Gli africani e i loro discendenti hanno avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo economico, sociale e culturale di Cuba. Tuttavia, la comunità nera dell’isola occupa una posizione generalmente marginale e svantaggiata. In risposta a ciò, intellettuali e attivisti hanno cercato di riportare in primo piano le radici culturali di matrice africana. A questo sforzo si è unito il collettivo AfroAtenAs: nato inizialmente come gruppo per la valorizzazione delle religioni popolari, in breve tempo è diventato un’organizzazione per lo sviluppo urbano, la protezione dei membri più deboli della comunità e la lotta a violenze e discriminazioni.
Le radici africane dei cubani
I primi africani arrivarono a Cuba nella seconda metà del XV secolo a seguito dei conquistadores spagnoli. Dopo la distruzione quasi totale della popolazione indigena, i colonizzatori trovarono una fonte di manodopera per le piantagioni di zucchero negli schiavi importati dall’Africa. È difficile calcolare quante persone siano state trasportate coercitivamente sull’isola: la stima più modesta ammonta a circa 850.000 individui, provenienti soprattutto dall’Africa subsahariana occidentale (un’area compresa grossomodo tra le attuali Mauritania e Angola) e dal Mozambico.
La pratica della schiavitù venne ufficialmente abolita nel 1886: sebbene a Cuba non sia stato istituito un sistema di apartheid, come negli Stati Uniti o in Sudafrica, gli afrodiscendenti rimasero uno dei gruppi più svantaggiati del Paese. Questa situazione continuò anche dopo la rivoluzione del 1959, che teoricamente avrebbe dovuto cancellare ogni tipo di discriminazione basata sul colore della pelle: ancora oggi, gli afrodiscendenti cubani sono tra i membri più poveri della popolazione, occupano una bassa percentuale di posizioni lavorative apicali e sono la maggioranza dei detenuti nelle carceri.
AfroAtenAs: dalla santeria alla lotta alle ineguaglianze
A questa posizione di svantaggio si aggiunge un insabbiamento delle radici africane di Cuba nella narrativa nazionale. È difficile fare una stima di quanti tra i circa 11 milioni di cittadini cubani siano afrodiscendenti, considerando anche che oltre la metà della popolazione si identifica come bianca; invece, secondo una stima del 2012, neri e metizos sarebbero rispettivamente il 9,3% e il 26,6%.
Da alcuni anni accademici, artisti e attivisti afrodiscendenti si stanno opponendo a questa tendenza. Tra coloro che stanno cercando di riportare in primo piano le origini della popolazione cubana ci sono i membri del collettivo AfroAtenAs, basato a Matanzas. Proprio questa città è uno dei centri principali della santeria, la religione popolare cubana erede delle tradizioni portate dall’Africa dagli schiavi, che unisce elementi animisti e cristiani. AfroAtenAs è nato nel 2009 proprio tra i membri della santeria e inizialmente aveva come obiettivo la riscoperta e la valorizzazione della spiritualità di matrice africana.
Il gruppo risponde quindi al bisogno di una parte svantaggiata della popolazione di evidenziare le proprie origini, rendendole qualcosa di cui andare fieri e non uno stigma da tenere nascosto.
Tuttavia, questo collettivo non ha uno scopo dottrinale: si occupa infatti di interventi culturali per lo sviluppo dell’intera comunità, andando a intervenire in risposta alle ineguaglianze e alla discriminazione tramite la riqualificazione degli spazi urbani (la stessa sede del collettivo era un edificio abbandonato) e la creazione di servizi. AfroAtenAs ha quindi un approccio che potrebbe essere definito intersezionale, perché viene in soccorso non solo degli afrodiscendenti, ma anche di altre categorie socialmente svantaggiate come le donne, i disabili o la comunità LGBTQ+.
Focalizzandosi sui gruppi più marginali, il collettivo riesce anche a sopperire alle mancanze delle autorità statali, le quali vogliono inoltre mantenere il controllo su tutte le fasce della popolazione. Per esempio, teoricamente la tutela dei diritti della comunità LGBTQ+ sarebbe gestito dal Cenesex, il Centro Nacional de Educación Sexual; nonostante il supporto offerto, questa organizzazione, da oltre venti anni in mano a Mariela Castro (figlia di Raul), è di fatto un meccanismo di controllo antiquato e paternalista. Come raccontato in un articolo di Valigia Blu, AfroAtenAs lotta per creare uno spazio autonomo e indipendente per i cittadini LGBTQ+, anche a costo di contraddire le autorità; uno degli esempi più eclatanti è stato il pride organizzato nel 2019, in aperta violazione dei divieti imposti dal Cenesex, che nel corso di quell’anno aveva improvvisamente annullato la commemorazione della giornata per la lotta all’omofobia.
Come attuare un progetto: il Callejón de las tradiciones
Uno dei progetti più noti e di successo è il Callejón de las tradiciones (letteralmente, “il Vicolo delle tradizioni”), localizzato a Pueblo Nuevo, uno dei quartieri più poveri di Matanzas. Fino al 2011, anno di inizio dell’intervento del collettivo, la superficie di ben sette isolati era stata trasformata in una discarica a cielo aperto, con gravi effetti sulla salute degli abitanti e sull’ambiente circostante. Non riuscendo ad avere alcun aiuto dalla municipalità locale, i membri di AfroAtenAs hanno ottenuto il supporto di organizzazioni locali, come il Direttivo provinciale per la cultura, la Casa Africa della Oficina del Historiador dell’Havana e il Centro provinciale delle Case della cultura; tuttavia, tramite la partecipazione ad appositi bandi, sono riusciti ad avere finanziamenti anche da enti internazionali, come l’ambasciata canadese o l’Agenzia svizzera per lo sviluppo e la cooperazione.
Grazie a questi fondi e al coinvolgimento dei cittadini, AfroAtenAs ha potuto ripulire il quartiere dai rifiuti per creare uno spazio pubblico inclusivo in cui all’esaltazione delle identità locali e al rafforzamento del senso di appartenenza si affiancano attività per l’aiuto dei residenti, come un consultorio, una rete di servizi per le donne vittime di violenza e laboratori professionali. Inoltre, il Callejón de las Tradiciones è una vivace meta turistica, la prima nel suo genere a essere stata creata direttamente dagli abitanti di Matanzas.
Visitando il sito Internet ufficiale di AfroAtens si può trovare una sorta di riassunto della loro missione, su uno sfondo arcobaleno: «Todos los derechos para todas las personas. Por una cultura de paz y espacios libres de violencia, estigma y discriminación» (“Tutti i diritti per tutte le persone. Per una cultura di pace e spazi liberi da violenza, stima e discriminazione”).
Fonti e approfondimenti
AfroAtenAs, sito ufficiale.
Bozzato, Fabio, “La storia di AfroAtenAs, il collettivo LGBTQ+ più famoso di Cuba che ha trasformato un quartiere discarica in un modello di sviluppo urbano e umano“, Valigia Blu, 26/03/2023.
Castellanos, Jorge, e Isabel Castellanos. 1987. “The Geographic, Ethnologic, and Linguistic Roots of Cuban Blacks”. Cuban Studies. 17: 95-110.
Denise Hawkins, “In Cuba, African Roots Run Deep, but It’s a Lesson Students Aren’t Learning in the Classroom“, NBC News, 01/09/2017.