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Kamala Harris può vincere le elezioni?

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Seppur nell’aria, la notizia del ritiro di Biden, con tanto di endorsement a Kamala Harris, ha sconvolto la giornata di ieri. Il disastroso dibattito con Trump aveva infatti lasciato Biden nei guai, bersagliato non solo sui media ma anche all’interno del suo stesso partito. La realtà ha bussato alla porta del presidente, il quale alla fine ha scelto di farsi da parte.

Una riflessione immediata impone di dire con franchezza che i democratici abbiano atteso fin troppo. Ora la campagna andrà ripensata, così come il modo di gestire la transizione fra presidente e vice. Le attenzioni sono infatti ora rivolte su quest’ultima. Kamala Harris ha reali chance di vincere la corsa per la Casa Bianca?

La nomina è il primo passo

La figura di Harris, stando ai sondaggi generali, non gode di un’ampissima approvazione. Questi quattro anni da vicepresidente non sono stati semplici. Pensiamo per esempio alla questione immigrazione e confini, dove è stata in difficoltà ed è tuttora attaccata dai repubblicani. Rea, secondo loro, di non aver protetto le frontiere e non essersi impegnata a sufficienza nel corso del mandato. 

Kamala Harris si trova ora ad affrontare una sfida decisiva. Nelle ultime ore, dopo l’endorsement ricevuto dal presidente, lei stessa ha lanciato la sua candidatura. Vasta parte dell’establishment democratico, nel frattempo, ha già garantito il proprio appoggio. I coniugi Clinton, Elizabeth Warren, il Black Caucus (assise parlamentare che raccoglie i principali esponenti democratici afroamericani), il governatore californiano Newsom e 195 fra rappresentanti al Congresso e governatori dem. Fra cui l’ala progressista dei dem, incarnata da Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez. 

Una sola candidatura?

Altri però non si sono ancora espressi. E proprio qui sorgono le domande, a partire da Barack Obama e Nancy Pelosi, con quest’ultima che aveva già chiesto un processo di selezione aperto. “Navigheremo in acque inesplorate nei prossimi giorni”, ha scritto Obama nel suo comunicato. “Ma ho una straordinaria fiducia che i leader del nostro partito saranno in grado di creare un processo da cui emerga un candidato eccezionale”.

I maliziosi hanno interpretato questa dichiarazione come una mancanza di fiducia o una possibile apertura verso un’altra figura, magari in una convention aperta e contendibile. Un’ipotesi rischiosa ma comunque sul tavolo. Le persone vicine a Obama hanno tuttavia lasciato trapelare che si tratta solo di posizionamento imparziale, vista la sua figura. Ancora non è chiaro se le parole dell’ex presidente avranno un seguito. 

In ogni caso, il 19 agosto inizierà la Convention a Chicago e lì si sceglierà la candidatura ufficiale. I delegati, ormai senza vincolo dopo il ritiro di Biden, potrebbero seguire l’indicazione del presidente e appoggiare Kamala Harris. Ma nei prossimi giorni, macchinazioni, sviluppi politici interni e voci fra i dem potrebbero rendere il processo non scontato. La Convention potrebbe diventare il picco di un dibattito fra diversi nomi, sui quali poi i delegati dovrebbero quindi esprimersi. 

Cosa ci dicono i sondaggi

Una volta ottenuta la nomination, Harris avrebbe possibilità di vittoria? In tutti gli ultimi sondaggi, la vicepresidente si trova dietro a Trump mediamente di due punti percentuali a livello nazionale, dal 46% al 48%. Ma i sondaggi più recenti sono tutti precedenti al ritiro e all’attentato, due eventi che avranno comunque un impatto sulla percezione dell’elettorato.

In un recente sondaggio, in Pennsylvania, stato chiave cruciale, Harris era dietro di un solo punto contro l’ex presidente. In calo di solo un punto percentuale nel cruciale Stato in bilico della Pennsylvania, in un ipotetico scontro con Trump. Mentre era in ampia crescita rispetto a Biden in Virginia, dove il vantaggio democratico su Trump era maggiormente risicato. 

Nell’ultimo sondaggio nazionale di NBC News, Harris era dietro Trump di due punti tra gli elettori registrati. Invece, in una rilevazione di Fox News il distacco è solo di un punto. Un sondaggio di CBS News/YouGov condotto invece dopo il tentativo di omicidio, dà Harris in svantaggio di tre punti, 51% a 48%. Il miglior sondaggio per Harris è quello fatto circa dieci giorni fa da ABC/Washington Post/Ipsos, che la darebbe addirittura in vantaggio sull’ex presidente di tre punti, 49% a 46%.

A un primo sguardo, quindi, alla domanda di partenza si potrebbe rispondere che Kamala Harris ha possibilità di vittoria, apparendo più vicina a Trump in un testa a testa. In attesa di sondaggi che includano le ultime variabili di questi giorni, condotti in particolare nei singoli Stati chiave dove il consenso oscilla di più.

Tre gruppi elettorali da tenere d’occhio

Fondamentale per Kamala Harris sarà l’apporto elettorale dei gruppi demografici delle minoranze etniche, le donne e l’area del Midwest. Ancor più, considerando che allo stato attuale appare indietro fra gli elettori bianchi di 14 punti.

Secondo l’ultimo sondaggio NBC, Harris ha numeri superiori rispetto a Biden tra gli afroamericani, precedendo Trump tra questa fascia demografica di 64 punti (78% a 14%). Tra gli altri dati demografici – per età, sesso e tra gli elettori ispanici – non c’è quasi nessuna differenza tra Biden e Harris.

Mentre secondo il sondaggio già citato di ABC, Harris fa meglio contro Trump tra le donne, 52-44%, rispetto al 47-46% di Biden-Trump nella stessa fascia. E la sua fermezza sul diritto all’aborto potrebbe farle ottenere ulteriore consenso rispetto al suo avversario. Inoltre, Harris registra vantaggio significativo su Trump tra gli ispanici, col 56% contro il 40%. Entrambi sopra l’80% i numeri favorevoli a Harris fra donne e uomini afroamericani.

Per quanto riguarda l’area del Midwest rilevazioni chiare e recenti non sono disponibili, tranne che per la Pennsylvania, già citata. Importante potrebbe essere la scelta del vicepresidente, magari una figura in grado di catalizzare l’attenzione dell’elettorato da contrapporre alla scelta trumpiana di J.D. Vance, proveniente proprio da quei territori.

La vicepresidenza

Per la vicepresidenza I nomi che circolano, maggiormente accreditati, sono quelli della governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro e il governatore dell’Illinois JB Pritzker. Per geografia e popolarità locale potrebbero essere i nomi giusti. Ma attenzione ad altri, sempre provenienti dagli Stati. Come i governatori della California Gavin Newsom e del Kentucky Andy Beshear. Quest’ultimo sarebbe un’ipotesi affascinante, vista la rappresentanza in uno Stato solidamente e tradizionalmente repubblicano.

Un mero calcolo politico imporrebbe infatti la scelta di un candidato bianco, non troppo radicale per raggiungere più elettori possibili. Uomo o donna non farebbe differenza. Ma i nomi in rosa sono molti e non necessariamente in questa direzione, fra rappresentanti al Congresso, membri dell’attuale governo e altri governatori. Sta di fatto che la campagna di Kamala Harris è agli inizi e un po’ di tempo sarà ancora necessario per capire se otterrà il pieno appoggio da tutto il suo partito e dagli elettori. Non c’è un playbook per le prossime settimane. 

Utilizzare e ribaltare la questione dell’età contro Trump è un’opzione valida, così come cercare il voto e il sostegno dei giovani. Ma anche lavorare sugli indecisi. Molti infatti, come mostrato da diverse analisi, erano finora spaccati fra la volontà di non voler votare per Trump per remore dovute alle questioni legali e morali e di non avere entusiasmo per Biden, percepito come troppo anziano. Ora le cose potrebbero cambiare.

I primi segnali

Sicuramente un segnale chiaro è arrivato dai donatori, che hanno risposto con entusiasmo verso la figura di Kamala Harris. In sole sette ore è stata raccolta l’impressionante cifra record di 47 milioni di dollari. Fondamentale sarà anche la comunicazione e la narrazione che dovrà esserle cucita addosso. I tempi stringono e appare evidente la necessità di trasmettere rapidamente agli statunitensi un ritratto più completo e avvincente di Harris. Molti la percepiscono tuttora come un personaggio secondario nelle vicende politiche di questo quadriennio. E non ripetere gli errori della campagna delle primarie del 2020, che per lui fu un fiasco a causa della mancanza di una linea chiara, sarà fondamentale. Anche per rispondere agli attacchi repubblicani, già arrivati a pioggia in queste ore.

Fonti e approfondimenti

Galston, W., Can Kamala Harris convince undecided Americans to vote for her?, Brookings, 21/07/2024

Igielnik, R., How Kamala Harris Performs Against Donald Trump in the Polls, The New York Times, 21/07/2024

Langer, G., Biden and Trump tied despite debate, as 67% call for president to drop out: POLL, ABC News, 11/07/2024

Nagourney, A., Medina, J., Kamala Harris Turns to Selecting a Possible Vice President, The New York Times, 22/07/2024

Nichols, J., Can Kamala Harris Beat Trump? Polls Say “Yes.”, The Nation, 12/07/2024

Paz, G., Does Kamala Harris give Democrats a better chance to win?, Vox, 21/07/2024

Wasson, E., House, B., Harris’ First Task: Get Emboldened Democrats to Fall in Line, Bloomberg, 22/07/2024

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