Lo sciopero di Hollywood: appunti sulla regolamentazione statunitense

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Il mondo dello spettacolo è in tumulto, con uno sciopero senza precedenti che ha colpito l’industria cinematografica e televisiva di Hollywood. Lo sciopero, iniziato lo scorso 2 maggio, è stato indetto da circa 11.000 sceneggiatori cinematografici e televisivi affiliati alla Writers Guild of America (WGA), a cui si sono uniti, il 14 luglio, circa 65.000 membri della Screen Actors Guild-American Federation of Television and Radio Artists (SAG-AFTRA).

Questo evento sta segnando un capitolo epocale nella storia di Hollywood, considerato che l’ultimo sciopero degli sceneggiatori, risalente al 2007, si protrasse per soli cento giorni prima di concludersi. L’attuale sciopero, invece, è di grande risonanza sia per la sua durata eccezionale, sono passati ormai cinque mesi dal suo inizio, sia per l’unità tra sceneggiatori e attori, un fatto non verificatosi dal 1960.

Le cause dello sciopero

Come si è detto, il carattere eccezionale dello sciopero si evince già da coloro che vi hanno aderito. È inusuale, infatti, che sceneggiatori e attori si riuniscano in una lotta comune, ma in questo caso, le cause sono molteplici. 

Tra esse, figura al primo posto l’impatto dei servizi di streaming, soprattutto dei giganti Netflix, Amazon e Disney, ma non solo, sulle retribuzioni spettanti ad attori e sceneggiatori di serie tv e film. Infatti, in passato questi venivano remunerati attraverso i cosiddetti residuals che, come spiega l’Agenzia Ap, si configurano come pagamenti a lungo-termine spettanti a sceneggiatori e attori per repliche o altre trasmissioni successive al rilascio iniziale. Questo meccanismo vige ancora oggi con i servizi di streaming, ma con un abbassamento esponenziale dei compensi di attori e sceneggiatori. Per tale ragione, dal 2 maggio i sindacati chiedono una revisione delle modalità di calcolo delle retribuzioni per adattarle alla nuova tecnologia di distribuzione. 

Le ragioni dello sciopero, tuttavia, non si limitano a questo aspetto. Centrali sono anche le richieste di aumento del salario minimo, di contributi pensionistici e di una migliore copertura assicurativa, questioni promosse soprattutto da SAG-AFTRA.

Inoltre, fondamentale è anche la richiesta di tutela contro l’uso dell’intelligenza artificiale, conseguente alla proposta, promossa dall’Alliance of Motion Picture and Television Producers (AMPTP), di utilizzare questa tecnologia per scannerizzare gli attori e memorizzarne l’immagine, retribuendoli una sola volta. Inevitabilmente, questa proposta ha suscitato una serie di preoccupazioni, sia in merito alla tutela della privacy sia con riguardo alla protezione dei diritti degli attori. 

La regolamentazione statunitense in materia di diritto allo sciopero

Le cause, dunque, sono varie e complesse e vedono l’impegno di un notevole numero di partecipanti allo sciopero. Ma come è regolamentato questo diritto negli USA?

Negli Stati Uniti lo sciopero non è regolamentato dalla Costituzione, come avviene ad esempio nel caso italiano. È disciplinato, invece, da tre principali leggi che si sono susseguite dal 1935 a oggi: il  National Labor Relations Act (NLRA), il Taft-Hartley Act e, infine, il Landrum-Griffin Act.

L’NLRA, anche noto come Wagner Act, fu approvato nel luglio 1935 a seguito di una grande ondata di scioperi che si verificò negli anni Trenta, che condusse a violenti scontri tra lavoratori che cercavano di formare sindacati, da un lato, e polizia e forze di sicurezza private che difendevano gli interessi di datori di lavoro anti-sindacali, dall’altro. L’NRLA, dunque, fu introdotto al fine di garantire ai lavoratori dipendenti «il diritto di auto-organizzazione, di formare, aderire o assistere le organizzazioni del lavoro, di contrattare collettivamente attraverso i rappresentanti di loro scelta, e di impegnarsi in attività concertate ai fini della contrattazione collettiva o di altro mutuo aiuto e protezione». La legge ha poi assunto legittimità costituzionale nel 1937, grazie alla sentenza della Corte Suprema in National Labor Relations Board v. Jones & Laughlin Steel Corp.

In seguito, i dettati dell’NLRA sono stati espansi con l’entrata in vigore del Taft-Hartley Act del 1947, meglio noto come Labor-Management Relations Act. La legge fu proposta dal senatore Robert Taft che, a quattro mani con il deputato Fred A. Hartley Jr, scrisse le modifiche da apportare all’NRLA, che riteneva concedesse spropositato potere ai sindacati. Tra le più importanti modifiche apportate dalla nuova legge, esemplificativa fu l’eliminazione del cosiddetto «closed shop», vale a dire l’obbligo per i lavoratori, imposto dalla precedente legge, di diventare membri del sindacato per poter lavorare in un’azienda. Fu altresì consentito ai datori di lavoro di impiegare lavoratori temporanei al fine di sostituire gli scioperanti con personale esterno. Infine, furono introdotti requisiti di pubblicità per le elezioni dei sindacati, ai quali fu imposto anche l’obbligo di presentare relazioni finanziarie regolari. 

Nel 1959, infine, a seguito di un esame portato avanti dal Congresso nei confronti del movimento operaio per corruzione, fu introdotta un’ultima legge, nota come Landrum-Griffin Act, ma anche come Labor-Management Reporting and Disclosure Act, con la quale venivano introdotte ulteriori novità rispetto alle due norme precedenti. Con la nuova legge, infatti, furono imposti maggiori requisiti di trasparenza e responsabilità per le organizzazioni sindacali, tra cui l’obbligo, per queste ultime, di fornire informazioni dettagliate sui loro bilanci, sulle elezioni dei dirigenti e sulle attività politiche e di lobbying. Inoltre, furono concessi nuovi diritti ai lavoratori, tra cui il diritto di esaminare i bilanci del sindacato e il diritto di votare su questioni fondamentali, tra cui, appunto, lo sciopero.  

Ai fini di un’analisi esaustiva è importante sottolineare che negli Stati Uniti vige il principio dello stare decisis, il quale si basa sull’autorità dei precedenti giuridici e sull’impegno che una decisione giudiziaria rappresenta per le future sentenze in ambito simile. Ciò implica che, oltre alle leggi precedentemente discusse, il diritto allo sciopero negli Stati Uniti si sviluppa anche attraverso le decisioni giuridiche relative a questa tematica, contribuendo a creare un quadro complesso e variegato riguardo a questo diritto.

A che punto siamo?

L’analisi della regolamentazione statunitense ci ha permesso di comprendere la legittimità dello sciopero in atto che, dal 2 maggio a oggi, ha comportato tentativi di negoziato svariati, ma fallimentari.

Dalla situazione attuale, oltre a un elevatissimo danno economico, ne è derivato altresì il rinvio della cerimonia degli Emmy al prossimo gennaio e, in tal senso, più a lungo proseguirà lo sciopero, più sarà messa a repentaglio l’intera stagione televisiva 2023-2024. Per questo motivo iniziano a vedersi timidi segnali di distensione tra la WGA e l’AMPTP, come dimostrato dall’incontro avvenuto il 20 settembre, a cui hanno partecipato anche i CEO di importanti aziende dell’industria dell’intrattenimento, tra cui Bob Iger di Disney, Ted Sarandos di Netflix, Donna Langley di NBC Universal e David Zaslav della Warner Bros Discovery. 

La partita, tuttavia, rimane aperta e continuerà finché le richieste della WGA non saranno prese con serietà in considerazione.

 

 

Fonti e approfondimenti

Dalton, Andrew, “What Residuals are – and why Hollywood actors and writers are striking over them”, Associated Press, 19/07/2023.

National Archives. 2021. “National Labor Relations Act (1935).”

Nation Labor relations Board. “1947 Taft-Hartley Substantive Provisions”. 

Nation Labor relations Board. “1959 Landrum-Griffin Act.

Porreca, Bruno. 1961. “Il diritto di sciopero e la politica del lavoro negli Stati Uniti d’America”. Il Foro Italiano. 84(4): pp. 73-88. 

La Repubblica. 2023. “Hollywood, i primi 100 giorni dello sciopero di sceneggiatori e attori. E la soluzione sembra ancora lontana”.

RaiNews. 2023. “Segnali di disgelo a Hollywood nello sciopero degli sceneggiatori in protesta da 143 giorni”.

Tebano, Elena, “Perché lo sciopero di attori e sceneggiatori a Hollywood è importante (e cosa c’entra lo streaming), Corriere della Sera, 2/09/2023.

Ugolini, Chiara, Hollywood, tra uragani e trattative in salita prosegue lo sciopero di attori e autori”, La Repubblica, 19/08/2023.

 

Editing a cura di Niki Figus

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