La violenza delle gang in America Centrale ha raggiunto un livello tale da minacciare l’integrità di alcuni stati come l’Honduras ed El Salvador, che non sono stati capaci di combattere efficacemente il fenomeno. Le maras (così sono chiamate le bande in Centroamerica) sono molto diverse dalle più famose gang messicane: non sono tenute insieme dagli affari ma dal senso di comunità, hanno una mentalità mafiosa ed usano un livello di violenza assolutamente maggiore di qualsiasi altro gruppo criminale.
Una gang è un gruppo basato su un’identità comune, con una struttura gerarchica interna e un territorio di riferimento; i membri hanno un’età media molto bassa e il corpo coperto dai tatuaggi dei simboli della propria mara. Sono gruppi che si sostentano con attività criminali come narcotraffico, omicidi, estorsioni, riciclaggio e tratta umana. Proprio la lotta per il territorio e per il controllo delle attività criminali porta spesso ad attriti e faide tra le maras, che si risolvono in una spirale di omicidi e vendette. Le maggiori gang centroamericane sono due: la Mara Salvatrucha (MS-13) e la 18th Street Gang (Barrio 18), entrambe nate, curiosamente, in California ma rivali ormai da anni.
Il Barrio 18 e nota anche come 18th Steet Gang per il nome della via dove iniziò le sua attività a Los Angeles, conta oltre 50.000 affiliati di diverse nazionalità, anche se per la stragrande maggioranza ispanici. L’attività principale della gang è il narcotraffico, attività che le ha permesso di stringere stretti legami con la mafia messicana, ed ha una reputazione sinistra per la prassi di reclutare i suoi membri già nelle scuole medie, tentandoli con la promessa di rispetto e denaro oltre che con il senso d’identità.
La MS-13 condivide con il Barrio 18 un simile numero di affiliati e tipo di attività criminali, ma ha alleati molto diversi nella galassia della criminalità organizzata transnazionale. La Mara Salvatrucha è in affari con la Yakuza (la mafia giapponese) e i potenti cartelli messicani di Sinaloa, del Golfo e dei Los Zetas. Grazie a queste alleanze alle attività di narcotraffico ed estorsione ha affiancato il traffico di esseri umani, soprattutto di cittadini dell’America Centrale diretti clandestinamente negli Stati Uniti.
Nei tre paesi con la maggior presenza dei due gruppi: El Salvador, Honduras e Guatemala si stima risiedano circa 30.000 affiliati della MS-13 e 24.000 del Barrio 18. La presenza di queste gang e la violenza che impiegano nelle loro attività (compresa la loro sanguiosa faida) ha portato le percentuali di omicidio in questi paesi e in quelli confinanti ai livelli maggiori a livello globale. La faida tra i due gruppi non ha un fondamento razionale, nasce da alcuni scontri per il controllo del territorio di Los Angeles ma oggi è diffusa in tutto il mondo. Individui appartenenti alle due gang si odiano e si uccidono a vicenda anche se non hanno mai avuto a che fare gli uni con gli altri, semplicemente perchè la rivalità tra i gruppi è entrata nella mentalità delle gang che viene insegnata ai nuovi membri.
Come abbiamo detto la storia delle maras inizia a Los Angeles e San Francisco, ma affonda le sue radici nella guerra civile combattuta in El Salvador tra il 1979 ed il 1992. Nella guerra si fronteggiavano le forze governative del Paese, supportate dagli Stati Uniti, e il Fronte di Liberazione Nazionale Farabundo Martì (FMLN) composto da guerriglieri marxisti. Il livello di violenza della guerra divenne subito insostenibile per la popolazione civile, flagellata da entrambi i gruppi. Razzie degli squadroni della morte, sparizioni, rapimenti per reclutare bambini soldato e altre violazioni spinsero 500.000 salvadoregni a fuggire dal Paese, molti dei quali arrivarono, legalmente o meno, in California.
Molti di questi immigrati furono sedotti dalla “cultura” delle gang messicane che già esisteva nelle grandi città dello Stato, ma furono discriminati in quanto salvadoregni, cosa che li spinse a fondare le proprie organizzazioni, concepite in un primo momento anche come protettrici della comunità nazionale. Nascono così la MS-13 ed il Barrio 18, che si distinguono immediatamente per la maggiore efferaezza rispetto le “normali” gang ispaniche della città. Negli Stati Uniti, tuttavia, il fenomeno viene tenuto abilmente sotto controllo dalla Polizia e dai Servizi, già allora esperti nella lotta al crimine organizzato e dotati di apposite task-force in tutta l’area.
La situazione cambia radicalmente nel 1996 con l’Illegal Immigrant Reform and Immigrant Responsability Act legge che prevedeva il rimpatrio degli immigrati clandestini nei paesi d’origine, soprattutto i pregiudicati. Un numero enorme di mareros si trova deportato in El Salvador nel giro di pochi mesi, portando inevitabilmente con sè l’organizzazione e la mentalità delle gang. In El Salvador le maras trovano terreno fertile: polizia e intelligence inefficaci, substrato criminale legato al narcotraffico e una parte popolazione troppo povera e poco istruita per resistere al fascino della vita da gangster.
Circa il 70% della prima generazione di mareros viene direttamente dalla California, ma le organizzazioni crescono in fretta, tanto che oggi sono veri “Stati nello Stato” in El Salvador, Honduras e in maniera minore in Guatemala. Le aree urbane di questi paesi sono divise dai confini invisibili del territorio delle due gang e il livello di violenza delle gang aumenta costantemente, alimentato dall’escalation dello scontro tra i due gruppi per il controllo del terriorio e delle attività criminali. Al pari della violenza crminale cresce la forza della repressione, tanto che in El Salvador torna addirittura in attività la Sombra Negra, uno squadrone della morte (filogovernativo seppur illegale) oggi impegnato nell’eliminazione fisica dei gangster più in vista, nonostante si fosse sciolto alla fine della guerra civile.
Inizia un nuovo flusso migratorio, composto di persone che fuggono dalle aree in cui la violenza legata alle gang è insostenibile. Spesso le famiglie che fuggono costringono i propi cari affiliati alle maras a seguirli, per evitare loro il carcere o di essere uccisi dai rivali, offrendo loro la possibilità di iniziare una nuova vita altrove. Non tutti però abbandonano la vita del marero e questo ha portato alla costituzione di mini-cellule della MS-13 e del Barrio 18 negli Stati Uniti, in Canada, in Spagna e in Lombardia, le principai mete della nuova diaspora centroamericana.
Ultimamente si è iniziato a parlare del fenomeno delle maras a Milano, anche se con un allarmismo eccessivo, visti i numeri esigui e la tempestiva risposta della Polizia.
Per uno sguardo più ravvicinato vi rimandiamo al reportage di Roberto Valencia pubblicato su Internazionale. Mentre per vedere da dentro la vita nella mara in El Salvador consigliamo lo sbalorditivo documentario “La vida Loca” di Christian Poveda. L’autore visse un anno e mezzo a contatto con una cellula del Barrio 18, la campanera X-18 clique, ma forse rivelò qualcosa di scomodo per loro o per qualche rivale, tanto che venne ucciso l’anno seguante a Tonacatepeque, in El Salvador.