Le donne in Nigeria: i rapimenti di Boko Haram

Sono passati due anni dal 14 Aprile del 2014, data in cui a Chibok, una piccola cittadina del Borno, uno dei trentasei stati che compongono la Nigeria situato nella parte nord orientale, furono rapite 276 ragazze della “Government Girls Secondary School” dal gruppo terroristico Boko Haram.

Qualche settimana fa, tramite la CNN, è apparso un video in cui 15 delle 219 ragazze attualmente in mano al gruppo terroristico compaiono schierate su due file davanti a un muro giallo, avvolte in una tunica e a volto scoperto. I rapitori chiedono loro di presentarsi e il video si conclude con un appello alle autorità nigeriane in cui viene anche resa nota la data delle riprese: 25 dicembre 2015.

Il “The Daily Telegraph” ha comunicato di aver ricevuto, da un informatore, la notizia per cui sarebbe richiesto un riscatto per la liberazione delle ragazze che potrebbe arrivare fino ai 50 milioni di euro.

Il rapimento delle ragazze, pur essendo stato forse il caso più eclatante e di rilievo internazionale (nel 2014 si diffuse in tutto il mondo l’hashtag #bringsbackourgirls), non è isolato in Nigeria. Anzi, per quanto si può ricavare dai dati delle più grandi organizzazioni umanitarie, negli ultimi anni il Paese ha subito un numero elevato di rapimenti.

Ma cosa è Boko Haram? Chi combatte in questo gruppo terroristico che ha terrorizzato per anni la Nigeria?

Boko Haram, che tradotto significa “L’educazione occidentale è un peccato”, è un’organizzazione terroristica jihadista sunnita diffusa nel nord della Nigeria,anche nota come “Gruppo della Gente della Sunna per la propaganda religiosa e il Jihad“.
Nel 2015 si è alleata con lo Stato Islamico.

Ad oggi il gruppo si è molto indebolito e poco tempo fa è apparso un video in cui leader, Abubakar Shekau, decreterebbe la fine del gruppo islamista. Il filmato ha suscitato varie discussioni ed ancora oggi non è sicuro che si possa interpretare in questo modo.

Amnesty international lo scorso anno ha pubblicato un rapporto intitolato “Il regno del terrore di Boko Haram” in cui, nelle circa cento pagine, dava una descrizione dettagliata della situazione nigeriana. I dati comparsi nel rapporto, recanti la data di Aprile 2015, davano queste informazioni:

-15.000: il numero stimato dei combattenti
-5500 (almeno): i civili uccisi da Boko haram dall’inizio del 2014, tra cui:
– 817 uccisi in 46 attacchi con bombe nel nord-est e in altre zone della Nigeria e
– 1500 uccisi nel 2015 in almeno 70 attacchi in villaggi e città del nord-est del paese

-2000: il numero stimato delle donne e delle bambine rapite dall’inizio del 2014, tra cui 276 studentesse rapite a Chibok nell’aprile 2014, 219 delle quali 365 giorni dopo risultano ancora scomparse
300: i raid e gli attacchi contro i civili dall’inizio del 2014
3700: le strutture danneggiate o distrutte a Baga nel gennaio 2015, come documentato da immagini satellitari
5900: le strutture, compreso un ospedale, danneggiate o distrutte a Bama nel marzo 2015, come documentato da immagini satellitari, ossia il 70 per cento dell’intera città.”

I rapimenti di donne e bambini sono all’ordine del giorno. Le donne in particolare, dopo essere state rapite, vengono costrette a sposarsi, a diventare le spose del califfato, e subiscono in continuazione abusi, violenze e pressioni psicologiche.
Dai racconti delle sopravvissute si viene a conoscenza di dettagli quali la situazione di prigionia che molte di loro sono costrette a sopportate, legate e con un solo pasto al giorno a disposizione.
Rimanere in vita è arduo per chi finisce nelle mani del gruppo islamico in quanto donne e bambini sono lo strumento preferito per gli attacchi kamikaze.
Per chi riesce a sopravvivere però la vita non è migliore. Le donne che riescono a salvarsi dalla Sambisa Forest, luogo in cui vi è il più elevato numero di basi di Boko Haram, vengono marchiate come  «le mogli di Boko Haram», le «annoba», ossia le donne del «contagio». La stessa sorte spetta ai figli nati dalle violenze.

Dal 2015 l’esercito nigeriano aveva intensificato le offensive nel nord della regione, roccaforte del gruppo, ma ancora oggi, nonostante l’evidente indebolimento, continuano i rapimenti.

Fonti e Approfondimenti

Rapporto di Amnesty: http://www.amnesty.it/Nigeria-rapporto-Boko-haram-donne-e-ragazze-rapite-costrette-a-prendere-parte-agli-attacchi

Limes: http://www.limesonline.com/boko-haram/76565

NationalGeographic: http://www.nationalgeographic.it/wallpaper/2016/04/15/foto/le_ragazze_sfuggite_a_boko_haram-3053659/1/#media

La galleria pubblicata da Ruth McDowall, fotografa Neozelandese, che ha deciso di mostrare e raccontare le storie delle donne vittime del gruppo islamico in Nigeria: http://www.ruthmcdowall.com

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