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Il voto in Regno Unito e la crisi della democrazia a destra

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Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Giovedì 4 luglio, cittadini e cittadine del Regno Unito si recheranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento e di conseguenza, un nuovo governo e Primo ministro (non si tratta di un maschile sovraesteso, i leader dei principali partiti britannici sono tutti uomini). 

Le elezioni, annunciate dall’attuale premier Rishi Sunak un mercoledì alla fine di maggio sotto la pioggia battente di Londra, avranno probabilmente un esito già scritto. I sondaggi vedono il Partito laburista (Labour Party), guidato da Sir Keir Starmer, in vantaggio di oltre 20 punti percentuali rispetto allo storico rivale, il Partito conservatore (Conservative Party o Tories). Ma le implicazioni del voto saranno più profonde di un semplice cambiamento nella leadership al potere.

Un cambiamento necessario

Dopo quattordici anni di dominio conservatore, si percepisce nel Regno Unito la necessità di un cambiamento. Dal 2010, quando i Tories vinsero le elezioni guidati da David Cameron, il mondo e il Paese sono profondamente cambiati. A livello domestico, il referendum, l’accordo, e le conseguenze (disastrose) della Brexit, la pandemia da Covid-19, l’aumento del costo della vita, la crisi energetica, l’inflazione a tratti fuori controllo. 

A livello internazionale, i cambi di presidenza alla Casa Bianca, le invasioni di Crimea e Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin, e il riaccendersi del conflitto israelo-palestinese. In tutto questo, i Tories sono sempre rimasti al governo, ottenendo una super-maggioranza alle elezioni del 2019 sotto la guida di Boris Johnson. Tuttavia, negli ultimi anni la leadership è stata segnata dal cambiamento e dall’instabilità. Soltanto il 2022, e nel corso di appena tre mesi, ha visto l’alternarsi di tre leader di partito alla carica di premier – Boris Johnson, Liz Truss, e Rishi Sunak. Un simile grado di imprevedibilità mal si sposa con le preferenze della popolazione britannica. 

Il grado di onnipresenza nelle crisi principali degli ultimi anni rende difficile non considerare i Tories colpevoli dello stato, reale e percepito, in cui si trova il Regno Unito oggi, per esempio con tassi di interesse e prezzi delle abitazioni alle stelle e rincari del 20% sui prezzi del cibo rispetto al 2021. Il ritorno dell’inflazione ai livelli pre-pandemia (2.3%) e l’accenno di una crescita economica, non è abbastanza per invertire la marea.

Secondo Britain Elects, modello che aggrega i sondaggi a livello nazionale, il Partito conservatore dovrebbe perdere oltre 270 seggi e il Partito laburista ne dovrebbe guadagnare circa 235. Segnando così la fine della cosiddetta fase “Mr. Burns” della mappa elettorale del Regno Unito. Risultato che viene letto da molti, specialmente dall’elettorato più di sinistra, come un demerito dei Tories più che un vero merito del partito o della leadership di Starmer. 

Lo sfaldamento del Partito conservatore

La minaccia più grande per il partito di Sunak non arriva, però, dal Partito laburista, ma dall’estrema destra dello spettro politico britannico. Secondo il modello Britain Predicts, elaborato dal giornalista Ben Walker di Britain Elects con Michael Goodier e Josh Rayman del New Statesman, il Partito conservatore dovrebbe perdere oltre il 20% del voto popolare rispetto alle elezioni del 2019. 

Secondo YouGov, buona parte dell’elettorato conservatore (circa una persona su tre) deciderà di votare il partito Reform UK, fondato nel 2018 come Brexit Party e guidato da Nigel Farage. Già europarlamentare e leader del partito di estrema destra ed euroscettico United Kingdom Independence Party (Partito per l’indipendenza del Regno Unito), è stato tra i principali promotori del referendum sulla Brexit.

Farage è tornato in politica dopo anni da conduttore di uno show su GBNews – equivalente britannico di Fox News – continuando a propagare una retorica razzista, xenofoba, e anti-immigrazione. Una risposta per l’elettorato più a destra, scontento quasi per principio del lavoro dei Tories e della mancanza di incisività sulla gestione dell’immigrazione. Nonostante le azioni governative contro le ‘small boats’ nella Manica e il cosiddetto Rwanda Deal.

Con l’avanzata di Farage, si potrebbe realizzare uno scenario terribile per il partito di Sunak. I Tories potrebbero finire terzi nel voto popolare, ottenendo il numero di parlamentari più basso dei duecento anni di storia del partito – soltanto 50, secondo alcune proiezioni. Oltre a mettere in crisi la forza politica, un simile scenario potrebbe mettere fine al sistema bi-partitico che caratterizza il sistema elettorale britannico.

Una potenziale crisi di rappresentanza democratica

Lo sfaldamento dei Tories e l’avanzata della destra di Farage è, potenzialmente, sintomo di una crisi di rappresentanza democratica per il Paese. Prendendo gli ultimi sondaggi che vedono i conservatori finire davanti a Reform nel voto popolare, lo scarto è dato a circa 5-7 punti percentuali. Tuttavia, la differenza di membri del parlamento (MPs) eletti sarebbe proporzionalmente molto più alta, con oltre 100 MPs assegnati ai Tories e al massimo 6-7 a Reform.

Ciò è dovuto al sistema utilizzato nelle elezioni generali britanniche, conosciuto come first past the post, che potremmo tradurre con ‘chi arriva primo prende tutto’. L’assegnazione del collegio elettorale non si basa sull’ottenere la maggioranza più uno dei voti, ma soltanto sul riuscire ad accaparrarsi un voto in più dell’avversario. Per chi lo sostiene, il FPTP è un sistema elettorale chiaro per la popolazione, che mantiene un legame solido tra MPs ed elettorato, e che produce governi stabili. 

Il FPTP ha funzionato finora perché il sistema britannico è stato fondamentalmente bipartitico, con Labour e Tories dotati delle forze economiche per fare campagna elettorale in quasi tutti i collegi. Tuttavia, in questo sistema molte persone optano per un ‘voto tattico’. Esprimendo non la loro vera preferenza, ma votando il candidato o la candidata che ha più probabilità di battere chi vogliono far perdere. Ad esempio, in circoscrizioni contese tra Tories e liberal-democratici (LibDem) – partito con posizioni pro-europeiste – molte persone scelgono di votare LibDem invece che Labour. Perché quest’ultimo non avrebbe comunque la possibilità di scardinare un seggio conservatore. 

Il caso Reform e il futuro della democrazia britannica 

Ma oltre a influire sulle preferenze degli elettori, le implicazioni di un simile sistema diventano più consistenti nel momento in cui partiti più piccoli e meno equipaggiati – come Reform – possono riuscire a ottenere una percentuale consistente del voto popolare ma pochissimi collegi. Si apre uno scenario di potenziale crisi di rappresentanza democratica se il 20% dei votanti può ottenere fino a 100 rappresentanti in Parlamento, e il 15% può invece aspirare a ottenerne soltanto 6 o 7. Secondo YouGov, Reform UK potrebbe arrivare secondo in ben 127 circoscrizioni, per le quali non otterrà fondamentalmente niente. 

Che piaccia o meno questa avanzata del partito di Farage – e a chi scrive, emigrata nel Regno Unito post-Brexit, sicuramente non piace – una tale disparità tra voto popolare e voce in Parlamento rappresenta potenzialmente un problema per la salute democratica del Paese, che comunque sta già attraversando una profonda crisi. Se è quasi scontato che i Labour torneranno a governare il Paese venerdì 5 luglio, è meno chiaro cosa la divisione del voto significa per la rappresentanza democratica nel Regno Unito. E quali saranno le conseguenze del voto a lungo termine sul sistema britannico.  

Fonti e approfondimenti

Ben Walker, “Who will win the 2024 UK general election?”, The New Statesman, 29/06/2024

Chas Geiger, “What is the first past the post voting system used in UK elections?”, BBC, 25/06/2024

Paul Surridge, “Reform’s split of right-leaning vote could prove devastating for Tories”, The Guardian, 14/06/2024

Phillip Immam e Pamela Duncan, “The economy: how 14 years of Tory rule have changed Britain – in charts”, The Guardian, 20/06/2024

Politico, “Britain’s fast-improving economy won’t save the Tories”, 21/05/2024YouGov, “Second YouGov 2024 election MRP shows Conservatives on lowest seat total in history”, 19/06/2024

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