Secondo il calendario lunare islamico, in cui un anno dura 354 o 355 giorni, ci troviamo nel 1444. Infatti, l’Umma (comunità in arabo), ovvero gli oltre due miliardi di musulmani nel mondo stimati nel 2022, fa partire il proprio calendario da venerdì 16 luglio 622. Questa data coincide con l’Hijra (l’Egira) del profeta Muhammad (italianizzato Maometto), ovvero l’esodo del leader dell’allora contenuta comunità musulmana dalla natia La Mecca all’oasi di Yathrib, poi rinominata Medina proprio in onore del profeta stesso (dall’arabo Madīnat al-Nabī, città del profeta).
Si tratta di una data fondamentale per la storia dell’essere umano, che rappresenta la nascita dell’Islam e i cambiamenti che modificarono radicalmente l’allora società araba, influenzandola a livello morale, filosofico, politico e soprattutto culturale fino ad oggi, 1440 anni dopo.
La società araba pre-islamica: i culti di tribù nomadi e dei fiorenti Regni
La Penisola arabica del VI – VII secolo d.C si presentava diversamente da come molti si aspettano. Culla della civiltà araba, tra il 500 e il 600 d.C era la sede di fiorenti Regni sulle coste del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano, nonché di tribù nomadi nell’area centrale del subcontinente e di Stati cristiani a ridosso dei confini geografici settentrionali: il fiume Yarmouk in Siria a nord-ovest e il Golfo persico a nord-est.
Per secoli, la Penisola arabica ha svolto il ruolo di crocevia tra l’Asia, il subcontinente indiano, il Corno d’Africa e il Mediterraneo, sviluppando rotte marittime e tratte terrestri attraversate da carovane o flotte di mercanti di ogni etnia e religione. Le città controllate dalle principali potenze regionali dell’epoca – come il Regno di Himyar, nell’odierno Yemen, l’Oman persiano, e i Regni cristiani dei Ghassanidi, l’attuale Giordania, e dei Lakhimidi, la costa orientale della penisola – presentavano società complesse e multiculturali: mentre persiani e arabi di culti differenti vivevano in Oman, corpose minoranze ebraiche erano da secoli stabilite tra gli himyariti, specialmente a Yathrib, così come i cristiani nell’oasi di Najran.
Oltre al cristianesimo e all’ebraismo, religioni abramatiche non autoctone della Penisola giunte nella regione a seguito di persecuzioni religiose e della Diaspora ebraica del I secolo d.C, gli arabi professavano vari culti locali. Le tribù beduine erano politeiste e animiste, riferendosi a una vasta gamma di divinità, spiriti e djinn (geni), celebrati con la costruzione di totem e idoli. Nell’Oman, sotto forte influenza – e in alcuni periodi storici dominio – della Persia, la popolazione venerava principalmente le divinità del pantheon persiano. Infine, le principali città della costa occidentale presentavano un culto enotista, termine coniato dallo storico delle religioni tedesco Max Muller (IXX secolo) per indicare le religioni politeiste in cui una determinata divinità era ritenuta superiore alle altre. Nel caso dei culti arabici pre-islamici, il ruolo di divinità principale spettava a Hubal, dio della luna, padre di Allat, al-Uzza e Manat. Queste ultime erano le tre dee principali, o almeno considerate tali dagli storici in quanto più ricorrenti nelle poesie e canzoni arabe del periodo, coincidenti rispettivamente con il culto dell’aldilà, il culto della fertilità e della forza (al-Uzza appare in diverse leggende di guerra) e il culto della fede e del bene. La stessa Kaaba della Mecca, il luogo più sacro dell’Islam, era in principio un tempio pagano.
La vita del profeta Muhammad prima dell’Egira: da mercante a messaggero di Allah
Figlio unico di un clan di mercanti della Mecca, il clan Banu Hashim, a sua volta parte della tribù Banu Quraysh, Muhammad nasce nell’aprile 570 – data dibattuta ma accettata per convenzione. Orfano di padre fin dalla nascita, deceduto in un viaggio di commercio, Muhammad perse anche la madre in giovane età, venendo poi affidato e cresciuto alla Mecca dallo zio Abu Talib, figura di rilievo nella formazione del futuro profeta. Come ogni membro della sua famiglia, Muhammad svolse il mestiere di mercante, che gli permise di viaggiare tra Siria, Yemen, Palestina e Corno d’Africa, incontrando mercanti e comunità di diverse religioni, e pensatori di rilievo dell’epoca.
Durante un viaggio in Siria, Muhammad incontrò il monaco cristiano siriaco Bahira, che influenzò il ragazzo durante l’adolescenza. Il mito vuole che il monaco, che negli anni successivi educò cristianamente Muhammad, intravide nel ragazzo qualcosa di divino che gli preannunciò il suo futuro da profeta: mentre alcuni storici arabi (come Ibn Hisham e Ibn Sa’d) riferiscono di un segno divino visto da Bahira in una voglia o neo tra le scapole del ragazzo, altri studiosi medievali islamici (tra cui Tabari) sostengono che a illuminare il monaco fu una nuvola, che avrebbe protetto nell’arco di una giornata estiva il ragazzo dalla calura e dai raggi solari.
Muhammad, a 25 anni, riuscì a farsi un nome tra i mercanti meccani. I successi professionali permisero a Muhammad di attrarre le attenzioni di Khadija, ricca discendente vedova di un’importante famiglia mercantile meccana, che poi divenne la prima moglie del futuro profeta e la prima a credere nella sua Rivelazione. Quest’ultima, a livello storico-religioso fatta risalire al 610 circa, fu preceduta da diversi sogni premonitori che avvicinarono Muhammad alla spiritualità degli hanif, quegli arabi monoteisti che all’epoca professavano il credo in un unico Dio pur senza rivendicare l’appartenenza a un culto abramitico. In quel periodo, Muhammad coltivò la propria spiritualità, come altri hanif, meditando da solo sul monte Hira, vicino a La Mecca, dove gli si rivelò in sogno Jibril, l’Arcangelo Gabriele, annunciando al mercante la scelta di Allah di renderlo suo messaggero.
Tornato alla Mecca, Muhammad accettò l’incarico divino e iniziò a professare il verbo di Allah, recitando a memoria i versetti che decenni dopo la sua morte sarebbero stati messi per iscritto nel Quran (Corano). Inizialmente, la nuova religione trovò il sostegno degli amici e parenti più stretti di Muhammad, tra cui la moglie, il cugino Ali e Abu Bakr, in molti casi persone in rotta con le tribù di appartenenza, veri e propri reietti della società.
L’Egira: l’esodo verso Yathrib e la nascita dell’Islam
Vista la natura e il numero contenuto dei seguaci di Muhammad, i meccani inizialmente derisero il nuovo culto e si limitarono a ignorare le attività del profeta. Tuttavia, quando Muhammad iniziò a recitare i versetti di condanna del politeismo e dell’idolatria – da quanto riferisce lo storico del IX secolo Ibn Sa’d – l’atteggiamento dell’autorità meccane cambiò. Temendo che la banda di reietti di Muhammad mettesse in pericolo i principali clan della città, le autorità meccane iniziarono a perseguitare i primi musulmani. Lo stesso Muhammad, la cui appartenenza al clan Banu Hashim gli evitò violenze fisiche, fu emarginato ed escluso dalla vita politica.
Con la morte, nel 619, dello zio di Muhammad Abu Talib, il ruolo di leader dei Banu Hashim passò ad Abu Lahab, che ritirò la protezione del clan al profeta, risparmiando a chiunque avesse ucciso Muhammad la vendetta dei membri del clan. Iniziò così un periodo di paura nella vita sociale di Muhammad che, tuttavia, riuscì a intrattenere importanti relazioni con i vertici di Yathrib, città rivale della Mecca. Questi ultimi, essendo per la maggior parte ebrei, non temevano il nuovo culto monoteista di Muhammad e anzi lo sostennero e invitarono i musulmani a trasferirsi nella loro città, nella speranza di guadagnarsi l’influenza che il profeta esercitava su ormai una consistente parte dei meccani.
Muhammad invitò quindi i propri seguaci a lasciare La Mecca in piccoli gruppi, per non attirare l’attenzione delle autorità meccane. Lo stesso Muhammad, insieme all’amico Abu Bakr, fu costretto a eludere la sorveglianza che i clan della città utilizzarono per monitorare i musulmani al fine di raggiungere Yathrib. Nello stesso Quran, viene raccontata la miracolosa fuga: i due, dopo essere stati scoperti, decisero di trovare riparo dagli inseguitori in una caverna del monte Thawr dove un ragno, guidato da Allah, tesse una fitta e ben visibile ragnatela, convincendo i meccani sulle tracce di Muhammad che nessuno era entrato in quella caverna da giorni. Muhammad e Abu Bakr arrivarono a Yathrib nel settembre del 622, a più di un mese di distanza dall’inizio della fuga. Qui, il profeta svolse il ruolo di hakam, una sorte di giudice super-partes, e fu libero di predicare l’Islam, ottenendo consenso e seguaci e divenendo noto come uomo dalle grandi conoscenze e particolarmente saggio.
Questo periodo della vita di Muhammad, coincidente con il primo Stato islamico de facto della Storia, durò otto anni. Si concluse nel 630, quando Muhammad, ormai alla guida di una nutrita folta di musulmani che si erano dotati anche di forze armate in grado di condurre scontri come le battaglie di Badr e di Hunayn, sconfisse i propri concittadini pagani meccani ed espugnò la Mecca, unendo gran parte dell’Arabia sotto l’Islam.
Fonti e approfondimenti
Ali K., “The lives of Muhammad”, Harvard University Press, 2014.
Brown J., “Muhammad: a very short introduction”, Oxford University Press, 2011.
Cipriani R. “Manule di Sociologia delle religioni”, Roma, Libri Borla, 1997.
Lindstedt I., “Pre Islamic Arabia and Early Islam”, Routledge, 2018.
Lo Jacono C., “Maometto”, Bari-Roma, Editori Laterza, 2011.
Editing a cura di Carolina Venco