L’allargamento dei BRICS: una nuova strada per l’ordine mondiale?

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Cyril Ramaphosa, presidente della Repubblica del Sudafrica, ha annunciato che i BRICS avranno altri sei membri effettivi dal prossimo 1° gennaio: Argentina, Egitto, Etiopia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Iran. Lo ha fatto a margine dell’ultima conferenza del gruppo, tenutasi dal 22 al 24 agosto proprio in Sudafrica, a Johannesburg. 

Questa fase di ampliamento (alla quale, verosimilmente, ne seguiranno altre negli anni futuri) assume una grande valenza storica: difatti, non solo rappresenta il primo ampliamento del gruppo dall’ingresso del Sudafrica nel 2010, ma sembrerebbe anche che i membri originari abbiano intrapreso la giusta strada per la costituzione di una valida alternativa all’ordine liberale internazionale dominato dall’Occidente.

Non solo economie in crescita: il peso politico dell’allargamento

L’acronimo “BRICS” è stato coniato nel 2001 dall’economista della Goldman Sachs Jim O’Neill per descrivere le economie in rapida crescita che avrebbero dominato collettivamente l’economia globale entro il 2050, ovvero Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica; questi Paesi si propongono di costruire un sistema commerciale globale attraverso accordi bilaterali che non siano basati sul dollaro. Fra gli obiettivi dei BRICS vi è infatti la de-dollarizzazione del mercato finanziario globale. 

I leader di questi Paesi cominciarono a riunirsi, dunque, con motivazioni prettamente economiche: sulla scia della crisi finanziaria internazionale partita inizialmente negli Stati Uniti, il formato BRICS nasce con lo scopo di rappresentare un’alternativa all’ordine liberale internazionale dominato dall’Occidente. Va detto tuttavia che, nonostante le promesse di revisione del sistema internazionale, i risultati effettivi sono stati molto modesti, in buona parte per l’assenza di una reale agenda comune dei cinque componenti.

L’ultimo vertice di Johannesburg e la guerra in Ucraina rappresentano un appuntamento di valore storico perché momento di passaggio da una coscienza puramente economica ad una presa di posizione politica del Global South. Si è trattata di un’occasione per dare forma politica e istituzionale a un’esigenza presente da tempo e che è fondata nella crescita del peso economico del Sud del Mondo rapportato a quello del G7. Questa presa di coscienza, tuttavia, rappresenta solo un piccolo passo, parte di un lunghissimo processo che i paesi del Global South dovranno gestire con cautela.

BRICS e Medio Oriente: perché l’ingresso dei Paesi arabi?

Le monarchie del Golfo rivestono un ruolo di prim’ordine in quest’analisi e rappresentano la risposta alla domanda: perché l’ingresso dei Paesi arabi? L’ingresso nei BRICS per questi Paesi significa un distaccamento significativo dai loro alleati a stelle e strisce, da sempre molto dipendenti soprattutto in termini di sicurezza. 

Ciò si è soprattutto manifestato nelle recenti normalizzazioni con l’Iran, così come la reintegrazione della Siria nella Lega Araba e l’intenzione di Riyadh di porre fine alla sua dipendenza dal petrolio – un settore in cui la monarchia del Golfo collabora sia con gli Stati Uniti che con la Cina – attraverso l’istituzione di progetti per diversificare la propria economia. L’adesione dell’Arabia Saudita rappresenta un vantaggio significativo per i BRICS, dato che Riyadh, secondo quanto affermano i dati della Banca Mondiale, ha un PIL che supera gli 800 miliardi di dollari, rendendola la più grande economia del Medio Oriente.

Altro ingresso di grande importanza è sicuramente quello della Repubblica Islamica dell’Iran, che ha immediatamente sottolineato come entrare a far parte dei BRICS rappresenti “uno sviluppo storico e un successo strategico per la politica estera” per il Paese. L’ingresso nei BRICS è soltanto l’ultima tappa del cambio di marcia nelle relazioni estere di Teheran: difatti, negli ultimi anni, l’Iran si è rivolto a organizzazioni senza membri occidentali, con l’obiettivo di rompere il suo isolamento e rivitalizzare un’economia indebolita dalle sanzioni; non solo i BRICS, quindi, dato che Teheran è entrata precedentemente a far parte della SCO, un’entità regionale fondata nel 2001 che ha tra i membri fondatori Cina e Russia. 

Il trait d’union che lega i Paesi mediorientali che hanno aderito o aderiranno alla BRICS è il tentativo di sfruttare la breccia lasciata aperta dalla guerra tra Russia ed Ucraina per emanciparsi dai propri alleati storici e affermarsi come attori a pieno titolo in un sistema internazionale in rapida evoluzione. 

Il nuovo multipolarismo: una questione in sospeso

L’adesione di questi Paesi al formato BRICS lascia alcuni punti di domanda ai quali una risposta sarà data con il tempo. Da un lato, si può affermare senz’ombra di dubbio che il mito dell’ “Occidente padrone” continua a crollare inesorabilmente, perdendo quell’enorme valore che questa parte del globo ha sempre cercato di curare e preservare; i cosiddetti “non bianchi”, dall’altro canto, cercano in modo sempre più convincente un’alternativa alle grandi istituzioni internazionali, confermando in un certo qual modo le teorie a favore di un mondo multipolare.

La posizione dei Paesi arabi sfida l’idea degli schieramenti bianco e nero, il modello “con noi o contro noi”, dato che si va sempre di più verso la strada delle trattative con più parti contemporaneamente, senza che ci sia nessun momento di imbarazzo. Ovviamente, se a fare ciò non è un Paese relativamente piccolo come l’Oman, ma l’Araba Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, l’impatto cambierà sicuramente dato il loro valore all’interno dello scacchiere internazionale.

 

Fonti e approfondimenti

Emanuele Rossi, “Così l’Africa guarda ai Brics”, formiche.net, 26/08/2023.

Emanuele Rossi, “I Brics si allargano e pensano a riforme globali”, formiche.net, 25/07/2023.

Filippo Fasulo, “I BRICS si prendono il Global South”, ISPI, 24/08/2023.

Francesco Grillo, “L’analisi/ I paesi Brics e la spinta per il nuovo ordine mondiale, Il Messaggero, 05/09/2023.

Ishak Benhizia,Pourquoi les pays arabes veulent rejoindre les BRICS”, Middle East Eye, 21/08/2023.

Middle East Eye, “Sommet des BRICS : six nouveaux adhérents, mais l’Algérie repart bredouille”, 24/08/2023.

 

Editing a cura di Elena Noventa

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