Dopo la Seconda guerra mondiale, il Giappone ha sperimentato due decenni di grande crescita economica (superiore al 10% annuo), con una conseguente espansione urbana. Questo sviluppo ha però avuto ripercussioni sull’ambiente cittadino, mettendo in pericolo gli edifici storici.
Il governo centrale di Tokyo concede alle singole municipalità il potere di gestire la pianificazione urbana secondo le proprie specifiche esigenze e peculiarità. Kyoto ha saputo approfittare di questa libertà per sviluppare un piano di rigenerazione cittadina in grado di equilibrare le necessità dettate dalla crescita economica e dalla modernità con la salvaguardia del proprio patrimonio storico e culturale.
Rigenerazione, preservazione e creazione
Kyoto, capoluogo dell’omonima prefettura, è situata nella regione del Kansai ed è parte dell’area metropolitana Kyoto-Osaka-Kobe. Inoltre, è uno dei principali centri industriali del Paese. All’interno dell’area cittadina si trovano oltre tremila edifici classificabili come proprietà culturali, tra i quali vi sono quattordici dei diciassette siti inclusi dall’UNESCO nella lista dei patrimoni dell’umanità, alla voce “Monumenti storici dell’antica Kyoto”. Da un lato, il Giappone si è impegnato nella salvaguardia di templi, santuari e palazzi fin dal IX secolo, ma, dall’altro, i contesti urbani storici non hanno sempre ricevuto simili attenzioni, specialmente nel Secondo dopoguerra. Infatti, a partire dal 1955, la crescita economica, il rapidissimo processo di urbanizzazione e il cambiamento dello stile di vita degli abitanti hanno messo in pericolo il paesaggio cittadino e le sue specificità culturali. Tra le varie autorità municipali del Paese, quelle di Kyoto sono state tra le prime a tentare di arginare questo problema. E, tramite l’applicazione di appositi programmi, sono divenuti pionieri della rigenerazione urbana in Giappone.
A partire dal 1991, attraverso la creazione di un apposito consiglio cittadino, le autorità di Kyoto hanno avviato un progetto di sviluppo urbano capace di armonizzare l’antico e il moderno, permettendo alla città di mantenere intatti gli edifici di valore storico-culturale senza rinunciare alla crescita economica e industriale. Questi programmi di rigenerazione urbana, il più recente dei quali risale al 2017, sono altamente flessibili, perché applicano regolamentazioni diverse a seconda del quartiere preso in considerazione. A tal fine, gli interventi si sono focalizzati su tre punti fondamentali: rigenerazione del centro storico, preservazione del paesaggio urbano tradizionale nei pressi delle proprietà culturali e creazione di nuove aree, specialmente nella zona sud della città. In aggiunta, è stata proibita la costruzione di edifici nelle aree verdi della catena montuosa che circonda la città, per salvaguardare anche il paesaggio naturale.
Il focus sul centro storico
Per quanto riguarda il centro storico, l’obiettivo principale è la restaurazione di quei tratti peculiari che costituiscono la “personalità” della città. Nella seconda metà del secolo scorso, agli edifici tradizionali come le kyomachia (le tipiche abitazioni in legno a due piani) e i piccoli santuari si erano affiancate nuove costruzioni in stile moderno, con conseguenze deleterie sul paesaggio urbano. Inoltre, i nuovi palazzi avevano bloccato la visuale delle cime montuose. Pertanto, i progetti di rigenerazione cittadina prevedono che nel centro storico e nei suoi dintorni gli edifici moderni non torreggino su quelli tradizionali, ma adeguino la propria altezza (che può variare dai dieci ai trentuno metri a seconda del quartiere) a questi ultimi. Inoltre, le nuove costruzioni devono armonizzarsi, per design e colori, a quelle preesistenti. In questo modo, l’osservatore che si trova nel centro storico non ha l’impressione di essere in una claustrofobica e anonima metropoli. Secondo la stessa logica, i pannelli pubblicitari esterni sono accuratamente controllati in termini di posizione, dimensioni e colori, mentre i cavi elettrici sono stati installati sottoterra.
Una tipologia di edifici sulla quale gli interventi di preservazione urbana si sono concentrati in modo particolare sono le kyomachia del centro storico, le più antiche delle quali risalgono al periodo Edo (1603-1867). Purtroppo, la restaurazione e la manutenzione di queste abitazioni, uno dei tratti peculiari della città, è molto costosa. Le autorità hanno quindi cercato di supportare i proprietari di kyomachia e altri immobili di valore storico e culturale attivando programmi di prestito a basso interesse, fornendo donazioni da fondi privati (sia locali che esteri) e creando un apposito servizio di consultazione sul restauro e l’uso degli edifici.
La città è di tutti
Questi programmi per la rigenerazione urbana e paesaggistica non possono semplicemente essere imposti dall’alto. Affinché siano veramente efficaci, hanno bisogno di quell’elemento essenziale che è l’impegno della società civile. Gli abitanti di Kyoto si sentono direttamente coinvolti nella preservazione del proprio patrimonio. L’orgoglio civile è alla base della creazione di comitati cittadini, associazioni e gruppi religiosi e culturali che supportano i progetti delle autorità locali. La partecipazione diretta dei cittadini ha inoltre permesso di riscoprire e mantenere il patrimonio intangibile, come le cerimonie del tè, l’artigianato e i festival annuali. In questo modo, i riti e le attività tradizionali possono essere parte della vita quotidiana degli abitanti, piuttosto che artificiose performance ricreate a esclusivo beneficio dei visitatori stranieri. Inoltre, il coinvolgimento del settore privato ha reso il mantenimento del patrimonio culturale un’occasione di sviluppo economico a livello locale, specialmente nel turismo, creando nuovi posti di lavoro e migliorando la qualità della vita dei residenti.
Storicamente, Kyoto ha sempre avuto un discreto soft power culturale. Gli interventi degli ultimi decenni hanno equilibrato il tradizionale e il moderno, permettendo alla città di diventare uno dei centri economici, industriali e culturali più importanti del Paese.
Fonti e approfondimenti
Evawani Ellisa, “Toward sustainable urban design for enhancing tourism in historical districts of Kyoto“, 2012.
Niglio, Olimpia. 2013. “Il restauro dei templi in Giappone. Tra tangibilità e intangibilità”. In Filipovic, Aleksandra; Troiano, Williams, “Strategie e programmazione della conservazione e trasmissibilità del patrimonio culturale”.
UNESCO, Historic Monuments of Ancient Kyoto (Kyoto, Uji and Otsu Cities).
Andrea Yuri Flores Urushima, “Urban innovation in Kyoto. Novelty in cultural heritage making“, International Institute for Asian Studies, 2019.
The World Bank Group, 2018, Cultural Heritage, Sustainable Tourism and Urban Regeneration : Capturing Lessons and Experience from Japan with a Focus on Kyoto.
Editing a cura di Niki Figus
Copertina di Simone d’Ercole
Be the first to comment on "Praxis: la rigenerazione urbana a Kyoto"