I messaggi che dai nervi passano ai muscoli vengono bloccati, fino al collasso di molte funzioni corporee. Una dose maggiore può provocare convulsioni, interruzione della respirazione, convulsioni e vomito. Infine, la morte, spesso per asfissia.
Sono gli effetti del Novichok, una classe di agenti nervini sviluppata dall’Unione Sovietica negli anni ’70 e ’80 nell’ambito di un programma segreto chiamato Foliant. La sua esistenza fu rivelata negli anni ‘90 dal chimico Vil Mirzayanov che poi scappò negli Stati Uniti e ne pubblicò la formula chimica nel libro State Secrets: An Insider’s Chronicle of the Russian Chemical Weapons Program.
Un’arma nascosta
Il Novichok, letteralmente “nuovo arrivato”, può trovarsi in forma liquida o solida (come polvere) ed è considerata “arma binaria”: l’agente nervino di solito viene immagazzinato come due ingredienti chimici meno tossici, così da rendere più facile il trasporto e il suo utilizzo.
L’Unione Sovietica lo sviluppò per aggirare le norme internazionali sulle armi chimiche, rendendo difficile la sua rilevazione anche agli occhi più esperti. Nel 1999 funzionari statunitensi contribuirono a smantellare e a decontaminare uno dei più grandi centri dove veniva testata l’arma.
Nel 2017 l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) ha confermato la completa distruzione delle 39.967 tonnellate di armi chimiche possedute dalla Russia. Tuttavia, i Novichok non sono mai stati dichiarati e non hanno mai fatto parte di alcun regime di controllo. Questo ne ha agevolato l’utilizzo contro dissidenti politici: con la fine dell’Urss, è diventata la firma della Russia nei suoi omicidi di Stato.
Navalny e il Novichok
Per Yulia Navalnaya, vedova di Alexei Navalny, c’è il Novichok dietro la recente scomparsa del principale oppositore al regime di Vladimir Putin. Navalny era già stato avvelenato nel 2020, quando l’agente nervino era stato applicato sui suoi indumenti intimi.
Quella volta riuscì a salvarsi, dopo essersi sentito male su un aereo ed essere stato trasferito d’urgenza in un ospedale tedesco. Stavolta il Novichok gli sarebbe stato letale. Secondo Navalnaya, il Cremlino non restituirà ai familiari il corpo prima di due settimane proprio per evitare che il veleno venga rilevato. Navalny sarebbe solo l’ultima vittima dell’agente nervino preferito dal Cremlino.
Le vittime del Novichok
Prima di lui il Novichok era stato usato contro l’ex spia russa Sergey Skripal, avvelenato nel 2018 insieme alla figlia Yulia e all’agente di polizia Nick Bailey a Salisbury, nel Regno Unito, dove si era da tempo rifugiato. I tre sopravvissero.
Non fu altrettanto fortunata la 44enne Dawn Sturgess, colpita quattro mesi dopo Skipral. Sturgess venne avvelenata insieme al suo compagno, Charlie Rowley, dopo aver trovato una bottiglia di profumo falso contenente Novichok. Rowley si riprese, lei morì l’8 luglio 2018. Il prossimo 14 ottobre dovrebbe finalmente iniziare l’inchiesta sulla sua morte. In questo e negli altri casi, il Cremlino ha sempre negato ogni coinvolgimento.
Fonti e approfondimenti
BBC, “Novichok death inquiry into Dawn Sturgess’ death to start in October”, 2 febbraio 2024
Morris, S. & Bannock, C., “Inquiry into novichok death of Dawn Sturgess to begin in autumn 2024”, The Guardian, 4 aprile 2023
BBC, “Navalny ‘poisoned’: What are Novichok agents and what do they do?”, 2 settembre 2020
OPCW. Settembre 2017. OPCW Director-General Commends Major Milestone as Russia Completes Destruction of Chemical Weapons Stockpile under OPCW Verification.
Betrò, F. “È morto Alexei Navalny, il dissidente russo che ha sfidato il Cremlino”, Lo Spiegone, 16 febbraio 2024