Sono previsti per oggi dei colloqui fra i capi della CIA e del Mossad, l’agenzia di spionaggio israeliana, con la presenza di alti funzionari egiziani e del Qatar nel tentativo di rilanciare i negoziati su un accordo per il cessate il fuoco e garantire il rilascio degli ostaggi detenuti a Gaza. I negoziati, che si terranno al Cairo, arrivano una settimana dopo che il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto le richieste di Hamas per un accordo definendole “deliranti”, promettendo di insistere nel raggiungere una “vittoria totale”.
La posizione di Biden
Il presidente Biden ieri ha dichiarato che farà “tutto il possibile” per mediare un cessate il fuoco di sei settimane tra Israele e Hamas e per il rilascio degli ostaggi. Ha avvertito inoltre Israele che le sue forze non devono lanciare un’offensiva a Rafah, al confine di Gaza con l’Egitto, “senza un piano credibile” per proteggere i civili.
In questo momento, Rafah è ormai affollata da oltre 1 milione di persone. Trasformata in un immenso campo profughi dopo l’esodo della popolazione palestinese dal nord della Striscia, è il principale punto di ingresso degli aiuti umanitari a Gaza: aiuti considerati comunque insufficienti a coprire i bisogni della popolazione che vive “in condizioni prossime alla carestia”, secondo il World Food Programme.
Biden ha parlato dopo un incontro alla Casa Bianca con il re di Giordania Abdullah II. Questi ha sottolineato come un’offensiva israeliana a Rafah “produrrebbe un’altra catastrofe umanitaria”. “Non possiamo permetterci un attacco israeliano a Rafah”, ha detto il re Abdullah. I diplomatici sperano che il viaggio in Egitto del capo del Mossad David Barnea possa essere un segno del fatto che Israele sia ancora aperto alle discussioni su un potenziale accordo, nonostante la retorica di Netanyahu.
La pressione internazionale
“Gli elementi chiave dell’accordo sono sul tavolo”, ha detto Biden ieri. “Rimangono delle lacune”, ha aggiunto, ma ha incoraggiato “i leader israeliani a continuare a lavorare per raggiungere l’accordo”.
La settimana scorsa Hamas aveva proposto un cessate il fuoco di quattro mesi e mezzo, durante il quale avrebbe rilasciato i restanti ostaggi in più fasi in cambio della liberazione da parte di Israele di 1.500 prigionieri palestinesi, tra cui 500 condannati all’ergastolo. Hamas ha anche chiesto alle forze israeliane di ritirarsi dai grandi centri urbani di Gaza durante la prima fase della tregua, e di ritirarsi completamente dalla striscia assediata nella seconda fase.
I colloqui, mediati da Stati Uniti, Qatar ed Egitto, sono stati impantanati per settimane dal rifiuto di Israele alle richieste di Hamas di un cessate il fuoco permanente. Punto che i mediatori vorrebbero includere alla fine di qualsiasi accordo sugli ostaggi, col ritiro delle truppe israeliane da Gaza.
La posizione di Netanyahu e le pressioni dall’Europa
Lunedì, dopo la liberazione da parte delle forze israeliane di due ostaggi a Gaza, Netanyahu ha dichiarato che “solo una continua pressione militare, fino alla vittoria totale, porterà al rilascio di tutti i nostri ostaggi”. Hamas detiene ancora circa 130 ostaggi delle 250 persone rapite in seguito all’attacco del 7 ottobre, che ha portato alla morte di circa 1.200 persone.
Gli ultimi colloqui sugli ostaggi avvengono mentre cresce la pressione internazionale su Israele affinché metta fine alla sua guerra a Gaza, che ha portato alla morte di più di 28.000 persone. Biden che deve far fronte a crescenti pressioni per fare di più per affrontare le gravi condizioni dei palestinesi, nei giorni scorsi ha definito la risposta militare di Israele a Gaza “esagerata”, aggiungendo che “troppe” delle vittime nella Striscia “sono stati civili e bambini innocenti”.
Altre pressioni arrivano dal continente europeo, con in testa l’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE Borrell per il raggiungimento del cessate il fuoco e la dismissione delle operazioni militari su Rafah, per salvaguardare i civili ed evitare un altro disastro umanitario. Anche il Ministro degli esteri britannico David Cameron ha espresso perplessità sulle operazioni di Rafah, così come la tedesca Annalena Baerbock, che nei giorni scorsi aveva chiesto di non invadere.
Gli ultimi aggiornamenti
Di fronte alla pressione crescente, Netanyahu ha affermato che Israele aprirà “un passaggio sicuro” affinché la popolazione possa lasciare Rafah, senza specificare verso quale direzione. Sempre Borrell si è interrogato al riguardo dichiarando “dove li evacueranno? Sulla Luna?”. Hamas ha già in ogni caso avvertito che un’offensiva a Rafah farà saltare qualsiasi accordo sugli ostaggi.
Borrell ha inoltre invitato la comunità internazionale, e in particolare gli Stati Uniti, a smettere di fornire armi a Israele alla luce del numero di civili uccisi a Gaza, citando anche una sentenza di un tribunale olandese che ordina al governo dell’Olanda di sospendere le spedizioni di componenti per gli aerei da combattimento F-35 a Israele.
Secondo il database sui trasferimenti di armi dello Stockholm International Peace Research Institute, il 68% delle importazioni di armi da parte di Israele dal 2013 al 2022 proveniva infatti dagli Stati Uniti. Tuttavia un altro 28% proveniva dalla Germania, un paese UE, il che rende monco su questo tema l’appello di Borrell. Hamas riceve invece la maggior parte delle sue armi dall’Iran, ma anche da Cina, Russia (quest’ultima permette anche di replicare i suoi armamenti), Corea del Nord e Bulgaria.
Fonti e approfondimenti
Andrés, P., “EU’s top diplomat slams US for sending arms to Israel as Gaza deaths mount“, Politico, 12/02/2024
England, A., Schwartz, F., “CIA and Mossad chiefs to hold talks on Hamas hostage deal“, The Financial Times, 13/02/2024
Euractiv, “Israele libera due ostaggi detenuti da Hamas in un’operazione notturna a Rafah“, 12/02/2024
Guay, T., “Where do Israel and Hamas get their weapons?“, The Conversation, 23/01/2024
Fenton, S., “Hunger’s border: Why aid trucks taking humanitarian gear and food into Gaza face long waits“, WFP, 25/02/2024
Marconi, Cecilia, “La politica estera secondo Joe Biden“, Lo Spiegone, 18 febbraio 2020
Pedrielli, Alberto, “Stati Uniti e Israele, alleati armati“, Lo Spiegone, 22 dicembre 2023
Santilli, Laura, “Midterm Elections 2022: la politica estera dell’amministrazione Biden“, Lo Spiegone, 22 ottobre 2023