BRICS, chi sono e perché sono importanti

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Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

Era il 2001 quando l’economista britannico Jim O’Neill utilizzò per la prima volta il termine “BRIC”, per indicare l’insieme dei quattro più importanti Paesi emergenti, ovvero Brasile, Russia, India e Cina. Agli originari membri del gruppo BRIC, si sono uniti nel tempo altri Stati, a partire dal Sudafrica. Proprio per questa ragione, l’acronimo spesso utilizzato per riferirsi a essi oggi è BRICS

Il significato dei BRICS

Quando O’Neill coniò l’espressione, egli era convinto che le economie di questi Paesi sarebbero andate incontro a una crescita con alcune analogie. Questo avrebbe portato a una ristrutturazione del potere globale. Un potere sempre meno dipendente dagli Stati occidentali, costretti a fare i conti con lo sviluppo economico di nuovi attori. 

Il processo di progressiva industrializzazione e la densa presenza di risorse di valore strategico, senza dimenticare la numerosa popolazione, sarebbero stati i cardini di questa ascesa sulla scacchiera globale. Tuttavia, il concetto non è mai stato esente da critiche. 

Guardando al percorso storico dei diversi Paesi, infatti, risulta difficile comprendere nella stessa cornice situazioni assai diverse tra loro. La Russia costituisce un esempio paradigmatico. Se sul fronte geopolitico, il Cremlino anche dopo il crollo del muro ha rivestito un ruolo di primo piano sulla scena internazionale, la sua economia ha un peso sicuramente più ridotto

Un discorso a parte è anche quello della Repubblica Popolare Cinese. Al 13° posto tra le economie più forti all’alba del suo ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio, dieci anni più tardi il suo PIL si è posizionato subito dietro agli Stati Uniti. Dove rimane tuttora. 

Sviluppo e contraddizioni dei BRICS

Sebbene quello dei Paesi BRICS sia generalmente descritto come un rigido blocco contrapposto all’Occidente, in realtà posizioni e rapporti all’interno e all’esterno del gruppo non sono così omogenei. 

Questo vale ancor più a seguito dell’ingresso di Iran, Emirati Arabi Uniti, Egitto ed Etiopia, avvenuto ufficialmente quest’anno, e dell’Arabia Saudita, in programma. Tra questi, figurano sia Paesi alleati degli Stati occidentali sia loro acerrimi nemici. Al punto che si è levata ben più di una voce critica sull’ipotesi che il gruppo in futuro riesca a mantenere una linea comune. Un esito tutt’altro che scontato, alla luce delle poche iniziative intraprese dal primo vertice tenutosi tra i leader dei quattro Paesi fondatori, nel 2009 in Russia. 

Senza dubbio la più importante di queste è stata la creazione di un istituto bancario, con l’esplicito obiettivo di finanziare infrastrutture e progetti di sviluppo in tutto il Sud globale. Fondata nel 2014, la New Development Bank (Nuova Banca di Sviluppo) avrebbe dovuto rappresentare un’alternativa credibile al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca mondiale. Le istituzioni sono da sempre nel mirino, in quanto accusate di rispondere agli interessi di Washington.

Eppure, a dieci anni dalla sua messa a regime, l’istituto occupa una posizione molto meno rilevante ed è già stato al centro di diverse polemiche. In particolare, per quanto riguarda la trasparenza delle sue procedure, oltre alla sostenibilità sociale e ambientale di alcuni progetti finanziati. 

Fonti e approfondimenti 

Millar, P. “How the BRICS nations failed to rebuild the global financial order”, France24, 24 agosto 2023

Panzone, A. “L’allargamento dei BRICS: una nuova strada per l’ordine mondiale?”, Lo Spiegone, 5 novembre 2023

Shan, L. Y., “BRICS nations to see highest surge in millionaire count over the next decade — exceed the rise in G7 countries”, CNBC, 14 febbraio 2024

Trivedy, A., Khatun, M. Importance of BRICS as a regional politics and policies. GeoJournal 88, 5205–5220 (2023)