Una speranza tra le macerie immobili di Beirut

Il logo di Beirut Madinati
@Beirut Madinati Organisation - Wikimedia Commons - License CC BY-SA 4.0

Beirut è una delle città più antiche del mondo, ha visto cambiamenti ed avvenimenti di ogni genere, ma da molti anni a questa parte è una città paralizzata. Il sistema libanese è immobile, bloccato in una lunga storia di violenze tra comunità religiose. Adesso sembra esserci una speranza. Un fiore di politica spontanea, nato tra le macerie di una popolazione ferita da anni e anni di guerra civile, sta sbocciando ed è una speranza per tutto il Medio Oriente.

L’equilibrio è sempre stato l’unico obiettivo della politica del Libano. Dalla fine della guerra, con gli accordi di Taiif, il sistema di governo è sempre stato diviso. Tutto il sistema era volto a bilanciare il peso dei vari gruppi interni: gli Sciiti (rappresentati da Hezbollah), i Sunniti, i Cristiani e i Drusi. Il governo del Libano si costituisce in una spartizione delle cariche tra i gruppi. Il primo ministro spetta ai Sunniti, il presidente del Repubblica ai Cristiani, il presidente del Senato ai Drusi e il Presidente della Camera agli Sciiti di Hezbollah. Questo processo porta ad un blocco istituzionale in cui nessuno si muove per evitare di dare fastidio all’altro, scordandosi totalmente dei cittadini.

Il sistema si regge su un ragionamento quasi corporativo. Se vivi in una zona sotto al controllo di una minoranza, usufruisci del sistema che viene creato da questa minoranza, a cui o appartieni o prometti il tuo voto. Questa è una promessa di non cambiamento. Nulla cambia e rimane bloccato nella paura che qualcuno perda un po’ del suo potere e quindi decida di riarmarsi scatenando, di nuovo, gli orrori della guerra civile.

I cittadini di Beirut hanno deciso che non è possibile continuare a vivere in questa situazione. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la crisi dei rifiuti dell’estate 2015, quando l’immondizia della città non era stata raccolta per mesi, e ancora oggi la gestione della nettezza urbana è difficile. Questo problema si è prolungato moltissimo perché il sindaco di Beirut non riusciva a trovare l’accordo con le varie comunità per risolvere la questione a causa dei veti posti da esse, e la situazione è sfociata in manifestazioni di piazza da parte dei cittadini, di tutte le religioni, contro l’immobilismo.

Dopo quest’esperienza a Beirut si è iniziata a respirare una sensazione differente. Molti cittadini hanno incominciato ad attivarsi. Un gruppo di intellettuali dell’Università Americana di Beirut, ha incominciato a formare un gruppo, chiamato Beirut Madinati (Beirut La Mia Città). Le prime riunioni erano fatte nei sottoscala dei palazzi dei quartieri più disagiati, affrontando i problemi più semplici dei cittadini. Un movimento nato e cresciuto dal basso che sta diventando un protagonista della vita di Beirut.

Per le elezioni di oggi hanno dovuto rispettare dei criteri stringenti per presentare la lista. La rivoluzione però è anche nei nomi presenti. Dodici donne e dodici uomini, scelti in base alle competenze e alla provenienza dalle minoranze (essendo un movimento della società civile deve rappresentare tutti per la legge libanese). I fondi vengono reperiti grazie a donazioni private, sottoposte a controllo per evitare finanziamenti non consoni al progetto.

Beirut Madinati è l’unica forza ad aver presentato un programma. I contenuti sono innovativi e rivoluzionari per una città come la capitale libanese. Le proposte principali si basano sulle richieste di servizi e proposte di servizi.

Il servizio di trasporto deve essere ricostruito, in base a delle linee guida a misura di cittadino e non di comunità religiose. É necessario creare dei sistemi per favorire mezzi di trasporti informali, come la bicicletta, e allo stesso tempo razionalizzare le linee di autobus.  Il sistema dei rifiuti va rivisto in un ottica verde e di riciclo, creando uffici appositi per ogni municipalità per evitare delle nuove crisi dei rifiuti. Il sistema abitativo va modificato, il programma prevede degli incentivi per chi decide di ristrutturare o abbattere la casa fatiscente per ricostruirla, inoltre propone di mettere un calmiere sugli affitti, così da garantire a tutte le famiglie un tetto.

Le proposte continuano su varie direttrici, dall’organizzazione dell’amministrazione, in cui si chiede di formare i dipendenti pubblici, alla salute pubblica, con un controllo sull’acqua pubblica e sull’inquinamento.

I leader del movimento parlano di una sola grande preoccupazione. Il rischio che più li spaventa in questa elezione è l’astensionismo. Nelle ultime elezioni municipali solo il 20% degli elettori è andato a votare. Molti cittadini sono stanchi di andare a votare per supportare partiti che mantengono il Libano bloccato. I volontari, iscritti a Beirut Madinati, sono più di duemila, che per un Paese così disaffezionato alla politica è un dato molto alto. Le manifestazioni sono state molte e molto partecipate, questo fa ben sperare. Molti affermano che tra le rovine immobili di Beirut sia nato un germoglio di nuova politica.

Fonti e Approfondimenti:

http://www.sirialibano.com/short-news/23284.html

http://beirutmadinati.com/?lang=en

 

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