I rapporti tra Iran e Palestina sono cambiati notevolmente di pari passo con quelli del sistema regionale mediorientale: fino alla rivoluzione del 1979, Teheran ha costituto parte della sfera d’influenza statunitense nel teatro regionale, contrapposto alla visione sovietica della quale faceva parte, tra gli altri, l’Egitto di Gamal Abdel Nasser.
Dopo la presa del potere da parte di Khomeini, l’Iran si è staccato dalla visione occidentale per costruire delle nuove alleanze, tra cui quella con l’OLP di Yasser Arafat.
Lo Shah d’America: l’Iran e gli ideali occidentali fino alla Rivoluzione del ‘79
Il fatto che l’Iran rivesta un ruolo importante nella protezione del popolo palestinese e che la sua anti-americanità sia così forte sono strettamente collegati. Le ragioni del cambiamento di strategia di Teheran vanno ricercate all’inizio del XX secolo, quando tutta la Regione mediorientale aveva un assetto ben più diverso da quello che conosciamo oggi.
Fino al 1979, in Iran regnava la dinastia Pahlavi. L’ultimo Shah di Persia, Mohammad Reza Pahlavi, aveva intrapreso una serie di riforme modernizzatrici. Per esempio, le donne iraniane godevano di diritti e livelli d’istruzione avanzati, fra i più elevati del Medio Oriente. Lo Shah seguiva la tradizione inaugurata da suo padre, che aveva persino tentato di vietare l’hijab negli anni Trenta del secolo scorso imitando altri capi di Stato della Regione come Mustafa Kemal Atatürk.
La tolleranza verso la comunità ebraica locale, una delle più antiche di tutto in Medio Oriente, era invece parte integrante della tradizione persiana. All’epoca della spartizione della Palestina nel 1948, lo Shah, dimostrandosi fedele alla tradizione storica, mise in guardia sul fatto che questa avrebbe portato a un conflitto duraturo che avrebbe coinvolto molte generazioni. Tuttavia, due anni dopo, Reza Pahlavi riconobbe lo Stato d’Israele, stabilendo con esso eccellenti rapporti che durarono fino alla fine del suo regno. L’Iran e Israele diventarono di fatto alleati, legati non solo dall’appartenenza al campo occidentale durante la Guerra fredda, ma anche da interessi comuni: le forze ostili a Israele e coloro che miravano a rovesciare lo Shah spesso collaboravano tra loro. Anche l’Arabia Saudita, pur sostenendo il popolo palestinese, si identificava nel sistema di alleanze anti-URSS e anticomuniste guidate dagli Stati Uniti.
Agli antipodi vi era l’Egitto di Gamal Abdel Nasser, colonnello che aveva preso il potere tramite un colpo di stato e che faceva del mix tra nazionalismo panarabo e socialismo i suoi punti cardine. Nasser aveva acquisito prestigio nel 1956 a seguito delle vicende che riguardarono lo scontro con l’Inghilterra – coadiuvata da Francia e Israele – ma iniziò il suo declino a seguito della sconfitta contro Tel Aviv nella Guerra dei Sei Giorni del 1967. Alla sua morte, tre anni dopo la fatale caduta, seguì l’elezione come nuova guida dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina di Yasser Arafat: un uomo sicuramente più vicino alle idee di Nasser piuttosto che a quelle dei Fratelli Musulmani, basate su principi islamisti.
Khomeini-Arafat: l’amicizia (e lo scontro) tra i leader
Alla ricerca di nuovi alleati, l’OLP aveva subito un duro colpo in Giordania nel 1970 quando il re Hussein aveva ordinato una brutale repressione contro i commandos dell’OLP sul suo territorio durante il “Settembre nero” di Amman. Sette anni dopo, un altro duro colpo sarebbe arrivato con la visita del presidente egiziano Anwar Sadat a Gerusalemme e il suo discorso alla Knesset, il Parlamento israeliano. Questo evento avrebbe segnato l’inizio dei negoziati di pace tra Egitto e Israele, sotto la mediazione del presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter. Inoltre, Sadat aveva anche cambiato radicalmente le alleanze dell’Egitto, passando dal blocco sovietico a quello statunitense.
Nel 1977, Arafat si sentì tradito da Sadat e isolato, e decise di cercare nuove alleanze. In occasione della morte del figlio di Ruhollah Khomeini, Arafat rese omaggio all’ayatollah che viveva in esilio in Iraq, dando inizio a una relazione che cambierà la politica del Medio Oriente. Nel febbraio del 1979, la rivoluzione trionfò in Iran e Khomeini prese il comando del Paese, instaurando un regime teocratico. Arafat visitò l’Iran rivoluzionario sottolineando il cambiamento geopolitico che la rivoluzione aveva portato.
Con la morte di Sadat nel 1981 e la firma degli accordi di Camp David, Arafat perse definitivamente un importante alleato. Tuttavia, continuò a credere nella forza geopolitica dell’Iran mantenendo la sua alleanza con Khomeini, nonostante il fatto che molto presto le divergenze tra i due inizieranno a emergere. L’ayatollah cercò di influenzare Arafat affinché questi definisse l’OLP come un movimento di resistenza islamica, ma le differenze ideologiche e storiche resero questa etichettatura impossibile. La relazione tra i due si logorò quindi rapidamente, con i leader palestinesi che disapprovarono la dittatura religiosa in Iran e gli ayatollah che furono delusi dal comportamento “mondano” dei palestinesi.
La divergenza tra Khomeini e Arafat vide alla fine la vittoria degli ayatollah e la sconfitta del popolo palestinese. Con questa alleanza breve e fondata su equivoci, Khomeini volle diventare il difensore della causa palestinese per consolidare la propria influenza sul mondo arabo e rafforzare l’impero persiano contemporaneo, irradiando l’ideologia jihadista e fornendo armi alle milizie.
Iran-Palestina oggi: cosa ci guadagna Teheran dall’attacco del 7 ottobre
L’Iran fornisce aiuti finanziari, di armi e addestramento militare a Hamas e al Jihad islamico palestinese, con l’obiettivo di contrastare l’influenza degli Stati Uniti e di Israele nella Regione. Questo supporto ha permesso a Hamas di consolidare il suo potere a Gaza e di condurre attacchi contro Israele.
La destra israeliana ha spesso sfruttato la presenza di Hamas a Gaza per indebolire l’autorità palestinese e rafforzare la sua posizione di controllo sulla Cisgiordania. Questa strategia ha contribuito a mantenere il conflitto israelo-palestinese in uno stato di stallo, impedendo la realizzazione di una soluzione negoziata basata sulla creazione di due Stati indipendenti.
In questo complesso scenario geopolitico, i palestinesi hanno visto erodersi la propria leadership e la propria unità, mentre sono diventati pedine nelle mani di potenze regionali che utilizzano il conflitto per perseguire i propri interessi.
Seppur negando ogni coinvolgimento diretto nella questione, l’Iran ha ben visto l’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre per una questione puramente geopolitica e strategica.
Secondo le autorità statunitensi, l’Iran potrebbe aver incoraggiato gli attacchi per impedire il processo di pace in corso tra Israele, Arabia Saudita e altre monarchie del Golfo. I leader iraniani si sono espressi chiaramente contro gli Accordi di Abramo e hanno già avvertito i Paesi che cercano di normalizzare i rapporti con Israele che ciò minaccia la loro sicurezza e quella della Regione.
Per Hamas, il successo di una possibile pace tra Israele e le monarchie del Golfo sarebbe un duro colpo. L’escalation in Palestina e nel sud del Libano sembra aver indotto molte capitali arabe a prendere le distanze da Israele. Arabia Saudita, Egitto e Giordania stanno rivedendo i loro legami con lo Stato ebraico a causa della crisi a Gaza e il rallentamento del processo di pace potrebbe compromettere la strategia di isolamento dell’Iran voluta dagli Stati Uniti.
Fonti e approfondimenti
Giorgio Cafiero, Iran’s Stakes in the Hamas-Israel Conflict, Carnegie Endowment, 26 ottobre 2023.
Ibrahim Ba Matraf, Assem Alkhadhami, Iran and Operation Al-Aqsa Flood: Sacrificing the Pawn to Save the King, Carnegie Endowment, 18 gennaio 2024.
ISPI, Guerra Hamas-Israele a Gaza: cosa c’entra l’Iran, 9 novembre 2023.
Kim Ghattas, No One Is Coming to Help the Palestinians, The Atlantic, 16 maggio 2021.
Laura Guazzone, Storia contemporanea del mondo arabo. I paesi arabi dall’impero ottomano ad oggi, Mondadori Università, 2016.
Pierpaolo Piras, Cosa ci guadagna l’Iran?, mondointernazionale.org, 6 novembre 2023.
Reza Parchizadeh, How Iran Abandoned the PLO in Favor of Hamas, Middle East Forum, 8 gennaio 2024.
Suzanne Maloney, Iran is positioning itself to benefit from the Israel-Gaza conflict, Financial Times, 17 ottobre 2023.