Alexei Navalny sarebbe morto, anche se mancano ancora conferme ufficiali delle persone a lui più vicine, a partire dalla sua portavoce Kira Yarmysh. La notizia è stata diffusa dal servizio penitenziario federale.
Il principale oppositore di Vladimir Putin era in cella da gennaio 2021, prima in una prigione di Mosca, poi nella colonia penale n. 3 dell’Okrug autonomo di Yamalo-Nenetsr, a circa 40 miglia a nord del Circolo Polare Artico. Doveva scontare 19 anni sotto un “regime speciale”.
Scioperi della fame, sevizie e condizioni disumane ne hanno provocato la scomparsa, che sarebbe avvenuta a causa di una trombosi, secondo quanto riportato da Russia Today. Il 15 febbraio era finito nuovamente in isolamento, per la 27esima volta in un anno e mezzo.
La nemesi di Putin
Avvocato, blogger, apertamente nazionalista, Navalny era diventato prima il simbolo della lotta alla corruzione in Russia, poi la nemesi di Putin. Nel 2020 era stato avvelenato con l’agente nervino Novichok dal servizio di sicurezza russo dell’Fsb, metodo spesso usato da Mosca per eliminare i dissidenti.
Dopo essere stato curato in Germania, decide di tornare in patria all’inizio del 2021, consapevole che sarebbe stato arrestato, accusato di estremismo e frode. L’obiettivo era pubblicare una maxi inchiesta contro lo Zar e gli oligarchi, per riaccendere le proteste nel Paese.
In particolare, documenti alla mano, Navalny svela che Putin ha costruito una reggia segreta da 17mila metri quadrati sulle rive del Mar Nero, su un terreno di oltre 7mila ettari. Anche dalla reclusione non ha mai smesso di fomentare l’opposizione contro Putin. Proprio le piazze anti-Cremlino del 2011 lo avevano portato alla ribalta, anche grazie al suo Live Journal, divenuto popolarissimo per le inchieste contro le frodi elettorali e la corruzione dilagante nel Paese.
La carriera politica
Prima, un passato all’interno di Yabloko, il partito liberale di Grigory Yavlinski, nel quale era entrato nel 1999 e dal quale viene espulso nel 2007 a causa della sua vicinanza sempre più esplicita alle posizioni nazionaliste russe.
Nel 2006 aveva addirittura deciso di partecipare alla Russkij Marsh, la tradizionale parata dell’estrema destra xenofoba: continuerà ad aderire anche negli anni successivi. Dopo la cacciata da Yablok, fonda il movimento patriottico Narod e si allea con altre formazioni nazionaliste come il Movimento contro l’emigrazione illegale e Grande Russia.
Nel 2008 sostiene l’intervento militare in Georgia. Nel corso della sua carriera politica non manca di esprimere posizioni xenofobe, fino a paragonare i musulmani del Caucaso a scarafaggi da eliminare e a proporre l’espulsione di tutti i georgiani dalla Federazione russa.
Il momento più alto della sua carriera politica arriva nel 2013, quando ottiene il 27% dei voti nelle elezioni a sindaco di Mosca, classificandosi secondo dietro l’attuale primo cittadino Sergej Sobjanin, protetto di Putin.
L’esclusione dalle elezioni del 2018 lo porterà a formare un nuovo soggetto politico, la Russia del futuro, inquadrato all’interno di una cornice democratica ed europeista. Dopo 6 anni, le cose non sono migliorate e le prossime elezioni del marzo 2024 si annunciano come l’ennesimo plebiscito per Putin.
Fonti e approfondimenti
Alexey Navalny is dead, Meduza, 16/02/2024
Roth A, Sullivan H, Russian activist and Putin critic Alexei Navalny dies in prison, The Guardian, 16/02/2024
Russia, timore per il prigioniero di coscienza Aleksei Navalny, Amnesty International, 12/12/202