Quali posizioni ha Kamala Harris sulla Palestina? Dopo il sì della quasi totalità dei delegati dem, la vicepresidente in carica si avvia spedita verso la nomination a candidata per la presidenza degli Stati Uniti. Comprendere il suo pensiero riguardo i fatti di Gaza diventa quindi interessante.
Del conflitto interno ai democratici sulla vicenda mediorientale, palesato ulteriormente durante la visita del primo ministro Benjamin Netanyahu a Washington, ne abbiamo già parlato. Così come della debolezza che Biden aveva verso questo elettorato, che gli ha causato alcuni problemi durante le primarie.
Harris si trova quindi a ereditare una situazione politicamente spinosa. L’ex procuratrice dovrà trovare un difficile equilibrio tra lo spiegare come traccerebbe un percorso diplomatico nuovo su Israele e Palestina, ma allo stesso tempo dovrà rispondere delle azioni portate avanti, nel bene o nel male, dall’attuale amministrazione di cui lei fa parte.
Ogni voto conta
La vicepresidente non ha mai nascosto il suo essere critica sulle azioni di Israele e dello stesso Netanyahu, tanto da scegliere di non partecipare al discorso tenuto dal leader israeliano al Congresso. Una decisione che può essere analizzata anche dal punto di vista elettorale, con la ricerca di un allargamento del consenso.
Sta di fatto che un cambiamento politico potrebbe essere vitale per convincere gli elettori cosiddetti pro-pal e critici di Israele, delusi da Biden. Una questione con cui realisticamente Harris dovrà fare i conti, vista l’importanza di Stati come il Michigan, dove la comunità arabo-mussulmana esprime moltissimi voti. E negli Stati chiave ogni voto conta. Ma anche dal punto di vista politico una svolta che spinga verso il cessate il fuoco e la fine, quanto meno momentanea, delle violenze. Offrire un cambiamento garantirebbe quindi risultati sia dal punto di vista elettorale che politico.
Allo stesso tempo, che l’opinione pubblica statunitense si preoccupi meno della politica internazionale in generale, non è un segreto. E alla fine le elezioni si decidono su questioni come l’economia, la sanità, l’immigrazione e lo stato dei servizi. Ci sono molti sondaggi che testimoniano questa tendenza. La percentuale di statunitensi che classificano qualsiasi questione di politica estera tra i problemi più importanti che il Paese deve affrontare è in media di circa il 10%-20%.
L’incontro con Netanyahu e i segnali
Dopo il discorso al Congresso, Netanyahu ha avuto colloqui privati sia con Biden che con Harris, segno che un passaggio di consegne è già in atto fra le fila dem. Durante il colloquio Harris ha detto che è tempo di siglare un accordo di pace, chiosando che non sarebbe rimasta “in silenzio” sulle sofferenze nell’enclave palestinese. Superando nei modi il copione portato avanti da Biden, il quale si è mosso più che altro dietro le quinte.
Ai microfoni, Harris ha iniziato ricordando la storia di legami con Israele che risale alla sua infanzia nella raccolta di fondi per piantare alberi lì, ripercorrendo il suo lavoro nell’amministrazione. Ha ricordato l’”impegno incrollabile” nei confronti di Israele, del suo diritto di esistere e della sua sicurezza.
Ha poi definito Hamas una “brutale organizzazione terroristica”, leggendo i nomi degli ostaggi statunitensi ancora detenuti e di quelli morti. “Israele ha il diritto di difendersi”, ha detto, “e il modo in cui lo fa è importante”. Già nel commentare le proteste fuori dal Campidoglio durante la presenza del premier israeliano Harris si è espressa con decisione condannando “qualsiasi individuo che si associ alla brutale organizzazione terroristica Hamas, che ha promesso di annientare lo Stato di Israele e uccidere gli ebrei”.
Sulla Palestina
Continuando nelle sue dichiarazioni, ha ribadito che “quello che è successo a Gaza negli ultimi nove mesi è devastante. Le immagini di bambini morti e di persone affamate e disperate in fuga per mettersi in salvo, a volte sfollati per la seconda, terza o quarta volta”.
“Non possiamo distogliere lo sguardo di fronte a queste tragedie. Non possiamo permetterci di diventare insensibili alla sofferenza e io non starò in silenzio” ha continuato la nuova leader dem. Già a marzo Harris è stata il primo alto funzionario dell’amministrazione a chiedere un “cessate il fuoco immediato“.
Harris ha anche chiesto la creazione di uno Stato palestinese, esortando le parti in causa a concordare un cessate il fuoco e un accordo di rilascio degli ostaggi (alcuni sono cittadini statunitensi) per porre fine al conflitto. “Come ho appena detto al primo ministro Netanyahu, è tempo di concludere questo accordo”, ha detto.
Se vincesse cambierebbe davvero qualcosa?
Ora stabilire se in caso di suo arrivo alla Casa Bianca tutto questo si realizzerà è molto complicato. Gli assistenti e le persone vicine che hanno parlato con Harris – dai suoi giorni al Senato fino alla sua presenza in quasi tutte le conversazioni che Biden ha avuto con Netanyahu – insistono sul fatto che sostanzialmente tra i due non ci sia molta differenza.
La differenza sta nella retorica, ma quella differenza, dicono, può essere importante. Molti democratici al di fuori della Casa Bianca stanno facendo ipotesi ottimistiche sul fatto che lei si allinei con loro. Harris potrebbe essere il ponte tra la generazione di leader democratici come Biden che condividono un profondo legame personale con Israele, e un gruppo progressista più giovane maggiormente disposto a criticare le politiche israeliane.
Ma per molti motivi, storici, economici e diplomatici, è improbabile che Harris si discosti sostanzialmente da Biden su Israele – e se ci fosse un cambiamento nella sua politica, probabilmente sarebbe solo lieve. Il punto sarà se eventuali cambiamenti possano riconquistare gli elettori critici di Biden.
Harris si trova quindi a fronteggiare un percorso complicato, da affrontare con un certo equilibrismo politico.
Fonti e approfondimenti
Al-Sheik, Y.L., Fayyazi, N., Kamala Harris Will Shift on Gaza Only if We Make Her, The Nation, 25/07/2024
Dovere, E., Harris steps out on Israel as she navigates Biden and Netanyahu, CNN, 25/07/2024
Le Monde – AFP, ‘I will not be silent’: Harris toughens Democratic Gaza policy, 26/07/2024
Narea, N., What Kamala Harris really thinks about Israel and Gaza, Vox, 25/07/2024Payne, A., Kamala Harris has a different view on Gaza to Joe Biden – it could win her votes in November, The Conversation, 24/07/2024