Durante il festival di Internazionale, dal 29 settembre al 1° ottobre a Ferrara, abbiamo incontrato Keegan Hamilton, giornalista statunitense che si occupa di giustizia penale, droga e crimine organizzato. Attualmente redattore di giustizia penale al Los Angeles Times, ha lavorato anche per Vice News e i suoi articoli sono stati pubblicati da The Atlantic, The Village Voice e BuzzFeed News. È il conduttore e co-creatore della pluripremiata serie di podcast Painkiller: La crisi del fentanil in America (2020).
La crisi causata dalle overdose da oppioidi è una delle emergenze più gravi che gli Stati Uniti si trovano ad affrontare in questo periodo storico.
Il fentanyl è un oppioide sintetico molto potente: cinquanta volte più forte dell’eroina e cento volte più forte della morfina. Nasce come farmaco negli anni Sessanta per il trattamento del dolore provato dalle malattie oncologiche e a seguito di interventi chirurgici. Negli ultimi sette anni tuttavia, negli USA viene contrabbandato e venduto in strada in modo illegale.
Nel 2021, negli Stati Uniti ci sono stati 106.699 decessi dovuti a overdose di oppiacei. In due terzi dei casi, il fentanyl ne è stato la causa.
Quando e perché hai iniziato a interessarti alla crisi degli oppioidi negli Stati Uniti?
La crisi degli oppioidi negli Stati Uniti ha attraversato quasi tutta la mia vita adulta. Fin dai primi anni Duemila, negli Stati Uniti abbiamo iniziato a vedere un aumento dei decessi per overdose e delle dipendenze. Prima le pillole farmaceutiche, poi l’eroina e più recentemente il fentanyl. Per me, come statunitense, è ovunque. Non si può sfuggire.
Si conosce sempre qualcuno che sta lottando contro la dipendenza o che in alcuni casi è morto per overdose. Parte dello scopo del podcast era capire perché il fentanyl, come si è arrivati a questo? E poi la domanda secondaria e credo più importante e profonda: perché le persone fanno uso di droghe? Cosa spinge qualcuno a usare il fentanyl? Ed è proprio questo che ci siamo proposti di indagare seriamente.
Quali caratteristiche hanno reso il fentanyl così popolare?
È interessante notare che, inizialmente, la richiesta di fentanyl non sia stata guidata dalla domanda dei consumatori. C’era una richiesta di altri farmaci oppioidi: pillole e poi eroina. In seguito, si è creato un problema di offerta in cui gli spacciatori, in questo caso i cartelli messicani hanno detto: «Stiamo rifornendo questo mercato, ma stiamo usando una risorsa limitata, ovvero le piante di papavero».
Mentre per produrre un chilo di eroina infatti, occorrono moltissime piante di papavero, per la produzione del fentanyl bastano alcune sostanze chimiche e qualcuno con le conoscenze necessarie. Da un punto di vista finanziario, inoltre, è molto più redditizio perché non si deve pagare un coltivatore, né la lavorazione della droga. È sufficiente una sola persona che lavora ventiquattro ore e sette giorni alla settimana a questo. In questo modo, il denaro che si può ricavare è puro profitto.
Da quando è stato introdotto sul mercato, la gente si è abituata e ne è dipendente, c’è la domanda, che non è nata perché la gente ha detto: «Voglio il fentanyl». È stato dato loro il fentanyl e poi ne sono diventati dipendenti. Ora è una droga che si trova ovunque.
Nel podcast racconti dei “rifugiati da oppioidi”, chi sono?
Con l’aumento del problema delle overdose e delle dipendenze negli Stati Uniti, c’è stata una reazione contro la prescrizione di farmaci oppioidi per il dolore, con l’idea che fosse questo a causare la dipendenza di molte persone.
Sebbene questo non sia vero, il governo degli Stati Uniti e le forze dell’ordine hanno cercato di dare una risposta dura a questo fenomeno, con la conseguenza involontaria di rendere molto difficile per le persone che potrebbero avere un bisogno medico legittimo di fentanyl ottenere il farmaco prescritto dal proprio medico. L’utilizzo di questo farmaco è talmente stigmatizzato e associato alla dipendenza che la narrativa più comune all’interno delle forze dell’ordine è: «Non hai motivo di prenderlo». Quando sanno, invece, che per alcune persone è un salvavita.
Quelle persone i cui medici sono stati sospesi dal servizio, arrestati dal governo o hanno semplicemente smesso di prescrivere il fentanyl perché temono di essere incarcerati sono i rifugiati da oppioidi. Sono anche quelle persone che avevano la prescrizione di un medico, ma l’hanno persa e stanno cercando di trovare un altro medico che ne dia loro una nuova.
Quanto influisce sulla crisi degli oppioidi il fatto che negli Stati Uniti non esiste un sistema sanitario pubblico?
Penso che sia completamente intrecciato: il sistema sanitario degli Stati Uniti e il problema della tossicodipendenza sono inseparabili. Una delle cose che ci siamo proposti di indagare con il podcast è perché le persone fanno uso di droghe come il fentanyl. Ogni persona che abbiamo incontrato ci parlava di dolori fisici non curati, di qualche tipo di lesione, di un problema alla schiena, o di problemi di salute mentale non curati. Se si è traumatizzati da qualche evento della propria vita, non si può avere accesso alle cure private, ci si automedica per non sentire il dolore esistenziale che si prova.
Se gli Stati Uniti avessero un sistema sanitario più efficiente, più accessibile e meno costoso, credo che molte delle cause che spingono le persone a fare uso di una droga come il fentanyl potrebbero essere affrontate.
Quali sono le misure adottate dalle istituzioni statunitensi per cercare di arginare la crisi? Stanno avendo successo?
Una di queste misure, di cui abbiamo parlato, consiste nel perseguire i medici che prescrivono gli oppioidi e cercare di ridurre l’offerta di pillole da prescrizione. Gli altri approcci in atto sono il tentativo di arrestare i leader dei cartelli come El Chapo e il figlio e di fare pressione sui governi stranieri affinché facciano qualcosa per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento. Il Messico, la Cina e gli Stati Uniti hanno esercitato molte pressioni diplomatiche per far sì che i Paesi produttori riducessero la produzione di droga, il che comunque, non risolve affatto il problema della domanda negli Stati Uniti.
Si è parlato molto di un trattamento più umano per i tossicodipendenti e di una maggiore facilità di disintossicazione per le persone affette da tossicodipendenza. Tuttavia, negli Stati Uniti non sono state adottate terapie sostitutive come il metadone o la buprenorfina o altri farmaci oppioidi che creano meno dipendenza e che possono aiutare le persone a disintossicarsi.
C’è ancora una grande enfasi sull’astinenza e sulla cold Turkey per esempio, che impone alle persone di smettere di colpo di usare le droghe, senza un periodo di transizione, di accompagnamento, ma questo non funziona. Le persone ricadono nel consumo e muoiono. Una delle principali cause di morte infatti, è proprio dovuta alla fine temporanea dell’utilizzo di oppioidi: quando le persone tornano poi a usare la quantità che usavano prima, hanno in realtà perso la loro tolleranza e muoiono.
Penso che gli Stati Uniti debbano porre maggiore enfasi sul trattamento della salute mentale, sulla fornitura di terapie sostitutive come il metadone e la buprenorfina e anche sul trattamento generale delle persone con servizi medici e di salute mentale più olistici.
È molto più facile fissarsi sulla soluzione semplice, ovvero che se impedissimo a queste droghe di entrare nel nostro Paese, il problema scomparirebbe. Questa è una fantasia.
Vengo da un evento in cui la gente chiedeva: «Perché non abbiamo questo fenomeno in Europa?». Parte del motivo è che i sistemi sanitari europei sono migliori, più accessibili e quindi alcune delle cause che spingono le persone a fare uso di oppioidi non esistono qui.
L’Europa è stata davvero fortunata a non avere il fentanyl per alcune delle ragioni che abbiamo detto, tra cui un sistema sanitario migliore. Ma è anche vero che negli Stati Uniti questo oppioide è stato fornito. Non è che la gente volesse il fentanyl, è che il fentanyl è apparso e poi ha creato una forte dipendenza. In questo momento in Europa ci sono consumatori di eroina, ma l’eroina proviene dall’Afghanistan e c’è ancora una grande fornitura di papavero a basso costo proveniente da questo Paese, nonostante le pressioni degli USA sui talebani.
Se non c’è più la fornitura di papavero e di eroina dall’Afghanistan, ci sarà comunque ancora una domanda da parte dei consumatori di eroina in Europa per una droga che soddisfi le loro esigenze. È qui che, a mio avviso, entra in gioco il rischio del fentanyl nel vostro continente: se l’eroina non è più disponibile come lo è stata finora, il fentanyl sarà lì per riempire il vuoto che viene lasciato.
L’Estonia per esempio per alcuni anni ha avuto un problema di tossicodipendenza da fentanyl, ma è durato molto poco. Non c’è motivo per cui il fentanyl non possa arrivare qui, se non per il fatto che la gente è abituata all’eroina che è ancora economica e disponibile.
Ascoltando il vostro podcast o anche guardando la serie Netflix Oxycontin non è così facile praticare l’assenza di giudizio. Sia che consideriamo le persone vittime o colpevoli. È facile semplificare le difficoltà dall’altra parte, non riuscire a entrare nella complessità della vita di queste persone e del problema. È successo e succede anche a te? Come sei riuscito a raccontare questa complessità nel podcast?
Questa è una grande domanda. Penso che negli Stati Uniti sia davvero facile, e credo che lo sia ovunque, disumanizzare i tossicodipendenti, soprattutto quando questo va di pari passo con la mancanza di una casa e il consumo di droga in pubblico. Se si cammina in una delle principali città statunitensi, come San Francisco, dove vivo, è difficile sfuggire a questo. Si vedono persone che fanno uso di droghe e il giudizio immediato è quello di considerarle meno che umane. Questo è l’opposto di ciò che abbiamo cercato di fare in questo podcast: parlare con le persone che fanno uso di droghe e capire le loro motivazioni.
Credo che quello che abbiamo cercato di fare sia stato incontrare il maggior numero possibile di persone coinvolte in questo mondo e capire le loro motivazioni. Ci siamo ritrovati a tornare sulle stesse cause, ovvero su ciò di cui abbiamo parlato: dolore fisico non trattato, dolore mentale non trattato.
Quando si parla con loro si capisce che sono proprio come noi, come me o te. La tua vita avrebbe potuto essere un po’ diversa e io avrei potuto subire una lesione traumatica che mi avrebbe spinto a prendere degli antidolorifici e a diventarne dipendente e solo per fortuna non è successo.