Con le elezioni del 26 settembre si chiude, dopo 16 anni, l’era Merkel. Dunque, non stupisce il fatto che negli ultimi mesi la politica tedesca si sia contraddistinta per una incertezza non propriamente germanica. La scelta del candidato della CDU è stata molto dibattuta agli inizi del 2021 ed è ricaduta, a seguito del voto del congresso del partito, su Armin Laschet. Tuttavia l’eredità della Merkel è difficile da raccogliere e il suo successore non ha riscosso un successo ampio e condiviso né nell’elettorato, né all’interno della dirigenza del partito. Basti pensare allo scontro prima con Friedrich Merz, collega di partito e suo concorrente per la leadership, e poi con il governatore bavarese della CSU, Markus Söder, che solo di recente sembra essersi completamente placato. Per di più durante l’estate Laschet è stato bersaglio di aspri commenti. A seguito delle alluvioni che hanno colpito il Nord Ovest della Germania nel mese di luglio, il candidato conservatore è stato ripreso mentre rideva durante il discorso di cordoglio del presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier. In risposta ai commenti indignati di molti elettori, Laschet si è scusato su Twitter. Poche settimane dopo, all’indomani degli avvenimenti in Afghanistan, l’ex eurodeputato ha affermato «2015 darf sich nicht wiederholen» (non si deve ripetere il 2015), alludendo alla decisione della Merkel di accogliere in quell’anno circa 1,1 milioni di rifugiati. Queste parole, seppur criticate dai più moderati poiché hanno messo in luce un indirizzo politico molto conservatore, sono state apprezzate da tanti cittadini tedeschi timorosi di una nuova ondata di flussi migratori. Accanto a Laschet e alla CDU, si affacciano sul panorama politico altri due partiti e altri due leader da cui potrà dipendere il futuro della Germania e, di riflesso, dell’intera Europa: la SPD con Olaf Scholz e i Verdi con Annalena Baerbock.
I Verdi di Annalena Baerbock
Nei mesi di campagna elettorale in vista del 26 settembre, c’è stato un momento in cui il partito dei Verdi è emerso come un serio candidato alla conquista della Cancelleria. Gli ultimi mesi, caratterizzati dalle gaffe della loro candidata Baerbock e dall’ascesa dei Socialdemocratici, hanno dimostrato però le debolezze dei Grünen, ormai lontani dal sogno di poter diventare il primo partito tedesco. I Verdi ancora possono, però, giocare ancora un ruolo decisivo per la formazione del governo.
A maggio 2021, la maggior parte dei sondaggi tedeschi dava i Verdi come primo partito. Uno dei punti a loro favore sembrava la capacità di rappresentare un’alternativa, nuova e moderna, ai democratici cristiani e ai Socialdemocratici, partiti tradizionali che rappresentano appieno l’establishment politico tedesco.
Nonostante possa sembrare una novità, la crescita nei sondaggi dei Verdi non deve essere considerata una sorpresa. È già da diversi anni, infatti, che i Grünen ottengono risultati entusiasmanti a livello locale ed europeo: alle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo del 2019 avevano ottenuto più del 20% dei voti, quasi il doppio rispetto alla precedente tornata.
Alla base dell’affermazione elettorale dei Verdi troviamo, inevitabilmente, la crescita dell’attenzione nei confronti di un tema a loro caro fin dalle origini: l’ambiente. Di anno in anno i tedeschi, infatti, si sono dimostrati sempre più sensibili alle tematiche ambientali e sempre più preoccupati per il futuro del pianeta. I Verdi hanno approfittato di questo nuovo interesse per rilanciare i loro obiettivi più ambiziosi e, soprattutto, per condannare le ‒ mancate ‒ politiche adottate dai partiti di governo negli ultimi anni.
Per questi motivi, il principale obiettivo previsto nel loro manifesto per il voto del 26 settembre è quello di ridurre del 70% le emissioni di CO2 entro il 2030, traguardo molto più ambizioso del 55% attualmente previsto dal governo CDU/CSU e SPD.
Un altro aspetto che almeno inizialmente era sembrato un punto a favore dei Verdi è la scelta della candidata alla Cancelleria, ricaduta su Annalena Baerbock. Attivista dei Verdi fin dalla giovane età e con una carriera politica breve ma intensa alle spalle, Baerbock era stata vista come il volto nuovo della politica tedesca, che avrebbe potuto spiccare nel confronto con gli altri due spitzenkandidaten Scholtz e Laschet.
Ma la vittoria di Baerbock sul co-presidente del partito, Albert Habeck, come candidata alla Cancelleria ha, però, coinciso con l’inizio della frenata dei Verdi nei sondaggi. Baerbock, infatti, è stata aspramente criticata per la sua poca esperienza politica e successivamente accusata di aver gonfiato il proprio curriculum e plagiato parti del proprio libro.
La responsabilità del crollo dei consensi nei sondaggi non è comunque attribuibile esclusivamente alla condotta di Baerbock e, sotto un certo punto di vista, neanche alla condotta dei Verdi. Nonostante lo stesso partito non abbia saputo approfittare di situazioni ‒ anche se drammatiche ‒ a loro politicamente favorevoli, come le alluvioni dello scorso luglio, il boom dei Grünen nei sondaggi è stato anche causa della mancata, o ritardata, organizzazione delle forze politiche avversarie. La successiva ascesa della SPD ne è l’esempio più cristallino.
La rimonta di Scholz
Erano anni che la SPD non si allontanava dal 15-16% dei consensi nei sondaggi, ma nelle ultime settimane ha toccato il 24-25% raggiungendo, e secondo alcuni superando, il partito di Merkel per il quale tale percentuale rappresenta uno dei picchi più bassi mai sfiorati. Importanti sono stati anche i confronti televisivi tra i tre principali candidati, durante i quali il ministro delle Finanze e vice cancelliere ha potuto mettere in mostra la propria sicurezza ed esperienza. Se prima dell’inizio della campagna elettorale nessuno avrebbe puntato su una rimonta della SPD, la furbizia di Scholz è stata proprio quella di stare attento a non compiere errori, a differenza dei suoi antagonisti. Inoltre, la stabilità, che i tedeschi apprezzano e a cui sono abituati dopo 16 anni di cancellierato Merkel, sembra essere garantita dal suo fedele ministro, come dimostrano il suo senso di responsabilità e il ricorso a politiche di salvataggio; si pensi al caso Lufthansa o alle dichiarazione sul Mes a seguito dello scoppio della pandemia di Covid-19.
Il programma elettorale dei Socialdemocratici ha alcuni punti cardine: clima, lavoro, giustizia sociale e Unione europea. Per quanto riguarda quest’ultima, il partito di Scholz ambisce a raggiungere la sovranità digitale e a implementare la mobilità europea, auspicando un piano di mobilità 2030 che garantisca una linea ferroviaria che unisca tutti i Paesi dell’Unione, così da ridurre l’utilizzo degli aerei. A questo tema si collega la questione climatica. Infatti, l’obiettivo è quello di raggiungere entro il 2045 la neutralità climatica in Germania. Infine, nel programma elettorale si parla di implementazione del sistema dell’assicurazione sanitaria, del diritto all’abitazione e delle tutele sociali per tutti i cittadini.
Quali sono le possibili coalizioni?
La corsa per il primato tra CDU, SPD e Verdi è serrata ma è inevitabile che i partiti minori, come il Partito Liberale Democratico (Fdp) o la Sinistra, potranno avere una importante voce in capitolo. Ad oggi l’unica certezza è che non ci sarà un governo guidato da un solo partito. Ciò non rappresenta una sorpresa: difatti, è dal 1961 che non si verifica questa condizione. La novità, invece, consisterebbe nel fatto che, secondo gli ultimi sondaggi, non si raggiungerà un’alleanza bipartitica e, dunque, non si proseguirà con una “Große Koalition” CDU-SPD. Si parla piuttosto di una coalizione tripartitica; resta ancora aperto il dibattito su quali saranno tali partiti. Tra le coalizioni maggiormente ipotizzate vi è la “Coalizione semaforo” composta da SPD, Verdi e FDP, già sperimentata a livello regionale. Vi sono poi la “Coalizione Giamaica” (CDU, FDP e Verdi) e la “Rot-rot-grüne Koalition” (SPD, Sinistra e Verdi). Quest’ultima suscita molto interesse perché, seppur già sperimentata e apprezzata a livello locale, metterebbe la Germania davanti a un confronto su tematiche fondamentali per il Paese, in quanto grande potenza occidentale. La Sinistra, infatti, ha sempre espresso la propria opposizione al ruolo della Germania nella NATO. Ciò che è certo, infine, è che non vi sarà nessuno spazio per la AfD, il partito di estrema destra, in nessuna delle possibili coalizioni.
Fonti e approfondimenti
Welz Franka, “Die zweideutige Botschaft der Union“, 18/08/2021.
Brunelli Roberto, “Dopo Merkel onda Scholz“, L’Espresso, 29/08/2021.
Bufacchi Isabella, “La sfida è ormai un duello, Laschet non scalfisce Scholz“, il Sole24Ore, 14/09/2021.
Voigt Carolin, “Wer mit wem? Das sind die möglichen Koalitionen nach der Wahl“, mdr.de, 16/09/2021.
Hurst Luke, “How did the ‘Green wave’ suddenly lose momentum for the upcoming German elections?”, Euronews, 01/07/2021.
Karnitschnig Matthew, “Everyone loves Germany’s Greens (for now)”, POLITICO, 30/4/2021.
Connolly Kate, “Germany’s Greens name Annalena Baerbock as chancellor candidate”, The Guardian, 19/4/2021.
Programma elettorale di SPD, Das Zukunftsprogramm.
Editing a cura di Francesco Bertoldi