I conservatori statunitensi hanno creato una sorta di agenda politica chiamata Project 2025 in vista di un potenziale secondo mandato di Donald Trump. Sostenuta da un budget di 22 milioni di dollari, la piattaforma descrive dettagliatamente – in più di 900 pagine – come l’ex presidente e la sua amministrazione dovrebbero muoversi una volta tornati alla Casa Bianca.
Le idee contenute in questo manifesto conservatore sono state stilate in molti casi da personalità vicine a Trump o da suoi ex incaricati. E rappresentano nell’idea degli autori una summa dell’attuale pensiero di destra a stelle e strisce, con lo scopo di aiutare e indirizzare l’eventuale amministrazione repubblicana.
Un piano made in Heritage Foundation
Il progetto è guidato dalla Heritage Foundation, ben noto istituto statunitense fondato negli anni ’70 con lo scopo di promuovere politiche liberiste, mescolate a idee molto conservatrici su molti altri aspetti. L’istituto ha avuto un ruolo di primo piano nella formazione e la promozione delle politiche repubblicane sin dai tempi dell’amministrazione Reagan.
Kevin Roberts, il capo della Heritage Foundation, ha dato il via all’elaborazione di questo documento nel 2022. A margine ha affermato di ritenere che il governo statunitense abbraccerà un’era più conservatrice, che spera si trovino a inaugurare i repubblicani. “Siamo nel processo della seconda rivoluzione americana”, ha detto Roberts poco tempo fa a Real America’s Voice, canale via cavo legato alla destra. Aggiungendo esplicitamente che la rivolta “rimarrà incruenta se la sinistra lo permetterà”.
Il nuovo Leviatano
Le idee promuovono una visione del Paese fortemente reazionaria e conservatrice. Il Project 2025 è pensato per estendere l’influenza conservatrice in tutto il governo degli Stati Uniti. La guida intitolata Mandate for Leadership: The Conservative Promise passa in rassegna le agenzie governative una per una, delineando modalità e prospettive secondo cui un presidente conservatore potrebbe eliminare le direttive dell’amministrazione Biden.
Buona parte del piano descrive in dettaglio le estreme revisioni del ramo esecutivo. Proponendo che l’intera burocrazia federale, comprese le agenzie indipendenti come il Dipartimento di Giustizia, vengano poste sotto il diretto controllo presidenziale, seguendo la controversa idea nota come “teoria dell’esecutivo unitario“. In pratica, ciò semplificherebbe il processo decisionale, consentendo al presidente di attuare direttamente determinate politiche in vari settori. Mettendo di fatto in crisi il sistema dei pesi e contrappesi.
Gli altri aspetti del programma
Tra le molte raccomandazioni, il documento delinea piani per criminalizzare la pornografia (le società tecnologiche e di telecomunicazioni che facilitano l’accesso a tali contenuti verrebbero chiuse), sciogliere i dipartimenti del Commercio e dell’Istruzione, il blocco delle vendite della pillola abortiva e l’abolizione delle misure volte alla salvaguardia climatica. Ma anche l’attacco a quella che i conservatori descrivono come “cultura Woke”, oltre che alla Critical Race Theory e alle comunità LGBTQ+.
Il testo propone di tagliare i fondi federali per la ricerca e gli investimenti nelle fonti di energia rinnovabile e chiede al prossimo presidente di “fermare la guerra al petrolio e al gas naturale“. Gli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio verrebbero sostituiti da sforzi per aumentare la produzione di energia e la sicurezza energetica. Si cita anche la National Oceanic and Atmospheric Administration, che include il National Weather Service, come “uno dei principali motori dell’industria degli allarmi sul cambiamento climatico”.
Economia e migrazione
Dal punto di vista economico, si espongono due visioni contrastanti sui dazi. Esse riguardano il fatto che il prossimo presidente debba cercare di promuovere il libero scambio oppure, all’occorrenza, alzare barriere alle importazioni. I consiglieri economici suggeriscono inoltre che una seconda amministrazione Trump dovrebbe operare radicali tagli fiscali, abolire la Federal Reserve e persino prendere in considerazione un ritorno alla valuta sostenuta dall’oro.
Sull’immigrazione, alcune proposte includono l’eliminazione delle categorie di visti per le vittime di reati e delle tratte di esseri umani, l’aumento delle tasse per gli immigrati e la possibilità di presentare domande accelerate per i migranti che pagano un sovrapprezzo. Ritorna la sempreverde questione del muro al confine col Messico, con un aumento dei finanziamenti per la costruzione. Si vuole poi smantellare il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, per integrarne le unità con altre di controllo dell’immigrazione. Creando quindi una di polizia di frontiera molto più grande e potente.
Il personale “tecnico”
Si invita inoltre a seguire una politica di ferreo spoil system a tutti i livelli, suggerendo di liberare i ranghi federali occupati da personale precedentemente nominato, considerato ostile. E di sostituire gli uscenti con nuove figure più allineate e leali alla causa politica. Piano da attuare attraverso l’eliminazione delle tutele sul posto di lavoro per migliaia di dipendenti pubblici, che potrebbero quindi essere sostituiti.
Proprio riguardo il tema delle risorse umane, chi si è occupato di stilare tale agenda, sta anche creando un database con un elenco di potenziale personale in previsione di un nuovo governo. L’intento è quello di creare una sorta di “Accademia dell’amministrazione presidenziale”. L’ultimo passo sarà un playbook di transizione presidenziale che cercherà di aiutare il prossimo presidente a partire con il piede giusto una volta entrato in carica, identificando il primo lasso di tempo di 180 giorni.
Propositi di politica estera e di difesa
Per quanto riguarda la politica estera, anche in questo caso ci sarebbe un punto di rottura con la linea Biden. Christopher Miller, segretario alla Difesa sotto Trump, critica nel documento l’azione dell’amministrazione in carica. Parlando di “inquietante decadimento” e di un “pericoloso declino” delle “capacità e della volontà della nazione”. Si indicano il “disastroso ritiro dall’Afghanistan, la strategia cinese incredibilmente confusa, il crescente coinvolgimento di alti ufficiali militari nell’arena politica e la profonda confusione sullo scopo delle nostre forze armate”.
La Cina è ovviamente la principale preoccupazione. Miller teme e sostiene che la Cina stia “intraprendendo uno storico rafforzamento militare”, che “potrebbe portare a una forza nucleare che eguaglia o supera l’arsenale nucleare americano”. Mostra l’intenzione di voler impedire a Pechino di subordinare Taiwan o altri alleati come le Filippine, la Corea del Sud e il Giappone, sconvolgendo così la “coalizione di bilanciamento […] per impedire l’egemonia di Pechino sull’Asia“.
Si richiede inoltre che gli alleati degli Stati Uniti “si facciano avanti”, alcuni nell’affrontare la Rpc, altri assumendo un ruolo guida nell'”affrontare le minacce della Russia in Europa, Iran, Medio Oriente e Corea del Nord”. Nel Project 2025 si prevede anche che gli Usa “modernizzino, adattino ed espandano il loro arsenale nucleare“. La produzione nucleare verrebbe potenziata, permettendo una nuova sperimentazione di armi nucleari presso il sito di sicurezza nazionale preposto in Nevada. Contrariamente al Trattato per la messa al bando totale dei test nucleari, di cui gli Stati Uniti sono firmatari.
C’è un effettivo legame con Trump?
Al di là delle proposte politiche, c’è qualcos’altro che emerge più e più volte nel documento: Trump e la sua futura amministrazione vengono menzionati più e più volte. Un rappresentante di Project 2025 ha dichiarato che il progetto non parla a nome di alcun candidato, aggiungendo che “alla fine spetta a quel presidente, che crediamo sarà il presidente Trump, decidere quali raccomandazioni attuare”. Il progetto infatti non dice specificamente che è destinato a Trump, ma che qualsiasi presidente conservatore potrebbe utilizzarlo.
L’ex presidente ha tentato di prendere le distanze dal progetto dopo le dichiarazioni di Kevin Roberts già riportate nel secondo paragrafo. “Non so nulla del Progetto 2025”, ha scritto Trump su Truth Social. “Non ho idea di chi ci sia dietro. Non sono d’accordo con alcune delle cose che stanno dicendo e alcune delle cose che stanno dicendo sono assolutamente ridicole e abissali”.
Tuttavia, come molti in entrambi i partiti hanno notato, le politiche di Trump si allineano pesantemente con quelle esposte. E inoltre fra gli autori ci sono molti ex funzionari o personalità a lui vicine, come detto. Per citarne altri due oltre Miller: Paul Dans, ex capo dello staff dell’Office of Personnel Management mentre Trump era presidente; Russell Vought, altro ex funzionario dell’amministrazione Trump, che tra l’altro ricopre in questo momento la carica di policy director della piattaforma 2024 del Comitato nazionale repubblicano. Ma ce ne sono molti altri.
I dem e il Project 2025
Sta di fatto che il piano è oggi al centro dell’attenzione e i democratici stanno attaccando i repubblicani su questo, accendendo ulteriormente i riflettori sul documento. Oltretutto molti temi, aborto in primis, vedono i repubblicani indietro nella maggioranza della popolazione secondo i sondaggi.
I Dem lo hanno definito un progetto autoritario in molti comunicati stampa, post sui social e nelle apparizioni televisive. “Il Project 2025 dovrebbe spaventare ogni singolo americano”, ha detto Biden in una dichiarazione. “Darebbe a Trump un potere illimitato sulla nostra vita quotidiana”.
I democratici eletti, in particolare quelli più a sinistra, hanno usato il documento per evidenziare i pericoli di un secondo mandato Trump. Membri del Congresso, come Ayanna S. Pressley del Massachusetts, hanno spinto molto su tutti i canali questo tema, per evidenziare quella che dicono essere la reale piattaforma di Trump. Pressley ha definito il Progetto 2025 “un manifesto di estrema destra” che “distruggerebbe il governo federale come lo conosciamo”.
Il Project 2025 potrebbe da questo punto di vista essere un’utile scorciatoia per i democratici. Esso incarna l’idea politicamente ispiratrice di persone potenti che lavorano dietro le quinte per spingere il Paese in una direzione più estrema. Tema che potrebbe avere successo tra i moderati e gli elettori “non schierati”. Il tentativo di Trump di prenderne le distanze è significativo. Il trucco per i democratici sta nel farglielo aderire, giocando sull’elaborazione di una campagna di comunicazione efficace. Cosa non scontata.
Su questo, la performance al dibattito di Biden contro il suo avversario ha lasciato dubbi. Il presidente non ha citato il Project 2025 nemmeno una volta.
Fonti e approfondimenti
Blake, A., Trump’s authoritarian lean appeals to the right. Swing voters, not so much., The Washington Post, 11/07/2024
Conturno, S., Trump claims not to know who is behind Project 2025. A CNN review found at least 140 people who worked for him are involved, CNN, 11/07/2024
Leingang, R., What is Project 2025 and what is Trump’s involvement?, The Guardian, 09/07/2024
Levien, S., What Is Project 2025, and Why Is Trump Disavowing It?, The New York Times, 11/07/2024
Mallinder, L., What could Project 2025 mean for the rest of the world?, Al Jazeera, 10/07/2024
Wendling, M., Project 2025: A wish list for a Trump presidency, explained, BBC, 10/07/2024