Guida pratica al caos libico

Immagine generata con supporto AI © Lo Spiegone CC BY-NC

La Libia dal 2011 con l’inizio della rivoluzione contro Gheddafi si è trasformata in un terribile caos a causa di fattori interni ed esterni. In questo momento in Libia troviamo due governi, due parlamenti, 140 tribù in lotta e 230 milizie che si combattono regolarmente ogni giorno.

L’istituzione fondamentale in Libia è proprio la tribù: con questo termine indichiamo un’unità sociale caratterizzata da un certo grado di omogeneità culturale, derivata ad esempio dalla lingua comune, oppure dal riconoscimento di un unico leader. Gheddafi ha sempre cercato, dalla sua presa del potere nel 1969, di costruire la società libica sulla tribù, temeva che la costruzione di una società civile che scardinasse il sistema tribale potesse portare ad una rivolta. In questo modo invece era possibile controllare tutta la popolazione controllando i capi tribù, usando il bastone (la repressione) e la carota (potere o denaro, proveniente dalle royalties del petrolio).

Ma adesso la situazione qual è? Per capire la Libia di oggi dobbiamo leggere la sua carta geografica. Il suolo libico è per la maggior parte desertico e infatti gran parte delle grandi città sono sulla costa. Si può dividere il paese in tre grandi regioni: Cirenaica, Fezzan e Tripolitania.

La Cirenaica è la regione orientale, dove troviamo le città di Bengasi e di Tobruk, la più ricca di petrolio e la più vicina all’Egitto, che esercita su di esso una forte influenza. Storicamente questa zona è sempre stata più vicina al mondo anglosassone, mentre la Tripolitania è sempre stata più italiana.

Il Fezzan è invece la regione centro-meridionale, prevalentemente desertica, è importante perché si trova alla frontiera con il Niger e il Chad da cui passa la rotta di migranti e contrabbando. Vicino a questa regione c’è la Striscia di Aouzou, una regione al confine tra Libia e Chad, dove si concentra gran parte del traffico di esseri umani e di armi.

La Tripolitania invece è la regione di Tripoli con molte città densamente popolate come Misurata, Sirte, Msallata. La zona è molto meno ricca di petrolio rispetto ad altre parti del paese, ma resta il centro rispettato e il luogo delle ambasciate anche se molte sono state chiuse.


Dopo la morte di Gheddafi e la fine della guerra civile, il paese è diventato una bomba pronta ad esplodere.
Le milizie (che sono legate a particolari delle tribù) sono diventate padrone del paese e hanno incominciato a influenzare la politica libica. Sono tre i grandi protagonisti del panorama politico Libico.

Gli Anti-Islamisti: sono rappresentati da un governo formato a Tobruk con l’appoggio di tutte le forze che si sono definite anti-islamiste, ma che non sono localizzate solo a Est. Le milizie che appoggiano questo governo sono: gli eserciti di Al-Zitan, una città a poche centinaia di chilometri da Tripoli, e soprattutto il Libia National Army guidato da Khalifa Al Haftar, stanziato a Tobruk e in tutta la Libia orientale. Al Haftar è un personaggio centrale della Libia attuale: un ex generale dell’esercito di Gheddafi che aveva guidato la ribellione contro il Colonnello prima della caduta e che poi era scappato in Tennesse. La fazione laica ha vinto le elezioni del 25 giugno 2015 e controlla il parlamento di Tobruk, che è riconosciuto dalla comunità estera e ha l’appoggio diplomatico e militare dell’Egitto di Al Sisi. Khalifa Al Haftar due mesi dopo ha lanciato l’operazione Dignità, in cui ha colpito in modo duro e continuo, con le armi occidentali, i gruppi islamici sia che siano moderati sia che siano radicali. Le maggior parti delle tribù che combattono in queste milizie sono legate alla Cirenaica, o comunque sono contrapposte alle tribù della Tripolitania. Gheddafi ha sempre represso le tribù della  Cirenaica appoggiando le tribù della Tripolitania per bilanciare il naturale sbilanciamento di forze tra le due regioni.

Gli Islamisti: Questa fazione detiene il controllo del governo che si è insediato a Tripoli dopo le elezioni del 25 giugno 2015. Il nome dell’alleanza che tiene unite questi gruppi e milizie è denominata Fajr Libia, che significa “Alba Libica”, legata ai Fratelli Musulmani. Infatti, quando le milizie islamiche compresero di aver perso le elezioni, iniziò lo scontro a Tripoli, che portò alla distruzione dell’aeroporto internazionale e alla conquista della città da parte delle milizie islamiche. Le milizie però sono in continuo scontro e infatti all’ interno di questa alleanza troviamo milizie moderate, come quelle di Misurata e come quelle di Tripoli, ma anche gruppi affiliati ad Al-Nusra legati ad Al Quaeda. Gli Islamisti fanno grande affidamento sui vecchi arsenali di Gheddafi e godono dei fondi che possono essere trovati grazie al controllo di Tripoli; infatti dalla capitale si controlla la Banca Centrale Libica e i conti dell’ex governo Gheddafi.

ISIS: ISIS è solo uno degli attori della regione e la sua forza maggiore è legata alla città di Sirte dove si dice abbiano 5000 uomini. Ma perché il califfato è attrattivo per i libici? La risposta è facile: per il denaro. La maggior parte dei combattenti sono centroafricani e scelgono di combattere per soldi e per sopravvivere. Molte milizie si sono legate a ISIS per condividere i soldi che arrivano dal Califfato siriano, ma allo stesso tempo sono accerchiate e si scontrano sia con Tobruk sia con Tripoli, in particolare nelle città di Misurata e di Bengasi.

La Libia è insomma spaccata in varie parti e, con due governi totalmente distanti tra di loro, sarà sempre più difficile ricomporre il paese. Lo scontro infatti è ad ogni livello: economico, tribale e politico e questo rende la Libia uno stato in rotta verso il fallimento.

Fonti e approfondimenti:

Vox, Amanda Sakuma, A power struggle over Tripoli threatens to push Libya further into chaos

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