Il tema dei congedi parentali è sempre stato molto importante per migliorare e definire le politiche familiari in tutto il mondo, favorendo da un lato l’aumento della natalità e, dall’altro, l’equa distribuzione tra i neo-genitori del carico di lavoro per la crescita dei figli.
Se i congedi parentali dedicati alle donne sono pratiche ormai usuali e date per scontate, almeno in Europa e con sistemi spesso diversi, lo stesso non si può dire per i padri. Il congedo di paternità sembra essere un argomento piuttosto recente rispetto a quello di maternità, ma numerosi passi avanti sono stati fatti soprattutto negli ultimi anni. L’Italia, in questo contesto, si posiziona come fanalino di coda nel Vecchio continente per quanto concerne il congedo per i neo-papà: dal 2021, infatti, i giorni di congedo retribuiti nel nostro Paese sono passati da sette a dieci, grazie alle direttive europee che hanno fissato a dieci il numero minimo di giorni per i congedi di paternità. Sebbene sia stato un passo in avanti positivo, la situazione resta ancora molto sfavorevole, soprattutto se paragonata al resto d’Europa.
I Paesi scandinavi hanno fatto da apripista in Europa per quanto riguarda la parità tra i congedi parentali di neo-mamme e neo-papà. La Svezia, tra questi, ha una situazione particolarmente favorevole e all’avanguardia.
I congedi parentali in Svezia
Nel 1974, la Svezia è stata il primo Paese al mondo a introdurre uno schema di congedi parentali gender-neutral. Secondo questo sistema, entrambi i neo-genitori avevano diritto a sei mesi di congedo retribuito, da distribuire tra la coppia, dopo la nascita di ogni figlio. La durata del congedo è progressivamente aumentata a quindici mesi nel 1989 e, infine, a sedici mesi, quattrocentottanta giorni, nel 2002. Nel caso di un parto gemellare, vengono aggiunti centottanta giorni per ogni bambino “in più”. I congedi devono essere utilizzati entro il dodicesimo anno di età del bambino o della bambina. I primi tredici mesi vengono pagati all’80% del proprio salario, mentre gli ultimi tre vengono pagati un massimo di centottanta Corone Svedesi al giorno, circa diciotto Euro.
Se inizialmente i congedi parentali seguivano un linguaggio neutro, a causa della scarsa adesione dei neo-papà, nel 1995 il governo svedese introdusse il primo mese di congedo parentale interamente dedicato ai padri: il congedo di paternità.
Nel 2015, i mesi di congedo retribuito obbligatorio per i neo-papà, così come per le neo-mamme, diventarono tre, che si inseriscono all’interno dei quattrocentottanta giorni, i circa sedici mesi, di permessi condivisi tra madri e padri per ogni figlio nato. Di base, questi sedici mesi vengono forfettariamente divisi a metà tra i due genitori. Se un genitore intende usufruire di meno della metà prevista, bisogna far firmare un accordo a entrambe le parti.
Anche in Svezia, così come in altri Paesi, gli stessi congedi parentali vengono previsti anche per le coppie dello stesso sesso, che decidono di adottare figli, per i genitori disoccupati e per i genitori single.
Adesione al congedo di paternità
In Svezia, ancora prima dell’introduzione del congedo di paternità vero e proprio durante gli anni Novanta, circa la metà dei neo-papà usufruì dei congedi previsti. Dall’introduzione del primo mese di congedo di paternità, circa l’80% dei padri ha iniziato a beneficiarne. Nel 2013, la percentuale aumentò fino a toccare il 90%. Questo significa che nove padri su dieci hanno usufruito di una parte del congedo parentale di sedici mesi condivisi con la madre.
La proporzione della quantità di giorni di congedo presa tra padri e madri ha dati meno positivi, sebbene incoraggianti. Come si è detto in precedenza, in Svezia i congedi parentali sono gender neutral: questo significa che viene dato un numero definito di giorni di congedo parentale per la coppia, che deciderà in autonomia come suddividerli tra i due. Se nel 1989 i neo-papà prendevano solo il 7% dei giorni totali spettanti, nel 2021 questa cifra è aumentata al 30%. Quindi, dei sedici mesi di congedo che vengono concessi ai neo-genitori, i padri usufruiscono di circa cinque mesi, mentre le madri di circa undici.
La percentuale di coppie che condividono i congedi parentali in maniera equa (intesa come almeno al 40-60%) sta continuamente aumentando. Questo indica una maggiore e migliore distribuzione dei compiti nella crescita dei figli, generando benefici per tutte le persone della famiglia.
Generalmente, tra i neo-genitori che non richiedono il congedo parentale in egual misura con i propri o le proprie partner troviamo soprattutto padri con redditi bassi, con bassi livelli di istruzione e nati all’estero, quindi potenzialmente provenienti da un contesto culturale in cui il congedo di paternità non è visto in maniera positiva.
Impatto dei congedi di paternità
La Svezia è uno dei Paesi con i congedi parentali più generosi e meglio distribuiti. La maggior parte degli svedesi, dal canto loro, considera che i congedi parentali debbano essere distribuiti tra madri e padri in egual misura, dimostrando una generale accettazione di un modello di famiglia dove entrambi i genitori si occupano di crescere i propri figli. Questo genera una maggiore divisione dei ruoli tra madri e padri all’interno dei nuclei familiari, alleggerendo le madri da quelli che sono tradizionalmente considerati i loro compiti. Parallelamente, questo modello permette alle madri di reinserirsi prima e più facilmente nel mondo del lavoro. Infatti, grazie alla possibilità di dividere equamente i congedi parentali tra neo-mamme e neo-papà, i datori di lavoro non sono disincentivati ad assumere ragazze e donne che hanno la volontà di restare incinte.
L’altro lato della medaglia dimostra però che a causa della ancora presente disparità salariale tra donne e uomini, con questi ultimi che guadagnano generalmente di più, i padri tendono a rinunciare maggiormente alla propria metà di congedo per garantire alla famiglia un salario più alto. La situazione però sta progressivamente migliorando, portando via via i salari ad avere gli stessi livelli tra donne e uomini.
La Svezia è un Paese che certamente ha risorse adeguate e una struttura sociale, economica e politica piuttosto stabile, che permette di garantire delle politiche familiari favorevoli. In questo caso, si tratta di congedi parentali più lunghi e meglio distribuiti. Allo stesso tempo, non è da sottovalutare l’aspetto meramente culturale: in contesti culturali dove il compito di crescere i figli non viene associato solamente al ruolo di madre, bensì a entrambi i genitori, è più facile che congedi parentali egualmente divisi tra madri e padri siano sfruttati al meglio.
Fonti e approfondimenti
Duvander, Ann-Zofie, Trude Lappegard, Mats Johansson. 2020. “Impact of a Reform Towards Shared Parental Leave on Continued Fertility in Norway and Sweden“. Population Research and Policy Review. 39: 1205-1229.
Sweden.se. 2021. Work–life balance.
European Commission. Parental benefits and benefits related to childbirth.
Yale School of Public Health. 2018. Sweden’s Maternity and Paternity Leave.
Editing a cura di Niki Figus
Copertina di Simone d’Ercole
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