partiti più grandi hanno promesso di utilizzare il denaro per migliorare le scricchiolanti infrastrutture del Paese. Ma il dibattito si è concentrato molto proprio sul problema dell’housing.

Fianna Fáil, attualmente il partito più forte, ha dichiarato che stanzierà 4 miliardi di euro per l’edilizia popolare e a prezzi accessibili. Altri 2 miliardi andrebbero poi a un nuovo “Towns Investment Fund”, il cui compito sarebbe quello di ammodernare le infrastrutture per “aprire più siti per la costruzione di abitazioni”. Il partner di coalizione, Fine Gael, ha promesso di destinare più della metà dei fondi Apple all’edilizia abitativa.

Il Sinn Féin invece prevede che ben 7,6 miliardi di euro vengano destinati a un programma di edilizia popolare. Un altro miliardo verrebbe poi stanziato per istituire un programma di risarcimento per le persone le cui case si trovino in cattive condizioni a causa di materiali di costruzione pessimi e ormai deteriorati.

Il partito laburista, costola della sinistra che potrebbe partecipare ai negoziati per la formazione della coalizione, ha proposto di utilizzare 6 miliardi per creare un’impresa edile di proprietà statale. Sostenendo che questo creerebbe “una capacità statale permanente di fornitura di alloggi” contrastando il “modello di fornitura a scopo di lucro”.

Altre ipotesi prevedono la semplice riduzione del debito pubblico, che scenderebbe del 6% circa, oppure dedicano una parte in fondi speciali da poter utilizzare in caso di crisi o bisogno. Ma anche da tenere fermi per pagare pensioni, stipendi pubblici o assistenza sanitaria, in caso il calo demografico proseguisse. Oppure investirli per contrastare il cambiamento climatico o nella costruzione di centrali eoliche in mare. In seguito ai risultati elettorali, nei prossimi mesi ne sapremo sicuramente di più.

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