Le ombre della xenofobia nel Sudafrica post-apartheid

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Il Sudafrica, al termine del suo regime di apartheid nei confronti della popolazione nera e coloured, negli ultimi decenni si è reso protagonista di una serie di episodi di razzismo nei confronti della popolazione straniera che si trova nel Paese. I sintomi di questa xenofobia vengono manifestati attraverso azioni violente, rappresaglie e sommosse che vedono come protagonisti i cittadini sudafricani residenti per lo più nelle township delle grandi città del Paese, da un lato, e gruppi di minoranze straniere che si trovano in Sudafrica, dall’altro. 

Tra il 1994 e il 2019, a più riprese e con picchi concentrati in determinati periodi, gli episodi di violenza nei confronti degli stranieri sono stati una costante che ha caratterizzato la società sudafricana, causando la morte di decine di persone, stranieri e non, e lo sfollamento di centinaia di individui.

Il contesto

I Paesi del continente africano sono notoriamente caratterizzati da alti livelli di povertà, dal punto di vista economico, ma anche educativo, infrastrutturale e dei servizi, a cui spesso si aggiungono guerre e conflitti. Secondo questi presupposti, i migranti africani si spostano da un Paese all’altro perché sono alla ricerca di maggiori opportunità lavorative, una migliore qualità della vita, una maggiore assistenza sanitaria o, ancora, un valido sistema di educazione. Non è un caso, quindi, che milioni di cittadini provenienti dai Paesi dell’Africa sub-sahariana e non solo si siano diretti verso il Sudafrica, in qualità di una delle economie più forti del continente. 

I cittadini stranieri che abitano in Sudafrica provengono prevalentemente dai vicini Malawi, Zimbabwe, Mozambico, Lesotho ed Eswatini (precedentemente conosciuto come Swaziland). Questi vivono per lo più nelle grandi città del Paese e occupano uno spazio all’interno delle periferie e delle township, i sobborghi urbani abitati quasi esclusivamente da cittadini neri costituiti durante il periodo dell’apartheid come luogo di segregazione razziale. 

Dal canto suo, il Sudafrica è un Paese che, nonostante sia uscito dal regime di segregazione e nonostante abbia visto una crescita economica importante negli ultimi decenni, fino a diventare la seconda economia africana preceduta solo dalla Nigeria, presenta tutt’oggi gravi problematiche di disuguaglianza sociale, disoccupazione, povertà e criminalità. In qualità di seconda economia del continente, il Sudafrica può vantare buone e diffuse infrastrutture e un sistema economico-finanziario e industriale ben sviluppato, elementi che attirano l’immigrazione straniera. L’altra faccia della medaglia, però, mostra come tale crescita economica sia indebolita da una diffusa corruzione, alti tassi di criminalità, bassi livelli di investimenti e mancanza di high skills.

Infine, secondo i dati della Banca Mondiale, nel 2014 il Sudafrica presentava il valore dell’indice di Gini più alto al mondo, corrispondente a 0,63. Questo valore, che può oscillare tra zero e uno, dove zero significa perfetta uguaglianza e uno significa perfetta uguaglianza, indica che il Paese ha un grave problema di disuguaglianza di reddito tra la fascia della popolazione più ricca, tendenzialmente i bianchi, e quella più povera. Il tasso di disoccupazione, nel 2019, raggiungeva il 29% e impattava quasi sette milioni di persone in età lavorativa.

 

Gli episodi violenti di xenofobia 

Da quanto detto, è facile comprendere come gli episodi di violenza nei confronti degli stranieri vengano causati e alimentati dalla fragilità economica e sociale che caratterizza una larga fetta della popolazione del Sudafrica. La presenza di cittadini stranieri alimenta la percezione che questi “rubino” il lavoro in qualità di lavoratori a basso costo, da un lato, e che favoriscano l’illegalità e la criminalità, dall’altro, soprattutto nelle township e nei maggiori agglomerati urbani del Paese. Diffusa è anche la retorica dello straniero proveniente da un contesto povero e che, una volta arricchitosi in Sudafrica, torna nella sua terra d’origine portandosi con sé le proprie ricchezze. 

Se già durante il periodo dell’apartheid le politiche migratorie nei confronti dei neri provenienti dagli altri Paesi africani erano sfavorevoli, l’exploit di fenomeni di xenofobia si registrò paradossalmente a seguito dell’apertura democratica del 1994. È in questo periodo che agli stereotipi negativi già citati vennero accostati nomignoli dispregiativi e denigratori, come ad esempio “Amakwerekwere”, che fa riferimento presumibilmente ai suoni della lingua parlata dai migranti mozambicani. La fine del regime di apartheid provocò una maggiore immigrazione in Sudafrica e, di conseguenza, una maggiore incidenza e visibilità degli stranieri nella società sudafricana. Gli immigrati che entravano nel Paese si stabilivano all’interno delle township e degli agglomerati urbani più poveri, aggravando quel senso di fragilità sociale che i locali già provavano al termine dell’apartheid. 

I primi attacchi causati da sentimenti di xenofobia si registrarono nella metà degli anni Novanta nei confronti di migranti provenienti dai vicini Malawi, Zimbabwe e Mozambico. Questi episodi di violenza si verificarono nelle township di grandi e popolose città quali Johannesburg e Pretoria. Tra queste, la township di Alexandra si è rivelata più volte protagonista di violenze nei confronti degli stranieri, non solo durante gli anni Novanta ma anche nei due decenni successivi. 

Nel 2008, infatti, quando la crisi economica divenne globale, si registrarono attacchi nei confronti dei negozi e delle attività commerciali di cittadini stranieri, accusati ancora una volta di rubare il lavoro ai locali e di aggravare una situazione economica già di per sé instabile. Anche in quell’occasione le violenze partirono dalla township di Alexandra provocando la morte di due persone e ferendone circa quaranta. Ma da Alexandra questi episodi di xenofobia si diffusero in modo capillare negli altri centri urbani del Paese causando, nel complesso, la morte di più di sessanta persone e centinaia di sfollati, per non contare gli esercizi commerciali che vennero saccheggiati o distrutti.  

Nel settembre 2019 accadimenti simili ebbero luogo nelle township di Pretoria e Johannesburg e furono rivolte, tra gli altri, anche a immigrati provenienti dalla Nigeria. Le violenze furono il culmine di una serie di proteste, continuate per tre giorni, in cui i manifestanti lamentavano gli alti livelli di disoccupazione e la diffusa povertà del Paese. Ancora una volta gli episodi di violenza si manifestarono saccheggiando e dando alle fiamme gli esercizi commerciali posseduti per lo più da stranieri, di nuovo accusati di rubare posti di lavoro e alimentare l’illegalità. Queste violenze hanno causato anche delle tensioni diplomatiche che sono sfociate nel boicottaggio, da parte di alcuni leader africani, dell’edizione africana del World Economic Forum che si è tenuto a Città del Capo nel settembre 2019.

 

Xenowatch: alcuni dati sulla xenofobia in Sudafrica

Sviluppato dall’African Centre for Migration & Society (ACMS) dell’Università di Witwatersrand a Johannesburg, Xenowatch è lo strumento attraverso il quale, sebbene non in maniera ancora esaustiva, vengono contati e monitorati gli episodi di violenza a carattere xenofobo in Sudafrica basandosi su fonti giornalistiche, ricerche e segnalazioni. 

Secondo quanto espresso dai report rilasciati da Xenowatch, tra il 1994 e il 2019 si sono verificati circa seicento scontri di carattere xenofobo che, in totale, hanno causato la morte di più di trecento persone e hanno visto l’assalto a più di duemiladuecento esercizi commerciali posseduti da stranieri. Il dato, si riserva di commentare lo stesso Xenowatch, è sottostimato in quanto è altamente probabile che ci siano stati numerosi ulteriori episodi di violenza di carattere xenofobo che però non sono stati registrati.

Ad essere più colpite sono le province di Gauteng e Western Cape, rispettivamente la zona più ricca e industrializzata del Paese, il cui territorio è occupato per lo più dalle aree urbane di Johannesburg e Pretoria e l’area di Città del Capo, e le aree urbane di Durban e Port Elizabeth.

 

Conclusioni

Questo fenomeno di xenofobia rappresenta una contraddizione per un Paese come il Sudafrica, in cui le stesse fasce della popolazione che hanno subìto l’apartheid per oltre quarant’anni adesso praticano forme di violenza e rappresaglie nei confronti di cittadini neri provenienti dagli altri Paesi africani. I problemi di tipo economico e sociale e le difficoltà delle popolazioni povere locali a trovare un proprio posto nella società sudafricana hanno portato ad adottare comportamenti tanto razzisti e violenti quanto immotivati nei confronti degli stranieri, usati come capri espiatori di una diffusa insoddisfazione nei confronti delle politiche del proprio Paese. Questa diffusa xenofobia, per concludere, rappresenta purtroppo un radicale scostamento dalla popolare retorica del pan-africanismo secondo il quale “united we stand, divided we fall”, in quanto causa una maggiore frammentazione dei popoli e una chiusura che, nel pratico, allontana i cittadini di un continente che sta cercando, al contrario, di avvicinarli. 

 

 

Fonti e approfondimenti

Alfieri, P., 2019. Sudafrica. Dall’Apartheid Alla Xenofobia: Il Sudafrica Riscopre Gli Spettri. [online] Avvenire.it.

BBC News. 2019. Are Attacks On Foreigners Rising In South Africa?. [online] 

Dahir, A., 2019. These Charts Show Migrants Aren’T South Africa’S Biggest Problem. [online] Quartz Africa

Gordon, S., 2019. In Sudafrica C’È Un Problema Di Xenofobia. [online] ISPI

Mlilo, S. and Misago, J., 2019. Xenophobic Violence In South Africa: 1994-2018 – An Overview Report. Xenowatch. 

Mlilo, S., 2019. Factsheet 1. Xenophobic violence incidents in SA – Jan-Sept. 2019. Xenowatch. 

Oni, E & Okunade, S., 2018. The Context of Xenophobia in Africa: Nigeria and South Africa in Comparison, in: “The Political Economy of Xenophobia in Africa”, pp.37-51

Toelgyes, C., 2019. Continua L’ondata Di Xenofobia In Sudafrica E La Nigeria Rimpatria 600 Concittadini – Africa Express: Notizie Dal Continente Dimenticato. [online] 

 

 

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