Praxis: “In Africa Subsahariana si cercano soluzioni contro l’e-waste”

Praxis
Copertina a cura di @side_book

I rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (e-waste) sono in rapida crescita e particolarmente problematici da un punto di vista ambientale e sociale. Sotto il profilo sociale perché vengono principalmente prodotti dalla economie avanzate e spesso impropriamente accumulati in discariche illegali in Paesi terzi. Il volume crescente di questi rifiuti, inclusi telefoni cellulari, laptop, televisori, frigoriferi e giocattoli, rappresenta inoltre una grave minaccia per l’ambiente e la salute umana: se non smaltiti correttamente possono infatti rilasciare mercurio e altre sostanze nocive nel suolo e nelle falde acquifere. 

Queste problematiche stanno diventando pressanti in alcuni Paesi dell’Africa subsahariana, in cui fluiscono i materiali di scarto e i rifiuti elettronici provenienti principalmente da Europa e Stati Uniti. Benché secondo la Convenzione di Basilea del 1992 il traffico internazionale di rifiuti pericolosi sia un crimine, il commercio illegale di e-waste verso l’Africa è in rapida crescita. Sotto il patrocinio delle Nazioni Unite, in diversi Paesi africani sono perciò state lanciate importanti iniziative per trovare nuove soluzioni. 

L’iniziativa “Solving the e-waste problem” in Etiopia

Il problema delle e-waste non è una novità. Già a inizio millennio è stato affrontato più di una volta nei fora internazionali, e sono nate numerose iniziative per cercare di combattere il fenomeno. Una delle più significative è quella del solving the E-waste Problem (StEP), che comprende tra i suoi partner le Nazioni Unite e colossi dell’elettronica come Dell. Il lavoro di StEP è incentrato in primis sulla ricerca e il knowledge-sharing, in particolare su “aspetti sociali, ambientali ed economici della progettazione, produzione, utilizzo e smaltimento finale delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE)”. 

Uno dei primi progetti concreti di questo super gruppo fu pensato per l’Etiopia, candidata ad essere la piattaforma di lancio di innovazioni nel campo dell’e-waste management per il continente africano. Il progetto cominciò con uno studio approfondito della situazione nel Paese. All’epoca, il volume di rifiuti elettronici immagazzinato in Etiopia era ancora relativamente moderato e generalmente limitato alle aree urbane, in particolare alla capitale, Addis Abeba. Il rapporto rilevò però che lo smaltimento di rifiuti elettronici in modo incontrollato stesse rapidamente crescendo.

La seconda fase del progetto si è poi concentrata sullo sviluppo di strumenti utili a incrementare la capacità tecnica, legale e amministrativa del Paese nel gestire la crescita prevista dei rifiuti elettronici. Concretamente, l’iniziativa ha potenziato alcune realtà locali, come per esempio quelle di importanti centri per la ristrutturazione e il riparo di computer ad Akaki (nel sud di Addis Abeba) fornendo risorse e conoscenze agli imprenditori che operano nel settore. 

Problemi e potenzialità della situazione ghanese
Se quello in Etiopia è stato tra i primi progetti legati all e-waste in Africa, molti altri progetti simili gli sono susseguiti. Nel frattempo, il problema dei rifiuti elettronici è peggiorato drasticamente. Oggi il Paese che più necessita di una soluzione al problema dell’inquinamento da e-waste è il Ghana. L’e-waste arriva nel Paese illegalmente, aggirando la legislazione legata a questi rifiuti grazie all’etichetta di “elettronica di seconda mano” che permette alla merce di entrare nel Paese. 

Il centro di raccolta più importante è la discarica di rifiuti digitali nota come “Agbogbloshie”, che si trova nella capitale Accra. Questo sito è diventato noto a livello internazionale come il fulcro del riciclo “improprio” dei rifiuti elettronici: si stima che vi siano finite finora più di 250 milioni di tonnellate di e-waste

I rifiuti vengono minuziosamente raccolti e riciclati, ma queste operazioni sono organizzate in gran parte in modo informale. Ciò significa che queste attività non sono regolamentate, ma vengono praticate spontaneamente da chi si trova in condizioni di estrema povertà o da lavoratori non qualificati, e pochissime aziende di riciclaggio nel Paese operano rispettano gli standard ambientali e sociali. Migliaia di persone scavano tra i rifiuti per cercare materiali da riciclare, spesso bruciandoli per ricavarne velocemente i metalli, venendo esposte a inquinamento e contaminazione da sostanze nocive. 

Ghana Recovery Platform

Proprio in Ghana, sempre sotto l’ombrello di Nazioni Unite e con la partecipazione dello StEP, è nato il Ghana Recovery Platform. La missione di questa iniziativa è creare una piattaforma che colleghi tutti gli attori della catena del valore della gestione dei rifiuti per promuoverne il recupero. 

Il lavoro dell’iniziativa, come è stato per il caso dell’Etiopia, mira a coordinare gli sforzi degli attori locali e internazionali per trovare soluzioni innovative al problema dell’inquinamento, in particolare elettronici. La creazione di piattaforme di incontro tra rappresentanti di piccole e medie imprese, ONG, funzionari governativi, organizzazioni internazionali e società civile vuole stimolare la creazione di nuovi progetti di recupero dei rifiuti. 

Secondo le ultime valutazioni delle Nazioni Unite, il Ghana Recovery Platform sta cominciando a ottenere i primi risultati. La creazione di piattaforme di dialogo, centri di ricerca e fondi per le iniziative più innovative sta stimolando una grande spinta verso la creazione di un sistema formale di recupero dei rifiuti nel Paese, proveniente soprattutto dal settore privato.

Quello dei rifiuti elettronici è un problema che continuerà a crescere a dismisura nei prossimi anni, e che colpisce in modo sproporzionato i Paesi in via di sviluppo. In Africa subsahariana, dove gli scarti delle apparecchiature elettroniche vengono riciclati e recuperati in modo informale, si vedono le potenzialità di creare nuove forme di economia circolare. Saranno sempre più necessari fondi e investimenti per finanziare le iniziative locali.

 

Fonti e approfondimenti

Ghana Waste Platform – Waste Recovery Platform. 2021. 

Al-Hamndou, Dorsouma. Why the circular economy is a multi-million dollar opportunity for Africa. Ghanawasteplatform.org. 15/04/2021

Minter, Adam.. The Burning Truth Behind an E-Waste Dump in Africa. Smithsonian Magazine.com. 13/01/2016

Weyler, Rex. It’s a Waste World. Greenpeace.org. 20/07/2019

Basel Foundation.  Where are WEee in Africa

What A Waste: Innovations In Africa’s Waste Material Management | AUDA-NEPAD. 21/07/2021.

 

Editing a cura di Elena Noventa

Copertina a cura di Simone d’Ercole

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