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Come le presidenziali negli Usa influenzano il futuro dell’Ue

stati uniti europa

Le elezioni europee che si terranno a giugno contribuiranno a plasmare il futuro politico dell’Unione europea nei prossimi cinque anni. Elezioni che quest’anno si terranno in concomitanza con l’anno delle presidenziali negli Stati Uniti. Come si influenzano questi due eventi? La politica estera statunitense è sicuramente tra i fattori che incideranno di più sulla politica del vecchio continente.

Il dibattito a stelle e strisce

Tra i partiti politici statunitensi è in corso un profondo dibattito sul futuro orientamento della politica estera. Democratici e repubblicani sono allineati su alcune questioni, come la rivalità strategica con la Cina, la protezione della produzione nazionale e l’accesso alle tecnologie strategiche.

Ma i partiti non sembrano proprio della stessa opinione su temi di cruciale importanza per gli europei. Tra questi vi sono l’azione per il clima, la guerra in Ucraina e il rapporto con gli alleati.

Per quanto riguarda la posizione globale dell’America e la presenza militare all’estero, i partiti sono divisi tra coloro che credono in un limitato impegno internazionale degli Stati Uniti, altri che sostengono la necessità di dare priorità all’Indo-Pacifico e altri ancora sostenitori della continua leadership globale degli Stati Uniti.

Il ruolo sul palcoscenico internazionale

Nel suo primo discorso sulla politica estera dopo l’elezione, Biden disse che “l’America è tornata, la diplomazia è tornata”. In chiara contrapposizione con l’“America First” targato Trump, visione che aveva allontanato gli Stati Uniti da una serie di organizzazioni e accordi internazionali. 

L’amministrazione Biden ha lavorato per invertire questa tendenza, stipulando nuovamente molti di questi accordi, sebbene non sia stata in grado di salvarli tutti, compreso l’accordo sul nucleare con l’Iran. Ha anche cercato di formare nuove partnership diversificate nell’Africa sub-sahariana e nel sud-est asiatico, facendo offerte per promuovere opportunità economiche con l’obiettivo di consolidare la propria posizione. 

Tuttavia, la crescente concorrenza cinese e la guerra in Ucraina continuano a erodere i quadri multilaterali di cooperazione. Qualsiasi futura amministrazione statunitense dovrà fare i conti con le rapide trasformazioni che stanno caratterizzando il quadro internazionale. Di fronte a questa sfida, un’amministrazione democratica o repubblicana probabilmente adotterebbe approcci diversi.

Quali differenze

Se confermata, un’amministrazione democratica probabilmente continuerebbe a lavorare per (ri)modellare il sistema. Con l’obiettivo finale di riformarlo ma, in ultima analisi, di conservarlo. Ad esempio, sebbene il segretario al Tesoro Janet Yellen abbia aperto la porta alla riforma della Banca Mondiale per garantire maggiori risorse per l’energia e la transizione climatica, è improbabile che gli Stati Uniti siano d’accordo sulla modifica delle strutture decisionali fondamentali dell’istituzione. 

Una nuova amministrazione Trump, al contrario, difficilmente investirebbe tempo e sforzi per riconquistare influenza in questi ambiti. Non volendo lasciarsi vincolare dagli accordi internazionali, probabilmente si concentrerebbe sulla negoziazione di nuovi accordi bilaterali o regionali, cercando contemporaneamente di mantenere il vantaggio militare statunitense evitando nuovi negoziati sul controllo degli armamenti. 

I repubblicani sono più propensi rispetto ai democratici nel delegare altri Paesi ad assumersi maggiori costi per il mantenimento dell’ordine. Questa per il GOP dovrebbe essere una priorità assoluta per gli Stati Uniti. Più in generale, i democratici credono nella cooperazione internazionale. Con un’ampia maggioranza che considera le sfide globali e la cooperazione globale in cima alla lista per la politica estera degli Stati Uniti. 

L’Europa deve farsi trovare pronta

La situazione negli Stati Uniti lascia quindi intravedere incertezza e rischi per gli europei. La guerra in Ucraina è un esempio emblematico, ma anche questioni industriali ed economiche. I leader europei devono prepararsi ai cambiamenti che potrebbero esserci. Da un possibile futuro spostamento democratico dovuto alle correnti interne al partito all’immediata freddezza repubblicana.

Tutte questioni prioritarie per un’Europa forte. O almeno dovrebbero esserlo, come il raggiungimento di una politica estera europea con maggiore unità in termini diplomatici e militari. Quest’ultima e le prospettive di creazione di una difesa comune restano perni su cui agire, seppur si naviga controvento fra le divisioni interne e una certa riluttanza fra i membri UE nel cedere ulteriore sovranità nazionale. 

Ma anche la costruzione di coalizioni multilaterali, industriali e commerciali, specialmente in materia di ambiente sono questioni fondamentali. Far sentire la propria voce e saper esprimere una diplomazia forte sarebbe utile anche in ottica Africa e Medio Oriente. Senza dimenticare l’Ucraina.

Il quadro è quindi complesso. Per l’UE potrebbe essere arrivato il momento delle grandi decisioni e di farsi trovare pronta.

 

Fonti e approfondimenti

Aydıntaşbaş, A., “Why do Europe’s strongmen love Trump?”, Brookings, 05/04/2024

Belin, C., Ruge, M., Shapiro, J., “Brace yourself: how the 2024 US presidential election could affect Europe”, European Council on Foreign Relations, maggio 2023

Cunningham, K., Hix, S., Dennison, S., “A sharp right turn: A forecast for the 2024 European Parliament elections”, European Council on Foreign Relations, 23/01/2024

Ebert, N., “What’s at Stake in the EU Elections: Ukraine Aid”, German Marshall Fund, 20/02/2024

Stelzenmüller, C., Dews, F., “Do US voters care about America’s role in the world?”, Brookings, 02/05/2024

Weber, G., “EU Election Series—An Explainer”, German Marshall Fund, 07/12/2024

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